Trecentoventitre euro: a tanto ammonta il costo annuale dell'acqua in Abruzzo, rispetto ai 376 euro di media nazionale, e con un incremento del 9,8% rispetto al 2014.
Questi i dati dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che per l'undicesimo anno consecutivo ha analizzato i costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2015. Le regioni centrali si caratterizzano per tariffe più alte con 511 euro annuali e un maggior incremento rispetto al 2014 (468 euro, +9,2%), segue l'area settentrionale (+5,1%) e quindi quella meridionale (+3,2%). A livello regionale, le tariffe più elevate si riscontrano nell'ordine in Toscana, Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia.
In Abruzzo, come detto, il costo annuale è di 323 euro: in testa c'è L'Aquila con 338 euro nel 2015, contro i 298 euro del 2014 ed i 240 del 2007, con una variazione tra il 2007 ed il 2015 del 40,8%.
Pescara registra un incremento importante dal 2007 al 2015, del 66,8%: si è passati dai 196 euro del 2007 ai 327 del 2015; mentre sul 2014 l'aumento è stato solo del 5,8%. Anche Chieti ha registrato nel 2015 una spesa annua di 327 euro, con la stessa variazione rispetto al 2014, dove ammontava a 309 euro ed una differenza del 60,3% rispetto al 2007.
L'incremento maggiore sul 2014 si è registrato invece a Teramo (+15,4%): si è passati dai 259 del 2014 ai 299 del 2015, uno stacco notevole (+60,8%) anche dal 2007, in cui la spesa era di 186 euro. [Qui il dossier completo]
Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia, in media il 33% dell'acqua immessa nelle tubature va sprecata. In Abruzzo - il dato è del 2014 - si arriva al 38% con il limite estremo dell'Aquila dove si registra un 44% di dispersione idrica (in calo, però, rispetto ai 57% del 2007). Su questo fronte seguono le città di Teramo con il 36% (che nel 2014 registrava il 43%) e Chieti con il 33%. Nel dossier di Cittadinanzaattiva non figura Pescara, città per la quale viene riportato un dato del 2007, il 53%. Quell'anno, però, la dispersione idrica era, rispetto al 2014, più accentuata in tutti i capoluoghi di provincia, con L'Aquila sempre in testa (57%).