Un milione e 327 mila: sono i residenti in Regione Abruzzo, anno 2015.
I dati diffusi dall'Istat rilevano che la nostra Regione, in un anno, ha perso una cittadina, come se, all'improvviso, avessimo cancellato Sant'Omero: nel 2014, i residenti erano 5 mila in più.
Si tratta di un dato su cui riflettere con grande attenzione. Regione Abruzzo, infatti, non riesce ad attrarre più neppure nuovi cittadini stranieri: i residenti di altra nazionalità, nel 2015, restano 87 mila, come nell'anno precedente.
Gli abruzzesi tornano ad emigrare, insomma, in certa di fortuna all'estero o in regioni italiane più ricche. E la popolazione residente diminuisce: a fronte di 10 mila nascite l'anno di media, i dati Istat - nel 2015 - hanno registrato 15 mila morti (15.397 per l'esattezza, 1.015 in più del 2014). Tendenza consolidata, senza che, come detto, ci siano immigrati che arrivano in Regione per riportare almeno in equilibrio il saldo tra nascite e morti.
Non è finita qui. Come logico, infatti, la popolazione residente invecchia: a migrare, evidentemente, sono i più giovani. E c'è di più: stando ad alcuni demografi, sarebbe finita la penuria di ultranovantenni dovuta alla denatalità registrata negli anni della prima guerra mondiale (1915-1920). Le generazioni successive sono molto più anziane. In altre parole, nei prossimi anni si attende un aumento degli ultranovantenni, che i demografi calcolano attorno al 40%.
Pochi bambini, pochi migranti, i giovani che vanno via e la popolazione che invecchia: l'Abruzzo sembra destinato, negli anni, a spopolarsi. Ed è questione su cui la politica dovrebbe iniziare ad interrogarsi subito.