E' polemica intorno al controllo ispettivo effettuato dagli uomini della Polizia di Stato lo scorso 7 aprile all'interno delle aule del Liceo "Cotugno" dell'Aquila (video in alto).
Gli uomini della squadra mobile, con l'ausilio delle unità cinofile Ketty ed Hank (cani provenienti dal reparto cinofilo di Pescara), hanno effettuato un controllo chiamato "preventivo" nelle aule, alla ricerca di droghe leggere. Magro il ritrovamento degli inquirenti, che hanno rinvenuto solo due grammi di hashish e altrettanti di marijuana (sequestrati a ignoti), "dopo aver chiuso preventivamente i bagni", come si legge nella nota della Questura del capoluogo abruzzese.
Resta alto il livello di attenzione della Polizia di Stato nel prevenire e contrastare la diffusione delle sostanze stupefacenti tra gli studenti, la maggior parte dei quali sono minorenni", conclude la nota.
Nel comunicato delle forze dell'ordine non si citano le presunte perquisizioni e "interrogatori" degli studenti, di cui parla al contrario William Giordano, rappresentante nella consulta giovanile per il "Cotugno", in una nota inviata alla redazione di old.news-town.it.
"Gli alunni sono stati fatti uscire dalle classi durante la lezione, messi in riga e annusati, poi sono state annusate le classi, gli zaini e i giubbetti dei ragazzi - afferma il giovane rappresentante - una cosa curiosa è stata quella che solo alcune classi sono state perquisite come se si volesse cercare qualcuno in particolare. Alcuni ragazzi in particolare senza motivi in particolare sono stati anche interrogati dalla polizia senza ovviamente prendere provvedimenti".
"Io ritengo personalmente questo atto inutile e controproducente, perché invece di interrogarsi sul motivo dell'incremento di spaccio di droga dopo il terremoto, si sceglie di fare degli atti 'muscolari' che come unico effetto hanno la diffusione di terrore e non la risoluzione del problema. Si è detto che sia stato un atto di prevenzione ma io sono assolutamente dubbioso di questo perché l'unica soluzione per questo problema si chiama sensibilizzazione".
Secondo Giordano "non si combattono alcuni fenomeni, mettendo in riga i ragazzi nei corridoi come i carcerati e perquisendoli come se fossero dei delinquenti". Per lo studente del "Cotugno", ci vuole dunque "più sensibilizzazione e meno atti intimidatori e di forza".
"Io spero - conclude - che a scuola, la culla della conoscenza e della comunità si spieghino le cose. Trovo quasi vergognoso che negli istituti avvengano prove di forza, che continuano ad avvenire da anni, e che agli occhi di tutti non hanno risolto il problema, ma non lo hanno diminuito, ma forse incrementato perché, si sa, che se una cosa è illegale e perseguita quella cosa diventa una tentazione, un atto che risulta più enfatico da commettere". (m. fo.)