Un brutto pasticcio.
L'ennesimo brutto pasticcio, in una città che voleva ritrovarsi 'a misura di studente' e che, al contrario, negherà agli universitari persino il servizio mensa. Per qualche mese, almeno.
Nel pomeriggio di ieri, il presidente della II Commissione territorio della Regione Abruzzo, Pierpaolo Pietrucci, ha accolto - con il consigliere a Cinque stelle, Gianluca Ranieri, e la senatrice 'cittadina' Enza Blundo - gli studenti dell'Univaq in protesta, i vertici dell'Azienda per il diritto allo studio, il presidente del Cda Francesco D'Ascanio e il dirigente Luca Valente, il consigliere comunale Stefano Palumbo, il sindacalista Emilio Speca della Filcams-Cgil.
Un primo momento di confronto che era mancato, fino ad ora. Un primo passo per tentare di risolvere una impasse incomprensibile. Che negherà agli studenti la mensa, a partire dal 1 gennaio 2015 con conseguenze drammatiche: almeno per i ragazzi e le ragazze che vivono alla Campomizzi o che frequentato il polo di Roio, non c'è alternativa alcuna al servizio assicurato fino ad oggi.
Le responsabilità sono molte. In questi mesi, l'Adsu ha vissuto una vera e propria paralisi amministrativa, a seguito della battaglia persa per far fuori proprio Valente, ex direttore dell'Azienda, e delle frizioni in seno al Cda, con quattro componenti su nove dimissionari e con i il Presidente e i membri di nomina politica in prorogatio dal giugno scorso. L'azienda non ha saputo cogliere per tempo le difficoltà, non ha saputo rispondere alle esigenze degli studenti e si ritrova, alla fine di novembre, ad approvare il bilancio senza che si abbia il tempo - oramai - di istruire una gara per l'affidamento della gestione del servizio mensa. Bando di gara europeo che avrà, necessariamente, dei tempi tecnici lunghi: almeno quattro mesi.
Le responsabilità, però, sono anche della politica, della Regione Abruzzo in particolare. L'ente infatti non si è mai conformato alla legge nazionale che prevede, già dal 2001, che i fondi garantiti alle Aziende per il diritto allo studio vengano ripartiti in base al numero degli iscritti, ai posti letto garantiti, e agli idonei per le borse di studio. Al contrario, la Legge regionale non tiene conto dei posti letto, penalizzando così l'azienda aquilana e favorendo, hanno sussurrato i più maligni, l'ateneo teramano. L'Adsu dell'Aquila, infatti, è l'unica a garantirne: 280 posti letto, 180 alla Caserma Campomizzi, che verrà gestita dall'Azienda per altri 10 anni, come da accordi con il Ministero della Difesa in fase di definizione, e 100 alla discussa struttura 'San Carlo Borromeo'.
Come non bastasse, i bandi che predispongono le 3 aziende per il riconoscimento delle borse di studio non sono coerenti alla normativa vigente. Se l'Adsu dell'Aquila considera studenti fuori sede soltanto gli iscritti portatori di contratto di fitto regolare, per almeno 10 mesi, le aziende di Pescara-Chieti e Teramo considera tutti gli studenti come fossero residenti. Così, l'azienda aquilana è penalizzata, evidentemente. Non solo. Regione Abruzzo è fanalino di coda, in Italia, nel sostegno alle aziende per il diritto allo studio che beneficiano di 5milioni l'anno. E non ha ancora messo mano ad una realtà che ha dell'incredibile, in tempi di crisi e spending review: le tre aziende abruzzesi, infatti, contano 36 membri tra Cda e collegi dei revisori per 34 dipendenti.
Nella tarda serata di ieri, l'Adsu ha approvato il bilancio. Con una buona notizia e una promessa agli studenti. Iniziamo dalla buona notizia: è stata approvata l'omologazione della rimodulabilità dei fondi della legge 41, la così detta legge De Matteis, 1.5milioni spalmati nel prossimo triennio, somme che daranno respiro all'azienda ma che non potranno essere utilizzati per le mense. La promessa, invece: verrà ritirata la discussa delibera 42 che stabiliva, per il 2015, pasti razionati - meglio dire, ridotti - per gli studenti.
Allocati per il servizio mensa, 800mila euro che dovranno servire a garantire i 200mila pasti che si presume verranno erogati l'anno prossimo, nelle quattro mense a servizio degli studenti dell'Univaq gestite dall'Adsu. Semplice, il conto: 4 euro a pasto. Su queste basi, verrà istruito il bando europeo per l'assegnazione del servizio. E' qui che nascono i problemi, come detto.
Se per la gara serviranno almeno 4 mesi, come garantire il servizio agli studenti dal 1 gennaio 2015?
I vertici dell'Adsu sono spaccati: il presidente D'Ascanio ha proposto l'istruzione di un bando europeo per 600mila euro, e di una gara a evidenza pubblica per i restanti 200mila euro, dunque sotto la soglia prevista dal codice, che potrebbe dispiegarsi in 15 giorni assicurando il servizio almeno per i primi mesi dell'anno. Una soluzione che non piace affatto al dirigente Valente che ne ravvisa principi di illegittimità. Per garantire la struttura, è stata articolato un quesito all'anticorruzione che dovrebbe rispondere a breve.
Intanto, su richiesta degli studenti verrà sollecitato un tavolo tecnico con il Prefetto, per capire come risolvere la situazione. Le associazioni di rappresentanza studentesca hanno chiesto, inoltre, il Commisariamento dell'Adsu. Il presidente della II Commissione, Pierpaolo Pietrucci, ha assunto infine l'impegno di redigere il progetto di legge che dovrebbe sanare la mala distribuzione dei fondi assicurati dall'ente alle Adsu regionali, conformando la norma regionale ai dettami della legge nazionale.
Notizie arriveranno nei prossimi giorni.