Domenica, 12 Maggio 2013 23:27

L'anno zero dell'Ateneo: come si sta riorganizzando l'Univaq?

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Sono giorni importanti per il futuro dell’Ateneo. L'Università dell’Aquila sta per scegliere il successore di Ferdinando Di Orio. Intanto, si prepara a cambiare il suo assetto, ricollocando alcuni dipartimenti mentre vengono ripensati i corsi di laurea. Garantire la sicurezza e la qualità, nonché la funzionalità delle sedi universitarie, è fondamentale per l'Univaq. Le prime scelte: il contratto per l'affitto della Reiss Romoli verrà disdetto, Economia verrà trasferita nel capannone ex Optimes, al centro di una intricata vicenda giudiziaria, e Ingegneria tornerà a Roio. 

A quattro anni dal terremoto.

I numeri dell’Univaq sono confortanti: più di 1000 i dipendenti e, ad oggi, un numero di studenti che sfiora i 26000. Nell’anno accademico 2006/2007, i ragazzi iscritti erano 22982. Il trend è sempre rimasto positivo, nonostante le difficoltà della città, smentendo tutte le voci, anche autorevoli, che davano per persa l’Università. Certo, molti sono pendolari e vengono in città solo per frequentare le lezioni. Non vivono qui, insomma. Sono comunque risultati insperati, dovuti anche al preciso segnale che l’Ateneo volle dare ai suoi studenti e, soprattutto, alla città, rimanendo con tutti i suoi corsi di laurea a L’Aquila e riaprendo le porte già il 19 ottobre 2009. Inutile negare che l’esonero delle tasse ha giocato a favore dell’Università. Cosa accadrà quando si tornerà a pagare la retta annuale?

L'Anno zero dell'Ateneo.

Se è vero che l’Università è riuscita, in questi anni, a restare viva senza lasciare la città, è vero anche che poco si è fatto per assicurare ai ragazzi i servizi minimi dovuti: trasporti pubblici capillari ed efficienti, strutture adeguate alla didattica e alla ricerca, spazi sociali. Molto ci sarà da fare se non vogliamo perdere il tesoretto di studenti iscritti al nostro Ateneo, se davvero si vuole cominciare a lavorare per una città a dimensione di studente. Non sarà facile, anche perché l’Università italiana è all’anno zero: la riforma Gelmini, nei prossimi quattro anni, imporrà a 40 atenei su 90 di alleggerire la propria offerta di corsi di laurea. Il motivo? I nuovi requisiti di accreditamento contenuti in uno degli ultimi decreti attuativi della riforma, firmato il 30 gennaio 2013 dal ministro Profumo: dal prossimo anno accademico, ogni corso di laurea dovrà rispettare una serie di parametri per ottenere l'accreditamento ministeriale, senza il quale dovrà chiudere bottega. Tra i criteri per il "patentino" ministeriale spicca quello relativo alla docenza, che imporrà a ogni corso di laurea un numero minimo di professori di ruolo. Confrontando corsi e docenti attuali con le richieste dei requisiti a regime, è chiara l’esigenza del nostro Ateneo di interventi di rinnovamento profondi. Il nuovo Rettore sarà, insomma, chiamato a scelte importanti. Decisive per il futuro dell’Università. 

Lo scandalo "affittopoli".

Sarà importante capire anche dove andranno a ricollocarsi i dipartimenti e le facoltà. Qui l’argomento si fa delicato perché, come sapete, si è scatenata una vera e propria tempesta intorno al Rettore e alla governance dell’Univaq in merito alla presunta “affittopoli” seguita al terremoto del 6 aprile. In poche parole, l’Ateneo avrebbe affittato per le facoltà capannoni senza una attenta analisi di mercato e in assenza di una stima dell’Agenzia del territorio. Stiamo parlando, in particolare, della vicenda che riguarda la ex Optimes: su richiesta del pubblico ministero David Mancini, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale dell’Aquila, Marco Billi, ha disposto il rinvio a giudizio del rettore Di Orio, di Filippo Del Vecchio, direttore amministrativo dell’epoca, e di Marcello Gallucci, legale rappresentante della società Gallucci Srl, proprietaria del capannone. L’accusa è pesantissima: abuso d’ufficio aggravato. Il caso, le cui indagini sono durate più di un anno, era stato sollevato dai professori Sergio Tiberti, ex componente del consiglio d'amministrazione dell'Università, Marco Valenti, componente del senato accademico, Pierluigi Beomonte Zobel e Brunello Oliva, anche loro del precedente Cda, e Francesco Bizzarri, della rappresentanza sindacale unitaria universitaria. Non vogliamo in alcun modo entrare nella vicenda giudiziaria, anche perché i tre imputati andranno a processo il prossimo 3 di ottobre.

Gli affitti stipulati dopo il terremoto.

Abbiamo sfogliato, però, i contratti di affitto stipulati dall’Università. 

  • Come testimonia il documento allegato, l’Ateneo ha affittato il capannone ex Acron nel nucleo industriale di Bazzano con contratto firmato il 5 agosto del 2009. Si tratta di 2500mq di immobile (con corte di 10mila mq), che ha ospitato le facoltà umanistiche fino al trasferimento nella nuova struttura di Via Nizza, costata 360mila euro all’anno più Iva. A leggere i valori dell’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia del territorio, il prezzo giusto sarebbe stato di 54mila euro. Dunque, c’è stato un sovrapprezzo del 566%. Per fortuna, il capannone non è più in affitto. 
  • Un mesetto prima, il 1 luglio del 2009, è stato stipulato un altro affitto con l’Immobiliare La Spiga per la ex Reiss Romoli a Coppito. Si tratta di 27mila mq (con corte di 150mila mq) pagato 1.200.000,00 euro più Iva. Qui il valore di mercato stimato dall’Osservatorio si aggira sui 7,20 euro a mq: l’Univaq paga 3,80 euro, il 44% in meno, dunque.
  • In quei caotici giorni, l’Università ha affittato un altro capannone, proprio quello della ex Optimes, nel nucleo industriale di Pile. Struttura di 10mila mq (con corte di 20mila mq) affittato per sei anni a 1.941.920,04 euro, di cui 699.392,04 per i primi 4 anni come risarcimento dei lavori di adeguamento necessari. In altre parole, l’affitto costerà 16,183 euro a mq fino al 29 luglio 2013, poi il prezzo scalerà a 10,50 euro. Il valore di mercato, però, come stabilito dall’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia del territorio sarebbe di 1,90 euro a mq. Dunque, l’affitto dovrebbe costare 228mila euro l’anno. Viene pagato il 750% in più. Come è noto, della vicenda si sono occupati i giornali negli anni scorsi, la Gallucci Srl ha acquistato l’immobile ad un'asta fallimentare, pagandola 3,5 milioni di euro. Considerando che l’Univaq, da contratto, verserà in sei anni 14 milioni di euro, è un bell’affare. Tra l’altro, i lavori di adeguamento sono stati affidati alla stessa Gallucci Srl. E non sono venuti neanche bene, se è vero che studenti e docenti di Ingegneria denunciano da tempo buchi nei soffitti e bagni quasi sempre allagati, aule troppo piccole per contenere tutti gli studenti durante le lezioni e altre criticità. La struttura, ha denunciato la professoressa Todisco ad Abruzzoweb, era stata progettata per contenere 300 persone. Oggi, è frequentata da migliaia di studenti e docenti.

Emergenza o speculazione?

Insomma, l’Università non ha fatto certo degli affari. E’ vero, però, che nei mesi immediatamente dopo il terremoto il mercato degli affitti, a L’Aquila, era completamente impazzito. Non era facile trovare strutture adeguate, sicure ed agibili. Non era facile trovarle ad un prezzo accettabile. La necessità di immobili, figlia della giusta volontà della governance di tenere tutte le facoltà a L’Aquila, e il poco tempo a disposizione per allestire delle strutture in vista dell’inizio del nuovo anno accademico non hanno di certo aiutato. Sarà la magistratura, nel caso della ex Optimes in particolare, a stabilire se ci sia dell’altro, se in quei terribili momenti siano stati compiuti anche dei reati. Certo è che intorno alla vicenda si è giocata la guerra tra sostenitori di Di Orio e suoi avversari. Una delle candidate alla successione, Maria Grazia Cifone, non ha fatto mancare la sua vicinanza al Magnifico quando sono uscite le prime notizie sulle indagini condotte dalla magistratura: “intendo ricordare a chiunque lo avesse dimenticato le condizioni in cui l'intera città dell'Aquila e, con essa, la sua Università, ha vissuto le angoscianti dolorose strazianti logoranti ore, giorni e mesi post-sisma”, scrisse in quei giorni la Cifone. “Con la morte nel cuore, oltre a piangere sulle macerie della nostra città per tutte le vittime del terremoto, ci siamo rimessi in moto, abbiamo continuato a fare il nostro dovere, come tanti altri, in condizioni estreme, con l'obiettivo di non vanificare l'anno accademico dei nostri studenti, abbiamo rispettato il calendario delle lauree, facendo sì che centinaia di ragazzi, nonostante tutto, potessero coronare il proprio sogno. Ci siamo riusciti....grazie alla lucidità e alla incredibile forza d'animo di chi la guidava, la nostra Università, Ferdinando di Orio, quello stesso Ferdinando di Orio che oggi viene strumentalmente accusato per avere saputo affrontare una situazione che solo chi ha vissuto quei terribili momenti non può né deve dimenticare”. Al contrario, gli avversari del Rettore hanno sempre sottolineato che non c’è stato nessun bando di gara per reperire i locali, non è stata fatta una preventiva valutazione dell’Ute, sono stati e continuano ad essere corrisposti prezzi di gran lunga superiori a quelli di mercato. Non giustificabili dall’emergenza.

La ricollocazione futura di dipartimenti e facoltà.

Sono passati quasi quattro anni, da allora. L’Università è ancora in gran parte negli stessi capannoni. Lasciando per un attimo da parte la questione degli affitti: come intende organizzarsi l’Ateneo per il prossimo anno accademico? Un anno fondamentale, come detto. NewsTown è venuto in possesso di un documento che fornisce alcuni chiarimenti in proposito: nella seduta degli Organi di Ateneo, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, del 6 febbraio 2013, sono state fornite delle indicazioni, di massima certo, sulle future localizzazioni degli Uffici dell’Amministrazione centrale e della sede della ex facoltà di Economia. In particolare: come dimostra il documento allegato, è stato dato il preavviso alla società proprietaria della Reiss Romoli per risolvere il contratto, gli uffici dell’Amministrazione saranno trasferiti per ora nella sede del Polo didattico di Via Di Vincenzo in attesa del completamento dei lavori a palazzo Camponeschi, la facoltà di Economia verrà trasferita nella ex Optimes (tenuto conto che la didattica della facoltà di Ingegneria dovrebbe tornare a Roio in settembre), il centro di calcolo invece verrà spostato nei locali del Polo di Coppito.
Insomma, si è deciso di interrompere il contratto con la Reiss Romoli, struttura mai del tutto utilizzata, per cui comunque l’Univaq paga un affitto consono al valore di mercato, e si rispetta invece il contratto stipulato per la ex Optimes nonostante le condizioni precarie della struttura e un affitto completamente fuori mercato. In realtà, la motivazione che starebbe dietro alla scelta di lasciare la Reiss Romoli sarebbe legata alle condizioni poco dignitose della struttura. Inoltre, l’edificio, così come gli altri in affitto, non è certo adatto alla didattica. Non ci sono molte aule, per esempio. La governance, però, sembra essersene accorta all’improvviso dopo aver tenuto gli studenti nell’edificio per quattro anni. E dimentica che, nel contratto stipulato con l’Immobiliare La Spiga, è scritto che l’immobile era stato ispezionato da tecnici di fiducia che ne avevano accertato lo stato di conservazione e la funzionalità. Inoltre, l’Università si impegnava ad assumersi il carico di tutte le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. Come con il contratto Optimes: lì, come detto, i lavori erano stati poi affidati all’affittuario, la Gallucci srl. Dunque, se oggi l’immobile è in stato di degrado la colpa sarebbe proprio dell’Università.

Le scelte per il futuro.

Le scelte sono assolutamente comprensibili. Rimangono molti dubbi, però: possibile che non si riesca a trovare un altro edificio per l’Università che non sia la ex Optimes? La facoltà di Ingegneria, a Roio, sarà davvero pronta per il mese di settembre? E se così non fosse, alla Optimes dovrebbero convivere studenti di Ingegneria ed Economia? La situazione è tutt’altro che chiara. In una intervista a NewsTown, Maria Grazia Cifone ha chiarito che Ingegneria tornerà a Roio a patto che sia ripristinata la mensa e un servizio efficiente di trasporti. Oscuro anche il destino della Caserma Campomizzi che ospita 420 borsisti fuorisede e sforna più di 800 pasti al giorno: un polo di riferimento importante per la popolazione studentesca. L’Azienda per il diritto agli studi universitari, che subito dopo il sisma ha cominciato a gestire la struttura, riqualificata con un investimento di 13,5 milioni di euro stanziati direttamente dal dipartimento della Protezione civile, aveva un progetto di ulteriore espansione della struttura, con l’appoggio del vice sindaco Riga. L’Assessore Di Stefano e Cialente, però, sembrano voler investire su un’altra caserma: la Rossi, dalla parte opposta della città. L’idea è farne un polo scolastico e universitario. Il Ministero della Difesa, naturalmente, non potrebbe cedere entrambe le strutture. Staremo a vedere.

Il futuro dell’Università, quindi, è ancora avvolto nell’ombra. Tra ristrutturazione dei corsi di laurea e una nuova collocazione di dipartimenti e facoltà, con l’ultimo anno accademico senza tasse dietro l’angolo, con un rapporto spezzato tra studenti e città che non si è ancora tentato di riallacciare e la ricostruzione materiale e immateriale paralizzata, l’Ateneo vive tra le elezioni più importanti della sua storia. Sarà interessante seguirle e sarà importante che la città partecipi all’appuntamento. Senza un'università di qualità, all’avanguardia in termini di ricerca e didattica, integrata nella città, non si può immaginare alcuna ricostruzione.

Ultima modifica il Martedì, 14 Maggio 2013 01:14

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