Un ateneo sempre più proiettato verso il raccordo con il territorio, l'internazionalizzazione della didattica e l'attrazione di talenti stranieri ma che nel breve termine dovrà fronteggiare prima di tutto il rientro a regime dopo la fine dell'emergenza e della sospensione del pagamento delle tasse, in un quadro nazionale in cui le università dovranno fare i conti con i tagli imposti dalle varie riforme succedutesi negli ultimi anni e con l'introduzione di nuovi sistemi di valutazione ai quali sarà vincolata l'erogazione dei fondi di finanziamento ordinario.
E' questo, in sintesi, il quadro fotografato dalla relazione sullo stato di attuazione delle linee strategiche 2014-2019 illustrato dalla rettrice Paola Inverardi e da altri docenti dell'Università dell'Aquila - tra cui il prof. Lelio Iapadre e la professoressa Anna Tozzi - in un incontro con la stampa locale rientrante nel ciclo di consultazioni avviato dall'ateneo con vari rappresentanti della comunità locale (istituzioni, organizzazioni sociali, imprese) per discutere del programma di rilancio iniziato, appunto, lo scorso anno con l'approvazione dell'agenda strategica. Gli appuntamenti proseguiranno il 14 gennaio (data in cui è previsto un incontro con i rappresentanti degli studenti) e con tre conferenze - una sulla formazione, una sulla ricerca e l'ultima sullo sviluppo locale - in programma, rispettivamente, il 26 gennaio, l''11 e 26 febbraio.
Tra i risultati positivi ottenuti nel lavoro svolto finora, ha detto la rettrice, ci sono le “ottime opportunità che la nostra università offre sull'internazionalizzazione della formazione” sia con il potenziamento dei programmi di mobilità internazionale (Erasmus, Erasmus Mundus ecc.) sia con l'offerta di lauree internazionali (con corsi tenuti in lingua inglese) a titolo doppio, multiplo o congiunto.
“Tra le cose su cui dobbiamo lavorare ancora molto” ha aggiunto la Inverardi “c'è invece il miglioramento della qualità della ricerca e il potenziamento dei servizi di sostegno agli studenti, per quello che è di nostra competenza. Per uno studente che si immatricola, noi dovremmo essere la prima interfaccia di intermediazione, il primo punto di riferimento. In questo dobbiamo ancora migliorare”.
Residenzialità studentesca e servizi
Un punto dolente del progetto che mira a fare dell'Università dell'Aquila il motore di sviluppo del territorio è rappresentato dalla carenza di alloggi e di altri servizi per gli studenti. “In questo anno” ha detto la rettrice “non siamo riusciti a concludere nulla di concreto rispetto a quello che avremmo voluto fare con il territorio per quanto riguarda i servizi e le residenze per gli studenti. Si tratta di un problema nazionale, che da noi è stato acuito dal terremoto. Abbiamo parlato molto, definito gli obiettivi ma concluso poco. Certo, il consiglio comunale dello scorso 18 dicembre che ha istituito il Tavolo di coordinamento per le tematiche universitarie è un segnale incoraggiante, di buon auspicio. Ma ora bisogna darsi degli obiettivi di medio e breve termine”.
Iscritti e immatricolati
Per quanto riguarda la situazione degli iscritti e degli immatricolati, secondo la rettrice, il crollo che era stato paventato - dovuto al ritorno del sistema di tassazione e all'introduzione del numero programmato in quattro corsi di laurea (Biologia, Biotecnologie, Scienze Motorie e Psicologia) - non è avvenuto. All'8 gennaio 2015 gli iscritti sono poco meno di 21mila mentre gli immatricolati 4mila e 100. Una flessione c'è stata, ha riconosciuto la Inverardi, ma si tratta di un calo fisiologico ampiamente preventivato, dovuto anche al fatto che a non immatricolarsi sono stati molti studenti inattivi, che magari si erano iscritti approfittando della sospensione del pagamento delle tasse. La rettrice ha sottolineato anche come quasi la metà degli iscritti dell'Università dell'Aquila provenga da fuori Regione, mentre gli studenti residenti nel Comune dell'Aquila sono appena il 12% del totale degli iscritti.
Iniziative di contrasto all'abbandono universitario
Al netto del calo fisiologico degli iscritti e degli immatricolati, i dati statistici indicano però che le percentuali di abbandono degli studi raggiungono in alcuni casi il 50% (specie nelle facoltà scientifiche) e che solo una percentuale molto limitata degli studenti riesce ad acquisire i crediti previsti dai regolamenti e consegue il titolo di studio in corso.
Per contrastare questo fenomeno (“un dramma sociale che determina costi aggiuntivi sia per le famiglie che per l'ateneo"), l'Università ha intenzione di rafforzare sia i servizi di monitoraggio, orientamento e accoglienza sia di aumentare la qualità dell'offerta didattica: “ Lo studente che decide di venire a studiare all'Aquila” ha affermato la rettrice “deve sentirsi seguito, in grado di poter completare il suo percorso di studi nel modo migliore possibile e nei tempi previsti. In Italia c'è un grande problema di studenti inattivi o improduttivi; dobbiamo cercare di rendere gli studenti molto più attivi sia nello studio che nei processi di inserimento nel mondo del lavoro. In tal senso abbiamo iniziato una serie di consultazioni con i potenziali datori di lavoro locali per creare un sistema di esperienze di formazione-lavoro retribuite, da inserire nei programmi studio degli studenti”.
Le sedi. Inverardi: "Nel 2016 Rettorato e uffici amministrativi a palazzo Camponeschi"
Un altro tema affrontato nell'incontro tra le rettrice e i giornalisti è stato quello delle sedi, dislocate attualmente in quattro poli: Campo di Pile (Economia e parte di Ingegneria), Roio (Ingegneria), viale Nizza (Scienze Umane) e via Di Vincenzo (Rettorato e amministrazione), ai quali bisogna aggiungere anche i locali di Bazzano dove è temporaneamente sistemata una parte degli archivi e della biblioteca del polo umanistico.
"Entro settembre prossimo" ha annunciato la Inverardi "ce ne andremo dai locali dell'ex Optimes, il che vuol dire che a Campo di Pile rimarrano solo gli uffici dell'ex Felix. Nel 2016, invece" ha aggiunto la rettrice "puntiamo a rientrare, con il rettorato e gli altri uffici amminisrativi, a palazzo Camponeschi".
Il progressivo rientro nelle sedi storiche allevierà il carico degli affitti che lo Stato in questi anni si è accollato per permettere all'università di superare l'emergenza e che è arrivato a toccare anche i 6 milioni di euro l'anno. Dalla seconda metà del 2015 l'ammontare delle spese, sempre sostenute dal ministero, per i canoni d'affitto si ridurrà a poco più di un milione di euro.
Tornando alle sedi storiche, per quanto riguarda palazzo Carli, per il cui recupero servono circa 25 milioni di euro, l'intenzione dell'ateneo è di farne un incubatore di imprese ma per il momento la priorità verrà data alla ristrutturazione dei locali dell'ex ospedale S. Salvatore (da poco acquisiti a patrimonio), che saranno inseriti nel prossimo elenco di edifici pubblici da finanziare con i soldi della ricostruzione. Per Palazzo Carli si prospetta invece una soluzione che coinvolga dei privati.