Il sacrificio di una giovane vita di 25 anni, spentasi al San Salvatore, a cui è stato prelevato il fegato, salva, grazie al trapianto, un paziente di 35 anni.
E’ stato un giorno nobilitato dalla generosità al più alto grado, il 10 dicembre scorso, al San Salvatore, una giornata dolorosa ma al tempo stesso illuminata dall’altruismo dei genitori di un ragazzo di 25 anni, marchigiano, che l’altro ieri è morto in rianimazione dopo alcuni giorni di ricovero. I genitori del ragazzo, con una decisione capace di sublimare il grande dolore subito, hanno dato il nulla osta al prelievo del fegato del proprio figlio e così l’organo è stato trapiantato a un uomo di 35 anni, residente in un’altra regione.
Il decesso del 25 enne è avvenuto attorno a mezzogiorno del 10 dicembre scorso e da quel momento si è messa in moto la macchina dei trapianti dell’ospedale, un apparato che, per consentire il reimpianto in un altro organismo in tempo utile, deve lavorare velocemente e senza errori e, soprattutto, in piena sintonia tra tutti i diversi segmenti operativi. Per prelievo, esami, riscontri, controlli di compatibilità e altre verifiche si è così attivato un meccanismo che ha coinvolto: rianimazione, sala operatoria, neurochirurgia, cardiologia, radiologia, laboratorio analisi, oltre al centro regionale trapianti, diretto da Daniela Maccarone e al centro coordinamento locale, guidato da Grazia Di Francesco.
Al termine di tutti i minuziosi passaggi, che in ospedale hanno coinvolto complessivamente circa 70 operatori sanitari, nella notte è giunta all’Aquila, da un ospedale di Roma, un’auto con a bordo un’équipe chirurgica che ha prelevato il fegato per consentire il trapianto, effettuato nelle ore immediatamente successive su un paziente di 35 anni. Peraltro, oltre al fegato, al giovane deceduto al San Salvatore, sono state prelevate le cornee, affidate alla banca degli occhi di L’Aquila, un centro di eccellenza a livello nazionale. “Alla famiglia del donatore”, dichiara la dr.ssa Di Francesco, “va un enorme ringraziamento per questo gesto di straordinaria generosità. I genitori hanno manifestato una grandissima dignità anche nel momento del proprio immenso dolore, dimostrando in modo tangibile come sia possibile aiutare gli altri a sopravvivere o anche a migliorare la propria qualità di vita.”