Informazione "imprudente" e "scorretta" senza la quale alcune morti, provocate dalla scossa sismica che sconvolse L’Aquila la notte del 6 aprile 2009, "non si sarebbero verificate".
Si legge nelle 170 pagine di motivazioni alla sentenza di Cassazione del processo alla Commissione Grandi Rischi che, il 20 novembre scorso, ha assolto in via definitiva 6 dei 7 esperti riuniti a L'Aquila la sera del 31 marzo 2009, confermando il giudizio d'appello e condannando a due anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni Bernardo De Bernardinis, all'epoca dei fatti il vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, colui che, in una intervista, diede alla cittadinanza l'informazione "imprudente" e "scorretta".
L'unico colpevole. Ad oggi. C'è infatti un secondo stralcio dell'inchiesta, denominato 'Grande Rischi bis', che vede imputato Guido Bertolaso.
"La conclamata incompetenza" di De Bernardinis in tema di valutazione del rischio sismico - scrivono i giudici della Suprema Corte - avrebbe dovuto imporgli di astenersi dall'affermare ai media "l'indole positiva" dello "scarico di energia" e, pure, di "non insistere sull'asserita normalità dello sciame". La condotta del vice di Bertolaso, insomma, sarebbe stata "connotata da innegabile negligenza e imprudenza". Infatti, "ove non avesse detto ciò che invece disse e se, in sostanza, avesse diligentemente informato il proprio messaggio a uno standard di indiscutibile correttezza scientifica e di più accorta prudenza, circa la ragionevole valutazione (non spregiudicatamente favorevole) degli eventi e di assenza di pericolosità, le morti non si sarebbero verificate, perchè quei cittadini aquilani avrebbero continuato ad adottare, nel corso della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, le precauzioni conosciute".
E i sei scienziati riuniti a L'Aquila da Guido Bertolaso, condannati in primo grado a 6 anni di reclusione? Nel corso della riunione - si legge ancora nelle motivazioni - avrebbero confermato i motivi di allarme e negato la teoria della prevedibilità dei terremoti. Barberi, Boschi, Selvaggi, Eva e Dolce, non sapevano che la seduta avesse "la finalità di fornire alla popolazione un messaggio di rassicurazione".
Dunque, la riunione era stata convocata con la finalità di rassicurare: a questo punto, la posizione di Bertolaso, coinvolto nel processo stralcio, se non scattasse la prescrizione, si farebbe ancora più pesante, a rigor di logica. "Gli esperti non svolsero il compito secondo gli auspici (non comunicati loro) del capo del Dipartimento della Protezione Civile, sicchè fu il De Bernardinis, lui sì in condivisione di intenti con il proprio superiore, ad accelerare i tempi della comunicazione con i media, e ad anticipare quelle che avrebbero dovuto essere le conclusioni finali" della riunione.
Tra l'altro, la stessa riunione del 31 marzo, secondo i magistrati, era "priva di funzione di informazione alla popolazione" ed è stato anche escluso che durante la stessa e successivamente "fossero state propalate dagli esperti informazioni incaute". [n.av]
Pezzopane: "La Protezione civile ha tranquillizzato la popolazione, ma a pagare è solo De Bernardinis. Appello ad aquilani: non fermiamoci"
"Alla vigilia del settimo anniversario del sisma, le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso De Bernardinis destano rabbia e dolore. Questa sentenza conferma, purtroppo, quello che alcuni di noi hanno sempre sostenuto. Gli aquilani sono stati tranquillizzati e la Protezione Civile ha avuto un'enorme responsabilità in questo, dopo le scosse di fine marzo. Di fronte ad uno sciame sismico, che si stava protraendo da mesi, la Protezione civile tranquillizza. Ma a pagare è uno solo. Il vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardinis, che gioca il ruolo di capro espiatorio, ed è condannato perché sostanzialmente ha tranquillizzato troppo, in maniera imprudente, mentre avrebbe dovuto tenere un profilo più basso, più prudente".
A dirlo è la senatrice del Partito Democratico, Stefania Pezzopane. "In sostanza - sottolinea Pezzopane - solo De Bernardis ha tranquilizzato, durante la famosa intervista, mentre i componenti della Grande Rischi avrebbero fatto bene a non adottare nessuna comunicazione ufficiale, anzi la riunione stessa della Commissione sembrerebbe non aver avuto i canoni dell'ufficialità. Continuiamo a domandarci cosa sia venuta a fare allora a L'Aquila. Lo stesso Bertolaso, impegnato a proseguire la sua imbarazzante corsa a sindaco di Roma, nel frattempo si sottrae alla giustizia, con i tempi di prescrizione che si avvicinano sempre di più. Dunque la Protezione Civile ha una grande responsabilità, ma tutte le colpe sono imputabili ad uno solo. Se così fosse, per lo Stato sarebbe una grande sconfitta".
Le motivazioni addotte dalla Cassazione non sono esaustive dei fatti accaduti a L' Aquila nel 2009, perché è giudice di legittimità pertanto si è limitata a riconoscere la responsabilità di comunicazione alla popolazione di un solo esponente della protezione civile. "Ma molti interrogativi affrontati dalla sentenza di primo grado del tribunale dell'Aquila restano senza risposta", conclude la senatrice democrat. "Chi doveva valutare il rischio sismico? Perché i componenti della Commissione Grandi Rischi sono venuti L'Aquila? Qual era l'obiettivo della riunione? Spero che a queste domande possa rispondere almeno la Commissione di inchiesta che stiamo approvando in Senato, su iniziativa parlamentare di cui sono presentatrice e proponente. Sono sempre più vicina alle famiglie delle vittime, a cui esprimo tutta la mia solidarietà, e lancio un appello a tutti gli aquilani perché non si arrendano mai nella ricerca di verità e giustizia".