Sfuma l'ipotesi di un election day che accorpi elezioni amministrative e consultazione referendaria.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare relativo alla durata delle concessione nell’area di interdizione per le trivellazioni offshore, scegliendo il 17 aprile quale data della consultazione. Per l’ufficialità c’è da attendere la decisione del Presidente della Repubblica. Sarà lui a pronunciarsi in modo definitivo, ma la sua scelta si baserà su quanto proposto dal governo.
Proprio ieri il fronte “No Triv” era sceso in piazza davanti a Montecitorio per chiedere al Governo l’indizione di un election day per il 6 giugno. Una soluzione che - secondo quanto stimato dalle associazioni ambientaliste - farebbe risparmiare 400 milioni di euro, oltre a facilitare la partecipazione democratica. La risposta di Angelino Alfano durante il question time di ieri pomeriggio non aveva, tuttavia, lasciato margine di dubbio. Secondo il Ministro dell’Interno, infatti, accorpare il quesito referendario alle elezioni ammnistrative di primavera, incontrerebbe “difficoltà tecniche non superabili in via amministrativa”. Secondo quanto sostenuto da Alfano, la normativa che disciplina l’istituto referendario nulla prevede sulla possibilità di abbinare consultazioni elettorali amministrative e quesito referendario. Sarebbe, quindi, necessaria un’apposita legge. Non solo. Il Ministro dell’Interno ha indicato anche difficoltà riguardanti la diversa composizione degli uffici elettorali e la successione delle operazioni di scrutinio, che renderebbero complicato, dal punto di vista logistico, lo svolgimento dell’election day.
Greenpeace, proprio nei giorni scorsi, aveva chiesto a Renzi e a Alfano l’accorpamento del voto sul referendum con quello sulle amministrative con una petizione online che ha raccolto 65.000 firme.
Una prima reazione alla decisione del Governo arriva dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd). "Evidentemente al Governo manca il coraggio di far scegliere agli italiani - ha dichiarato Lacorazza - in questo modo non solo si rifiuta l'accorpamento con le amministrative, che farebbe risparmiare 300 milioni di euro, ma si finisce per mortificare ogni possibilità di partecipazione consapevole dei cittadini alla consultazione referendaria, che per sua natura ha bisogno di un tempo utile per conoscere e valutare il quesito che viene posto agli italiani. E due mesi, come tutti possono facilmente osservare, non bastano neanche per aprire la discussione.
"Spiace che il presidente del Consiglio - continua Lacorazza - non abbia voluto cogliere la vera sfida che il quesito referendario, così come per altri versi i conflitti di attribuzione sul piano delle aree e sulla durata delle concessioni, pongono a chi governa: la necessità di attivare un percorso democratico, di coinvolgere le istituzioni di prossimità e i territori nelle decisioni che li riguardano".
Lacorazza lancia quindi un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché "rifletta ulteriormente sulla scelta del Governo". (ele.fa.)