“E’ assolutamente falso, e privo dunque di qualunque fondamento, far credere ai cittadini dell’Aquila che la Regione, nel piano di riordino della rete ospedaliera abruzzese, stia penalizzando il San Salvatore. L’assistenza sanitaria è un argomento serio e non si possono ingenerare timori nella comunità, al solo fine di strumentalizzazione politica”.
A dirlo è il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, intervenuto a seguito delle voci incontrollate che da giorni, sui social network e su alcuni articoli di stampa, si rincorrono su un presunto scippo di reparti in favore di Pescara e Chieti, “voci – aggiunge il democrat – amplificate da alcuni esponenti politici”, con l'obiettivo di “scatenare una reazione da parte degli aquilani”.
La verità è che non sta avvenendo nulla di tutto questo, sottolinea Pietrucci. “Il piano di riordino, elaborato dall’assessore regionale Silvio Paolucci e dall’Agenzia sanitaria regionale, stabilisce una riduzione dei primari in tutte le Asl della Regione, così come imposto dalla normativa nazionale. E il taglio più consistente è previsto proprio a Pescara e Chieti, che complessivamente perderanno 23 unità operative complesse, contro le 10 ipotizzate per L’Aquila. Parlare, dunque, di una volontà del governo regionale di penalizzare il capoluogo è scorretto, perché al contrario si sta lavorando proprio per tutelare le eccellenze del sistema sanitario aquilano, pur nel rispetto di quanto impongono le leggi dello Stato, a cui non si può derogare, al di là di quanto va affermando qualche politico locale”.
Stando all'ultima bozza resa pubblica, bozze che, come noto, devono diventare comunque delibere e passare al vaglio dei consiglieri regionali, il San Salvatore dovrebbe mantenere 28 unità operative complesse: rispetto alle bozze precedenti è previsto il depotenziamento – non la sparizione – rispetto alle bozze precedenti di Oculistica, Otorinolaringoiatria, Chirugia vascolare e Radioterapia oncologica a unità operative semplici dipartimentali.
Quali reparti manterrebbe il San Salvatore? Le unità operative complesse, come detto, sarebbero 28: Immunologia e Centro trapianti, Laboratorio analisi, Servizio trasfusionale, Farmacia ospedaliera, Direzione sanitaria di presidio, Neuroradiologia, Radiologia, Anatomia e istologia patologica, Lungodegenza, Psichiatrica, Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, Neonatologia e Tin, Terapia intensiva/Anestesia, Pediatria, Urologia, Ostetricia e ginecologia, Ortopedia e traumatologia, Neurochirurgia, Chirurgia generale, Chirurgia maxillo-facciale, Pneumologia, Reumatologia, Oncologia, Nefrologia (abilitato al trapianto rene), Neurologia, Medicina generale, Malattie infettive e tropicali, Cardiologia e Utic.
Sarebbero 28 le Unità operative complesse anche all'Ospedale di Teramo: tra il nosocomio del capoluogo e quello teatino, insomma, resterebbero 56 unità operative complesse, con alcuni 'doppioni'. Tra gli ospedali di Pescara e Chieti, invece, le UOC sarebbero 63. In totale, i 'reparti' ospedalieri- considerati i 3 di Ortona, i 15 di Avezzano, le 11 UOC di Lanciano, le 12 di Vasto, i 4 reparti a Sant'Omero e ad Atri, i 5 reparti di Sulmona, i 3 di Giulianova, e le sole Unità complesse a Castel di Sangro e Penne - verrebbero ridotti a 178 dai 245 attuali.
Come detto, la bozza dovrà trasformarsi in delibera e, dunque, passare per il voto dei Consiglieri regionali. C'è ancora tempo per eventuali modifiche e – ha sottolineato il sindaco Massimo Cialente nell'intervista a NewsTown - si sta lavorando per portare qualche 'aggiustamento'.
“Il post che gira sui social network è un falso - attacca Cialente – e non è stato scritto per caso: è stato pubblicato da qualcuno che ha inteso sfruttare la buona fede di chi lo ha poi condiviso. Non è assolutamente vero che verranno chiusi dei reparti, non è vero che alcuni reparti verranno trasferiti a Pescara: gli unici reparti chiusi, in Abruzzo, in base ad una legge nazionale tra l'altro, sono i quattro punti nascita di Sulmona, Ortona, Penne ed Atri. Punto”.
Si sta discutendo, piuttosto, sul permanere di unità operative complesse e unità operative semplici nei nosocomi regionali. Qual è la differenza? “Una unità complessa ha un primario, con maggiore autonomia, che partecipa alle elezioni del Capo dipartimento. Le unità semplici, invece, mantengono funzioni e posti letto, ma il responsabile guadagna 250 euro di meno al mese di un primario e non può essere nominato Capo dipartimento. Per esempio, l'unità di Oculistica – di cui tanto si sta parlando – era già una unità operativa semplice, per scelta dell'allora direttore sanitario Giancarlo Silveri”.
Quale sarebbe, dunque, la suggestione che sta dietro al rincorrersi delle voci, in questi giorni? Si tratterebbe – stando a Cialente – di equilibri interni all'ospedale: “Se una unità operativa da complessa viene trasformata in semplice, il direttore generale, per fare soltanto un esempio, non potrà prendere in considerazione il nome del responsabile per affidargli il ruolo di Capo dipartimento, chiaro?”.
“La bozza attuale nasce dall'accordo con i sindacati dei medici”, l'affondo del primo cittadino. Ora, sta alla politica riequilibrare il documento: “Basta giocare sulla sanità. Dobbiamo capire come mantenere le scuole di specializzazione e come dargli dignità, cercando di approfondire, ad esempio, i motivi per cui Pescara abbia mantenuto tantissime Unità complesse: capisco che ha chiuso l'ospedale di Penne, ma bisogna iniziare a fare una riflessione sulle Uoc di tutte le province. E' un gioco molto complesso, va affrontato con tranquillità, senza campanilismi, approfondendo le reali esigenze di questo territorio”.