Martedì, 24 Febbraio 2015 07:31

Univaq: il racconto della prima giornata a Roio

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Ingegneria torna a Roio. Ieri mattina il Dipartimento di ingegneria industriale, dell'informazione e dell'economia (DIIIE), trasferitosi dopo il sisma del 2009 nella ex-Optimes, è tornato nella sede che intere generazioni di ingegneri ricordano, quella immersa tra le montagne della frazione di Monteluco di Roio. News-Town aveva già seguito il trasferimento di un altro Dipartimento, il DICEAA (Dipartimento di Ingegneria civile, edile - architettura, ambientale), il primo a lasciare la Optimes nell'ottobre 2013. Eravamo poi tornati a Roio nel maggio scorso, in occasione dell’inaugurazione della Biblioteca di Polo, ristrutturata dopo il sisma, ma la situazione dei lavori non sembrava essere molto cambiata. A causa di un problema di armonizzazione degli impianti di sicurezza i lavori del blocco A, fondamentale per accogliere entrambi i dipartimenti, erano rimasti bloccati per mesi.

Ieri, finalmente, anche quel pezzo della struttura è tornato a disposizione degli studenti che hanno cominciato a seguire le lezioni del secondo semestre. Non è ancora aperto l'accesso dal piazzale ed un paio di aule del piano terra sono state provvisoriamente chiuse per ultimare i lavori. Per quanto riguarda l'agibilità dell'intero complesso, all'appello manca solo il vecchio palazzo che però richiede interventi massicci e i cui lavori non sembrano neppure avviati.

"L'edificio contava cinque piani - ci spiega Francesco Parasiliti Collazzo, direttore del DIIIE - quindi il fatto che ancora non sia stato recuperato rende la collocazione degli uffici un po' difficile. La disponibilità di spazi che abbiamo qui non è molto adeguata a questa necessità e quindi dobbiamo distribuirci in due sedi. C’è insomma ancora qualche problema ma piano piano li risolveremo".

Quello a cui il professore fa riferimento è il fatto che, per il momento (e non si sa ancora per quanto) gli uffici dei professori restano nella sede ex-Felix, nella zona industriale di Pile. D'altronde neanche un altro Dipartimento è ancora tornato a Roio: il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell'Informazione e Matematica (Disim). Mentre Economia, che fa parte del Dipartimento Dicea, resterà ancora alla Optimes per trasferirsi, da quanto si dice, all'ex-sede Felix solo il prossimo anno accademico.

Riguardo il trasferimento di Ingegneria a Roio, il direttore Parasiliti non ha dubbi. Gli chiediamo se ha incontrato delle resistenze da parte di qualche docente che magari avrebbe preferito rimanere nella vecchia sede. "Quando mi dicono questa cosa io penso sempre al fatto che la facoltà di Ingegneria è diventata grande (e speriamo che continui ad esserlo) in questo luogo ed è diventata grande per merito del personale docente e del personale tecnico amministrativo che ci lavorava, che è lo stesso che abbiamo adesso. Il resto mi sembrano considerazioni piuttosto superficiali".

"Io sono venuto qui nel 1983 - racconta Parasiliti - sono 32 anni che lavoro in questa università. Sono cresciuto qui insieme a tanti colleghi e a tanti studenti che sono passati da questa realtà. So che molti studenti aspettavano questo momento perché Roio ha un certo fascino però è importante che i servizi, in particolare trasporti e mensa, siano all'altezza per alleviare, e non creare problemi agli studenti".

Gli studenti per il momento, sembrano non preoccuparsi molto dei disagi. E' troppa la contentezza di essere tornati o arrivati per la prima volta in una struttura che nasce a scopo didattico e che, quindi, è certamente più piacevole da vivere.

"Rispetto alla Optimes - dice schiettamente Felice, studente al suo primo giorno a Roio - è sicuramente meglio, almeno è un'università. Quella non è un'università, lo sappiamo tutti". Una ragazza passa velocemente accanto a noi, approvando a gran voce la nuova sede. "E' bellissima", urla contenta. Felice riprende il suo discorso: "Vedi?", dice, "Purtroppo siamo stati rinchiusi lì per troppo tempo".

Ascoltando le voci di molti studenti questo sembra essere il pensiero comune: sicuramente ci saranno dei disagi che si spera vengano risolti, ma qualunque cosa sarà meglio di quella "scatola di latta". Tutti, insomma, anche chi non ha mai messo piede a Roio, sentiva la mancanza di "un'università vera" che desse, almeno durante le poche ore di lezione, una parvenza di normalità ad una città che evidentemente vive ancora in una situazione difficile.

Giovanni mentre aspetta che inizi la sua lezione, racconta che lui c'era prima del terremoto qui a Roio: "Forse, per chi non c'era mai stato, è stato più facile, ma io ho sempre vissuto male quella fabbrica. Dopo il terremoto, siamo stati catapultati alla Optimes dove i primi mesi non funzionavano neanche i riscaldamenti e in alcune aule pioveva. Queste almeno sono aule normali e non banchi alla rinfusa. Rispetto a quello, ritornare qui è un sogno".

Anche il professor Michele Anatone, docente di Macchine ai corsi di Ingegneria industriale e meccanica, riconosce che la precedente sistemazione non era l’ideale, anche se, ci spiega "lì c'era un discorso di comodità perché ovviamente era in città però all’interno non c'era una buona ripartizione degli spazi: molte aule erani buie e il sistema di climatizzazione funzionava malissimo. Tutto sommato, io personalmente sono contento di essere tornato qui".

Quanto all'emozione del primo giorno ci dice: "Stavo proprio pensando che l'ultima lezione che ho fatto qui è stata il 3 aprile 2009".

Ci spostiamo nel piazzale principale, aspettando la foto di gruppo che due ragazzi hanno organizzato per immortalare il "momento storico". Lì, incontriamo il professor Pierluigi Beomonte Zobel, docente di Ingegneria industriale, arrivato a Roio appositamente per la foto perché, dice, "è un'ottima iniziativa, quindi va assolutamente sostenuta".

Secondo Zobel questo ritorno però sarebbe "un po' affrettato". "C'è stata una spinta sull'acceleratore negli ultimi mesi - dice - mentre forse bisognava prendersi un po' più di tempo per programmarlo. Questa però è una cosa che io ascrivo alla precedente gestione dell’ateneo, non a quella attuale”.

Poi, precisa: "Nell'immediatezza del post-terremoto sarebbe stato utile anche riflettere se continuare ad investire su Roio o scegliere un'altra collocazione".

"Il problema vero - aggiunge Zobel - è che non c'è stata un'analisi effettiva ed una individuazione della situazione di regime di tutto l'Ateneo, su cui programmare poi la situazione transitoria. Sicuramente non era facile però andava fatta, se non nell’immediatezza, almeno uno o due anni dopo. Chiaramente un po' soffriamo di questa mancata programmazione di lungo periodo”.

Arriva il momento della foto. Studenti, ricercatori, personale e docenti affollano il piazzale. Anche qualche studente è salito solo godersi questo momento. Qualche altro, in accordo con il professore ha interrotto per un attimo la lezione. La sensazione è che, oltre le polemiche e gli errori che certamente sono stati fatti, ci sia la voglia di ricominciare a vivere l'università in maniera diversa. Dopotutto è il posto in cui passiamo molta della nostra giovinezza.

 

Ultima modifica il Martedì, 24 Febbraio 2015 09:32

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