Giovedì, 10 Dicembre 2015 14:43

La storia della bufala del branco di 25 lupi in fila indiana sul Gran Sasso

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Tutto è iniziato martedì 8 dicembre, con un servizio dell'emittente locale "LAQTV" che aveva tra le mani la foto - clamorosa - di un branco di 25 lupi in fila indiana "sul Gran Sasso".

Notizia ripresa - e poi smentita - anche dal quotidiano Il Messaggero, mentre la TV aquilana nella giornata di mercoledì - accortasi anch'essa dell'errore - eliminava ogni traccia del video del servizio in questione.

Ma chi ha sapientemente messo nelle mani dei media locali questa polpetta avvelenata e con quali interessi? Queste le domande a cui per ora non si sa rispondere. Chi lo ha fatto (o lo ha riferito) però, ha una sua credibilità sull'argomento tanto da trarre in inganno gli operatori del settore, come confermano alcune fonti.

Sull'immagine si è già detto che è stata ripresa dal documentario della BBC "Frozen Planet". Più che un frame del documentario, la foto dei 25 lupi in fila indiana di Cadde Hunter (in foto di copertina di questo articolo) sembra uno scatto all'infuori del montato ed è - riferimenti alla mano - facilmente reperibile attraverso una ricerca su google.

Può riferirsi ad una di queste due sequenze (1 e 2 dal minuto 50:30) in cui i lupi, guidati da un capo branco femmina, sono a caccia di bisonti nel Circolo Artico, nel nord del Canada.

La cosiddetta "polpetta avvelenata" non ha fatto che aumentare lo scontro in corso sullo "sviluppo" del Gran Sasso. Una battaglia fortemente ideologizzata e polarizzata in cui, come già scritto, il Gran Sasso a L'Aquila città - sede della politica e della sua burocrazia, in quanto capoluogo di Regione - diventa spesso un argomento astratto su cui esercitare la propria dialettica, piuttosto che un concreto territorio montano.

E forse mai come questa volta un aspetto immateriale si è sovrapposto alla realtà, per diventare ancora una volta terreno di scontro.

L'immagine fake del branco è stata corredata fin dall'inizio, per esempio, con la questione del "ripopolamento" dei lupi con una presunta razza "più feroce" proveniente dai Carpazi. Ovvio dunque che lupi "più feroci" e in quella quantità possano procurare spavento tra gli escursionisti, gli sciatori o le popolazioni pedemontane.

Ma già nella tarda mattinata di mercoledì, quando la falsità dell'immagine non era ancora del tutto accertata, il WWF smentiva sul ripopolamento: "Torna ad avere rilievo sulla stampa l'ormai datata leggenda metropolitana sul ripopolamento di lupi - scriveva l'associazione - questa volta sul Gran Sasso, con animali provenienti "dai Carpazi o dall'est europeo e presumibilmente più aggressivi" ad opera di una "fondazione olandese tra i cui soci spicca anche Alberto di Monaco". Una notizia, dobbiamo sottolinearlo per l'ennesima volta, totalmente infondata".

Quindi niente lupi dei Carpazi (a differenza dei cinghiali romeni che, invece, sono stati introdotti in passato e creano i loro bei problemi), mentre i lupi (appenninici) sul Gran Sasso ovviamente ci sono e qualcuno asserisce di aver visto fino ad una dozzina massimo di esemplari in branco. Secondo il Parco del Gran Sasso, "la specie ha raggiunto la consistenza di 12–15 branchi, con un numero di esemplari variabile tra 70 e 85".

Il Progetto "olandese" a cui fa cenno il comunicato del WWF si riferisce invece al progetto "rewilding Europe", che nella sezione esplicativa del sito comprende anche il Gran Sasso. Sarebbe insomma la versione naturalista più radicale che punta ad un più esteso re-inselvatichimento, spettro di ogni sviluppista che vorrebbe vedere a Campo Imperatore e dintorni più gente possibile.

In tal senso, l'immagine spettacolare e così bella di un branco tanto numeroso di lupi, tuttavia, sarebbe potuta essere anche un buon argomento per il fronte naturalista, per chiedere con ancora più forza di non andare ad impattare una presenza di animali selvatici così forte e radicata.

L'immagine però è falsa. La discussione che si è creata intorno ad essa, decisamente vera.

 

Ultima modifica il Venerdì, 11 Dicembre 2015 17:14

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