Un'antenna alta otto metri a ridosso dei resti del Castello Normanno, che fu edificato sui resti dell'acropoli di Amiternum, sito sulla sommità della collina, a pochissimi metri dalle abitazioni della frazione periferica di San Vittorino, a nord-ovest dell'Aquila.
E' questo l'allarme lanciato dall'associazione culturale San Vittorino Amiterno, secondo la quale la compagnia telefonica Vodafone avrebbe fatto richiesta di installare un impianto nei pressi dell'area archeologica.
"San Vittorino è un paese/frazione che da anni vede i suoi abitanti, con le loro forze e a loro spese, cercare di valorizzare quello che è stato il primo insediamento dell'antica Amiternum", lamentano i cittadini della frazione, che si trova a 11 km dal centro storico dell'Aquila.
"La città dell'Aquila, non bisogna dimenticarlo, è una città di fondazione, le cui origini ancora sono visibili e sono rappresentate da quelle frazioni disseminate tutte intorno la nostra città, in queste frazioni esistono comunità forti che, tuttavia, restano del tutto ignorate per ciò che riguarda le scelte politico amministrative che ricadono sulle stesse", si legge nella nota.
L'area è già gravata per un progetto dell'Anas, che vuole realizzare una variante della Strada Statale 80 e che, secondo gli abitanti, "andrà a distruggere intere zone verdi il tutto a ridosso del teatro romano di Amiternum".
Oltre alla variante, dunque, arriva come un fulmine a ciel sereno la richiesta dell'antenna, nei confronti di un'area stupenda e da anni trascurata dalle amministrazioni di tutti i colori politici: "Tale antenna - continua l'associazione - considerata la conformazione del territorio, dal punto di vista paesaggistico rappresenterebbe uno scempio enorme, oltre alla riprova che il paese/frazione è nei pensieri degli amministratori solo per soddisfare qualche interesse privatistico, in questo caso operatori di telefonia".
San Vittorino Amiterno chiede dunque all'amministrazione comunale che si adoperi al più presto per bloccare la richiesta di Vodafone, ricordando che nel 2003, per motivi legati a un serbatoio idrico e a vincoli della soprintendenza - si riuscì a bloccare un'antenna telefonica (quella volta di Wind) nella stessa area.