Lunedì, 22 Dicembre 2014 15:53

La zampogna….non solo a Natale

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Strumento di antichissima origine, la zampogna ha influenzato in differenti modi la letteratura, la poesia, la musica, la pittura, l’iconografia, ispirando scrittori, poeti e compositori come Stendhal, Dickens, Pascoli, Corelli, Berlioz, Lear, Gregorovius.

E’ innegabile che il suono della zampogna evochi nell’immaginario collettivo il Natale: Berlioz, solo per citare una delle tante testimonianze, nelle memorie del suo viaggio a Roma scriveva che “in prossimità del Natale scendono dalle montagne a gruppi di quattro o cinque, e muniti di zampogne e pifferi danno concerti innanzi all’immagine della Madonna”. Anche Arcangelo Corelli (1653-1713), nel suo Concerto grosso fatto per la notte di Natale nell'ultimo movimento, intitolato non a caso Pastorale, imita in modo evidente e suggestivo i suoni delle zampogne.

La pratica della novena natalizia era infatti una consuetudine in cui i suonatori di zampogna e ciaramella si recavano presso le famiglie che ne facevano richiesta per realizzare brevi esecuzioni musicali composte da un canto in cui si annuncia la Natività, al quale seguiva “Tu scendi dalle stelle” di S. Alfonso Maria De’ Liguori. Tale esecuzione si ripeteva nei nove giorni precedenti l’Immacolata Concezione, il Natale e l’Epifania e questa prassi ha contribuito non poco a far sì che la zampogna si legasse così fortemente alle festività natalizie.

La zampogna è uno strumento diffuso ancora oggi in differente misura in tutta Italia. Sulla sua antichità si è molto discusso e la sua presenza è testimoniata in tutta Europa fin dall’Alto Medioevo in modelli sicuramenti differenti da quello in uso. Anche i latini la conoscevano con il nome di tibia utricularis e l’imperatore Nerone veniva descritto da Svetonio come suonatore di questo strumento.

Il nome deriva dal greco antico symphonia che ha appunto il significato di “accordo di suoni” e si riferisce al carattere polifonico dello strumento; la sua origine va inserita in ambito pastorale e lo strumento consiste in una sacca od otre ricavato da una pelle intera di capra o pecora che serve da riserva d’aria nella quale sono inserite alcune canne o pive di legno. L’aria si immette tramite un cannello di insufflazione inserito nell’apertura ricavata da una delle zampe anteriori.

La zampogna oggi presenta una notevole varietà anche strutturale e nella consuetudine popolare italiana è usata sia da sola che in unione con altri strumenti. La zampogna suona le novene natalizie, accompagna il canto, ritma la danza, ed il suo repertorio, che si è sviluppato all’interno di una società agro-pastorale, è stato da questa influenzato cadenzando e modellandosi in relazione alle differenti esigenze sociali.
Saltarello, ballarella, tarantella e pastorali sono i nomi delle musiche a ballo che fanno parte del repertorio, che include musiche devozionali di differente tipo, processionale, inni e numerosi canti realizzati con l’accompagnamento della zampogna.

La zampogna, spesso affiancata dalla ciaramella e dal tamburello, era la protagonista del panorama sonoro di tutte quelle occasioni in cui la comunità si riuniva per festeggiare eventi pubblici e festività sacre come quelle per il santo patrono, il Natale, i pellegrinaggi verso luoghi di culto, ma anche feste profane come il Carnevale. Non mancavano le occasioni private in cui si danzava e si cantava al suono della zampogna come l’uccisione del maiale, i compleanni, i matrimoni.

La trasmissione del repertorio tra i suonatori di zampogna ancora oggi è soprattutto di tipo orale, sebbene esistano delle trascrizioni realizzate da famosi etnomusicologi. Si fonda sull’ascolto e la memorizzazione ed in passato avveniva prevalentemente in ambito familiare o comunque all’interno di una ristretta comunità. Era una di quelle abilità che si tramandavano di padre in figlio, come spesso avveniva per i mestieri, quasi a costituire una parte del patrimonio lasciato in eredità. Sono individuabili così stili identificativi relativi al repertorio appartenente a famiglie o comunità ristrette, tanto da differenziarle e renderle riconoscibili rispetto ad altre realtà musicali.

La zampogna, proprio per le peculiarità che la contraddistinguono, per le sue caratteristiche organologiche e la tradizione musicale che conserva, è stata uno degli elementi portanti intorno al quale si è sviluppato il progetto di cui si sta occupando da più di un decennio l’ensemble Aquila Altera dal titolo “Dolce lo mio drudo – musiche tra tradizione scritta e tradizione orale” e che si è concretizzato in un CD in uscita per la Tactus nella prossima primavera.

Un ringraziamento a Marco Cignitti per la consulenza

Letto 35138 volte Ultima modifica il Mercoledì, 24 Dicembre 2014 09:55
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