Giovedì, 23 Maggio 2013 11:58

"Quale università in quale città", un confronto aperto all'Asilo Occupato

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Si è svolto ieri all'Asilo Occupato a L'Aquila “Quale università in quale città?”, primo di una serie di appuntamenti pensati da alcuni studenti, studentesse e occupanti della struttura di viale Duca degli Abruzzi. L'idea nasce dalla necessità di discutere e approfondire le tematiche attorno al rapporto tra universitari e comunità cittadina e dal bisogno di riflettere sul fatto che la ripresa della città e quella dell'università debbano andare di pari passo.

"Abbiamo bisogno di cultura per rendere viva la città. Questa non può che essere prodotta da persone che scelgono L’Aquila come luogo di lavoro e di studio. Studenti, lavoratori e cittadini che ogni giorno vivono questo territorio” esordisce aprendo il dibattito Alessia de Iure, archeologa dottoranda e moderatrice dell’incontro insieme ad Alessandro Tettamanti, giornalista di NewsTown.

Presenti tra gli altri tre dei quattro candidati alla carica di rettore: Paola Inverardi, Francesco Vegliò e Angelo Luongo. Assente Maria Grazia Cifone, una delle favorite nella corsa al rettorato.

"Ora lo studente è trattato come un piccolo granello d’uva che verrà succhiato fino all’ultimo goccia per riempire una bottiglia che verrà poi bevuta al Boss" afferma ironicamente Daniele Micheli, studente di lettere sin da prima del sisma "come è possibile che alcuni luoghi di aggregazione 'dal basso' come questo riescano, a costo zero e con l'autorganizzazione, a creare cultura e una istituzione come l'Università non riesce a fare lo stesso per questo territorio?". La domanda di Daniele è legittima, il dibattito stesso ne è una dimostrazione. L’Università degli Studi dell’Aquila, in un momento storico così particolare e delicato per la città, può e deve farsi portatrice e promotrice di cultura, accogliendo stimoli provenienti anche da realtà come l'Asilo Occupato.

La discussione si fa interessante. Non si parla solo di cultura, ma anche di ricostruzione: "Dobbiamo essere consapevoli che la ricostruzione è comunque fattore importante della nostra condizione attuale" tuona Paola Inverardi "o questa ricostruzione avrà tratti distintivi in positivo, o potremo solo subirne gli effetti negativi". Sembra che finora sia mancato da parte dell’istituzione Università e delle istituzioni comunali, un dialogo essenziale per permettere la ripresa di entrambe: "Basti pensare che nell’immediato dopo terremoto l’unico organo che non ha trovato posto alla guardia di finanza è stato il rettorato" fa notare Laura Tarantino, professoressa presso il dipartimento di ingegneria. Anche per il candidato al rettorato Angelo Luongo "all’Aquila manca la percezione della presenza dell’università. Le cose non sono molto cambiate nel dopo terremoto. Che facciamo per risolvere il problema?" si chiede il professore di Ingegneria "occorre accorciare le distanze tra università e città; si possono integrare le attività didattiche con le attività ludico sportive invitando anche i cittadini per rendere partecipe la cittadinanza”. C'è però anche spazio per l'autocritica, che parte dal candidato più giovane al rettorato, Francesco Vegliò: "Sono stato anche io studente fuori sede in questa città" ricorda il professore anch'egli a ingegneria "capisco cosa significa vivere la città. Ma facciamo anche autocritica: dopo il terremoto parecchi docenti si sono dati alla macchia, nonostante il livello di alcuni dipartimenti sia addirittura migliorato, perché stiamo coinvolgendo gli studenti più di prima, rendendoli parte attiva".

Dal dibattito sembra emergere la necessità di un tavolo permanente tra le istituzioni locali e l'università, considerata anche la sofferenza di alcuni dipartimenti dell'università, fortemente penalizzati dalle politiche universitarie perseguite dalla governance, nonché da quelle sociali intraprese dal comune dell’Aquila. Uno su tutti il Dipartimento di Scienze Umane, da poco tornato in centro storico. E le soluzioni per risollevare l'università esistono e non sono poche. Da anni ascoltiamo il paradigma della 'ricostruzione sociale': questa non può che coinvolgere i dipartimenti umanistici dell'università, soprattutto per quanto riguarda le ricerche scientifiche nell'ambito sociologico e antropologico.

L’importante è partire insieme dal presupposto di contribuire attivamente alla trasformazione di questo territorio, in collaborazione con gli enti pubblici e soprattutto con la popolazione che abita e vive questo territorio ogni giorno. "Dal canto nostro organizzeremo altri incontri per unire professori, studenti e cittadini, per elaborare nuove idee e per costruire concretamente insieme nuovi stimoli che possano influire positivamente su questo territorio" chiosa Alessia de Iure a conclusione di un incontro interessante quanto denso di contenuti.

Ultima modifica il Giovedì, 23 Maggio 2013 14:34

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