Come da tradizione, in serata ha preso il via la settimana della Perdonanza Celestiniana, che animerà L'Aquila con eventi religiosi e laici fino al prossimo 29 agosto.
Poco prima delle 21:30, all'ingresso della Basilica di San Bernardino, il giovane nigeriano Edwin Ese, ultimo tedoforo a portare la fiaccola dalla Basilica di Collemaggio (accompagnato da Tullio De Rubeis, nipote dell'omonimo sindaco, colui che volle ripristinare le celebrazioni per festeggiare il giubieo celestiniano) ha acceso il tripode assieme al sindaco dell'Aquila Massimo Cialente.
Ese è fuggito dal suo Paese dopo aver perso la moglie di 23 anni e il figlio di 2, vittime delle persecuzioni religiose. Ospite del Centro celestiniano dell'Aquila, è da tempo è impiegato nel servizio mensa. Il giovane, residente in città, gioca inoltre a calcio con il Monticchio.
La Fiaccola del perdono era partita una settimana fa dal Monte Morrone. Tradizionalmente svolta in Piazza Palazzo, la cerimonia di accensione del tripode si celebra da due edizioni a San Bernardino, a causa dei lavori di ricostruzione post-sisma nella piazza della Torre civica.
Dopo dieci anni, è l'ultima Perdonanza dell'era Cialente. Il primo cittadino aquilano, infatti, non sarà più sindaco a partire dalla prossima primavera. Durante il suo discorso Cialente si è lasciato andare a momenti di commozione. (r.c. - m.fo.)
Cialente si commuove ricordando l'edizione 2009
"Sto vivendo con un'emozione particolare questa Perdonanza" ha esordito Cialente "la decima organizzata dalla mia amministrazione. Per me è arrivato il momento di fare un bilancio. La Perdonanza è un appuntamento così identitario e così sentito che io lo ritengo uno dei momenti fondamentali della mia epserienza di sindaco".
"Dieci anni fa" ha ricordato Cialente "la Perdonanza usciva fuori da un periodo di polemiche, chiacchiere, scandali. Sembrava che non potesse più ripartire. Allora ci demmo un obiettivo: riscoprirne l'autentico significato, quello spirituale, e, insieme, riscoprire la personalità e la figura di Celestino V. Il punto più alto di quest'opera fu sicuramente la rievocazione che ne fece papa Benedetto XVI a Sulmona nel 2010 durante un'omelia. Ma ritrovo il messaggio di Celestivo V anche nelle parole di papa Francesco".
"Ricordo" ha detto Cialente "l'ultima Perdonanza prima del terremoto, quella con Ela Gandhi. E ovviamene ricordo quella del 2009, che volemmo fare ugualmente, anche se fra le lacrime. Ricordo" ha aggiunto il sindaco con la voce rotta dalla commozione "la disperazione di partire da piazza Palazzo da solo con la Bolla".
"In questi anni" ha proseguito Cialente "abbiamo lavorato con le risorse che avevamo. Abbiamo sempre chiuso in pareggio. Certo, si può fare di più ma è un momento molto complicato. Sappiamo che la regione ha dei problemi, spero, anzi sono convinto, che quando uscirà dal commissariamento sarà cura del presidente D'Alfonso rendere questa manifestazione più forte".
Malgrado le esigue risorse a disposizione, secondo Cialente la Perdonanza in questi anni è comunque cresciuta: "Abbiamo iniziato a coinvolgere le scuole, c'è il gemellaggio con Sulmona. Credo che la Perdonanza sti iniziando ad assumere il valore che doveva avere. L'aspetto turistico verrà".
"In questi giorni" ha concluso Cialente "sentiremo parlare molto di perdono, fratellanza, riappacificazione. A volte le parole perdono il loro singificato. Viviamo in un mondo terribile, in cui molti di noi non riescono più a riconoscersi. Mi piacerebbe che, per una settimana, come per miracolo il mondo fosse regolato da questi sentimenti: frattellanza, perdono, vicinanza al prossimo. Vedere gli altri come dei fratelli e non come qualcuno da cui difendersi per paura di dover dividere con loro qualcosa".
D'Alfonso: "Abruzzesi prendano le misure dello straordinario lavoro fatto a L'Aquila"
"Mi toccherà parlare dopo Massimo Cialente, dopo 10 anni formidabili di governo della città".
A dirlo è il Presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, ai microfoni di NewsTown, a qualche minuto dall'accensione del tripode. "Vorrei invitare gli abruzzesi e, naturalmente, gli aquilani, a prendere le misure dello straordinario lavoro che è stato fatto qui", ha sottolineato. "Voglio riportare le parole di grandi studiosi dell'urbanistica e dell'economia territoriale, come De Rita, il mio amico Bassetti, lo stesso Cacciari o ancora Matteo Renzi che mi hanno descritto come questa sta per diventare una delle più belle città d'Italia, avendo saputo gestire il dramma di una distruzione e l'esigenza della ricostruzione. Ogni volta che guardo un edificio, vedo la luce di una città che sta riconquistando non il primato di una Regione ma protagonismo a livello nazionale".
"Questo va calato anche nella riflessione odierna - aggiunge il governatore - all'interno della quale noi dobbiamo dire e saper dire quanto vale il Perdono nel vivere collettivo e nel vivere individuale, quanto servirebbe clemenza nei rapporti tra i popoli e le nazioni. Qui sta il messaggio rivoluzionario di Papa Celestino, di questa formidabile esperienza giuridica, religiosa, teologica che Pietro da Morrone ha saputo rappresentare sia con la Bolla sia con la rinuncia: con la Bolla aprì la religione, la fede e la città al mondo, e con la rinuncia, ancor di più, ha portato il diritto all'inquietudine circa che cosa sia giusto fare".
Dunque, ancora una carezza al sindaco dell'Aquila, all'ultima Perdonanza da primo cittadino. "A Cialente dico che la sua bella esperienza non può terminare, per quanto riguarda il servizio alla città, ai diritti, alle questioni degli altri. Per quel che mi riguarda, mi prodigo come persona fisica e giuridica per continuare ad essere utile rispetto al cammino, ormai lestissimo, di questa città. C'è qui anche Stefania Pezzopane che, ne sono convinto, assumerà ruoli crescenti per quel che riguarda la battaglia parlamentare, e non solo. Sono contento di avere accanto questi amici e compagni di viaggio che mi hanno reso possibile sia l'assunzione di questa responsabilità, sia i notevoli risultati che l'agenda regionale sta conquistando. Nei prossimi mesi, dispiegheremo - come cantiere - 2.5 miliardi di euro su tutto il territorio regionale, e non è mai accaduto nella storia regionalistica dell'Abruzzo". (n.av)
Pezzopane: "Inserire la Perdonanza tra gli eventi su cui il Mibact opererà nei prossimi anni"
"Dopo il terremoto, la Perdonanza ha assunto il ruolo di un rito di transizione: dal 2009, ogni Festa del Perdono diventa la valutazione dei passi in avanti che abbiamo fatto e la misurazione di quanto la popolazione sia riuscita a superare il delicato e drammatico passaggio del sisma. E lo è in tutti i momenti, anche nella scelta dei luoghi: la Perdonanza prima del terremoto non iniziava qui, a San Bernardino: è accaduto per la prima volta l'anno passato ed è stato un segnale, forte, della volontà di rappresentare la città che celebra Celestino e che cresce, si rafforza, si ricostruisce".
Così Stefania Pezzopane. "Celestino è una figura importantissima per la storia della Chiesa, per la storia dell'Europa, per la storia della nostra città", ha aggiunto la senatrice democrat. "In un mondo lacerato da guerre e violenze, quanto è importante il messaggio di Celestino e quanto saremo in grado di trasferirlo magari ai potenti della terra? Non so se saremo in grado, ma è bene provarci".
"La Perdonanza è conosciuta sempre di più", ha poi aggiunto Pezzopane. "Quanto porti in città persone che non hanno mai assistito alle celebrazioni, e in questi anni mi è capitato spesso di ospitare colleghi Parlamentari, rimangono tuttavia sbalorditi perché quello che sanno è ancora troppo poco. La festa del Perdono deve rientrare in piani di promozione nazionale e internazionale su cui sicuramente la Regione sta già lavorando e su cui anche il Governo potrà svolgere un ruolo importante. In questo senso, vorrei inserire la Perdonanza nell'ambito degli appuntamenti che il ministero dei Beni culturali promuoverà per i prossimi anni come eventi centrali". (n.av)
L'intervento dell'Arcivescovo Metropolita Giuseppe Petrocchi
La Perdonanza è una “intuizione pastorale” di straordinaria portata, sia nell’ambito religioso come nella dimensione sociale. Infatti, l’arte del perdono evita che i conflitti si infettino e degenerino in cancrene relazionali. Ciò è vero per la comunità cristiana, ma anche per quella civile. Ricorrendo ad una rima - non proprio di fattura dantesca ma spero ugualmente significativa - un anziano e saggio Sacerdote così si esprimeva: “minore Perdonanza, maggiore Complicanza”! Nel senso che i nodi interpersonali, senza la reciproca misericordia, non si sciolgono, ma, al contrario, si stringono e si aggrovigliano sempre di più, talvolta in modo inestricabile. Risposi che trovavo l’asserto molto giusto; valeva, di conseguenza, anche il motto opposto: “crescente Perdonanza, più viva Fratellanza”. È questa, infatti, la medicina che cura tutti i mali, anche sociali.
Sono persuaso che proprio la “lezione” della Perdonanza debba essere l’anima che guida la ricostruzione della Città e la destina ad un luminoso avvenire, visitato da Dio e ammirato dagli uomini.
Carissime Sorelle e carissimi Fratelli, viviamo l’Anno del Giubileo della Misericordia.
E’ doveroso, mi pare, porsi la domanda sulla fonte della ispirazione che collega Perdonanza e Giubileo. Avanzo la ragionata ipotesi che la “matrice costitutiva” del Giubileo sia da individuare nella Perdonanza: le due celebrazioni, infatti, evidenziano un “patrimonio genetico” comune. Per questo, come ho detto agli amici Giornalisti in un recente incontro, ritengo fondata la congettura secondo cui san Celestino V potrebbe chiedere a Bonifacio VIII “i diritti d’autore” sul Giubileo, almeno in quanto Artefice del “progetto ecclesiale” che ne ha disegnato la fisionomia teologica: ma sono certo che non lo farà!
Tuttavia, a sentire il parere di diversi storici, sembra che la sorgente da cui proviene l’ispirazione della Perdonanza (datata 1294) - e quindi, della successiva ideazione del Giubileo (indetto per la prima volta nel 1300) - vada cercata più lontano, oltre Celestino V, e sarebbe da rintracciare nel “Perdono d’Assisi” (1216, secondo alcuni autori), evento nel quale san Francesco ottenne dal Papa la concessione della indulgenza plenaria dei peccati per tutti coloro che, tra il 1° e il 2 agosto di ogni anno, avessero visitato la chiesa della Porziuncola, adempiendo alcune prescrizioni spirituali e sacramentali. Dunque, questa straordinaria benedizione sarebbe discesa dal Cielo sulla terra di Assisi, per intercessione di san Francesco; poi, grazie alla lungimiranza di un altro santo, Papa Celestino V, sarebbe approdata a L’Aquila. E dalla nostra città sarebbe, successivamente, arrivata a Roma.
Perciò, stando alla suddetta interpretazione, Roma, Città eterna, sarebbe in questo debitrice verso due altre Città, L’Aquila e Assisi: meno grandi, ma non meno eterne. San Pietro Celestino ci aiuti ad essere degni, come Aquilani, di questo straordinario privilegio che la storia ci ha affidato, perché sia custodito e valorizzato a vantaggio di tutta la Chiesa e dell’intera umanità.