Altri posti di lavoro a rischio, nell'aquilano.
E' ancora in bilico, infatti, la cessione del ramo d'azienda di Sacci spa - costituito dalle attività di produzione cementi e calcestruzzi preconfezionati - a Cementir. E sono dunque a rischio gli oltre duecento posti di lavoro tra dipendenti diretti impiegati nel cementificio di Cagnano e indotto. A rischio ci sono anche altri siti in tutta Italia: parliamo, infatti, di una operazione economica da 125 milioni di euro.
Ma cosa sta accadendo? Sacci spa si trova in concordato, con la promessa di vendita del ramo d'azienda a Cementir. La vendita è stata approvata dall'80 per cento dei creditori e omologata dal Tribunale fallimentare di Roma e l'offerta d'acquisto ha validità fino al 30 settembre prossimo. E dunque? L'offerta di Cementir è vincolata al rinnovo della concessione mineraria Aterno, quella di Cagnano per intenderci, che scade il 25 luglio prossimo, tra meno di una settimana, e che non è stata ancora rinnovata da Regione Abruzzo.
Dovesse saltare il rinnovo della concessione, Cementir ritirerebbe la proposta d'acquisto del ramo d'azienda e Sacci spa fallirebbe. Mandando in fumo centinaia di posti di lavoro.
La vicenda si trascina da anni, come ricostruisce stamane su 'Il Messaggero' Stefano Dascoli che ha intervistato Augusto Federici, amministratore delegato di Sacci spa. La prima domanda di rinnovo della concessione mineraria risale, addirittura, al 2010; poi, il parere favorevole VIA, nel dicembre 2013, e i pareri acquisiti dall'ufficio miniere di Regione Abruzzo nel marzo 2015; proprio a marzo, anche il Comune di Cagnano ha risolto le attivitià amministrative propedeutiche al rinnovo. Da allora, tuttavia, è tutto fermo.
"Invece di applicare la legge - ha spiegato Federici a 'Il Messaggero' - ovvero un Regio decreto degli anni '20 che regola le concessioni minerarie, con il passaggio dai Distretti minerari alle Regioni sono venute meno le competenze. Questo genera inerzia e la gente perde il lavoro".
La Regione aveva anche ipotizzato di mettere a bando la concessione, nonostante sia in essere dal secondo Dopoguerra. "A conclusione del percorso autorizzativo si decide di fare un bando? Semmai avrebbe avuto un senso cinque anni fa", ha sottolineato l'Ad di Sacci spa. Che ha aggiunto: "Chi comprerebbe un'azienda che rischia la chiusura tra una settimana? Il danno, eventualmente, ricadrà anche sulla Regione: creditori e tribunale avranno modo di ricercare i responsabili del disastro".