Giovedì, 30 Ottobre 2014 10:57

I drappeggi e i pizzi: Oscar de la Renta.

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Un quasi atavico e irrazionale senso di rifiuto ci ha attanagliate/i qualche giorno fa quando uno dei divi più famosi di Hollywood è convolato a tardive e giuste nozze. Bello, bravo e simpatico, George Clooney non è più lo scapolone d’oro ma ha fatto sua signora “tale” Amal Alamuddin, avvocato di successo dallo spiccato interesse per la filantropia che a soli 36 vanta un CV che a un giovane comune laureato in giurisprudenza non basterebbero 4 vite per eguagliarlo. Nel caso non fosse stato sufficiente l’appena superato strabordante interesse mediatico attorno a questa cerimonia, se ne torna a parlare per un importante lutto che ha colpito il mondo della moda.

Oscar de la Renta, malato da tempo, all’età di 82 lascia un’eredità importantissima. Sulle copertine delle riviste degli ultimi giorni ancora una volta un suo abito, una delle più incantevoli spose degli ultimi anni: la Signora Clooney, per l’appunto. Un’eleganza innata fasciata da un abito di pizzo meravigliosamente semplice, quando l’accezione semplice non è sinonimo di banale.

Una biografia inizia nel 1932 nella Repubblica Dominicana che prosegue in Spagna, a Madrid dove il futuro stilista studia pittura nell’Accademia di Belle Arti. È qui che si avvicina alla moda lavorando con Cristobal Balenciaga per poi trasferirsi a Parigi ed entrare nella storica casa di moda Lanvin. Dall’Europa agli Stati Uniti, a New York, nella corte di Elizabeth Arden. Nel 1965, poi, il lancio della propria linea e il matrimonio, due anni dopo, con il direttore di Vogue Francia Francoise de Langlade che ha rivestito il ruolo di mecenate introducendo il marito nel jet set. In quegli anni la consacrazione e la firma di uno stile che sarebbe riduttivo definire inconfondibile perché Oscar de la Renta ha dato vita tanto alla sobria e istituzionale eleganza di Jacqueline Kennedy – e dopo di lei altre first lady, Nancy Regan, Hilary Clinton, Laura Bush, vi sono ricorse – quanto alla fine esuberanza delle dive sui red carpet negli ultimi anni. Le nostalgiche di Sex and the City avranno senz’altro apprezzato e soprattutto sognato il prestigio della maison più e più volte citata nella serie. Sarah Jessica Parker (l’amica di tutte noi, Carrie) si è fatta anello di congiunzione e ha indossato un abito letteralmente firmato Oscar de la Renta al MET Gala del 2014: un lungo e sontuoso abito bianco e nero con una coda quadrettata alla base della quale, in rosso, vi era la firma dello stilista.

Non c’è abito o accessorio che passi inosservato, le linee non sono mai lineari, i tessuti mai lisci. Fiori e ruches, o entrambi, pizzi e balze, o entrambi, sono gli elementi di ogni sua creazione. E il colore è declinato in mille sfumature e non è mai piatto. Vedere una sfilata di Oscar de la Renta, sfogliare un suo catalogo è indubbiamente un’esperienza visiva anche per chi non ha particolare interesse per questo mondo e consiglio di farlo. La sfilata della passata primavera ne è una dimostrazione. Nel remotissimo caso in cui il suo nome può non essere arrivato per la via maestra del fashion, è possibile che lo abbia fatto per la via delle numerose istituzioni culturali che spesso ha supportato. Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Oscar de la Renta e molti altri, in vita o no, più o meno coetanei, sono rappresentanti di una generazione alla quale più ambiti devono molto. Questi personaggi sono diventati marchi e i loro atelier sono diventati colossi dell’economia mondiale. Con Oscar de la Renta va via uno stilista, un’artista e uno tra i fautori di questo cambiamento.

Mi auguro per tutti voi che queste righe siano anche suggerimenti per gli acquisti nel caso abbiate ben oltre i mille euro da spendere per un abito e sarete anche invogliati dalle spese di spedizione gratuite che ci sono sul sito ufficiale. Gratuito anche il reso, eh… Ovvio! Mi chiedo: ma come potranno mai essere confezionati e spediti abiti che costano una media di 2/3000 euro a pezzo?!?

 

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