Giovedì, 01 Settembre 2016 16:26

Traffico internazionale d'armi, arrestato egiziano residente ad Ancarano (Teramo)

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E' stato arrestato stamane, su ordine del gip di Ascoli Piceno Giuliana Filippello, nell'ambito di un'indagine sul traffico internazionale di armi e armamenti da guerra, un cittadino egiziano residente nel teramano, ad Ancarano.

L'inchiesta vede coinvolti altri due cittadini libici, al momento irreperibili, e un intermediario d'affari ascolano, Franco Giorgi, 73 anni, scomparso da un anno e mezzo nell'inferno libico, su cui pende una ordinanza di custodia cautelare.

Secondo un rapporto del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Giorgi sarebbe “il principale mediatore italiano” del network di Abdurraouf Eshati, un libico arrestato e condannato a sei anni in Gran Bretagna per un traffico da 28,5 milioni di dollari di armi destinate alle milizie di Zintan. Il mediatore ascolano avrebbe ricevuto una prima tranche di denaro dai suoi clienti libici, che però, sostiene il rapporto delle Nazioni Unite, gli sarebbe stata rubata in Italia. Così, nel marzo del 2015, l’uomo si sarebbe recato a Tripoli, “probabilmente per discutere il problema con i clienti”. E non ha più fatto ritorno.

A denunciare la presunta scomparsa, un anno fa, fu un suo amico. I familiari hanno sempre sostenuto di non sapere chi lo stesse trattenendo e dove. In questi mesi le indagini, coordinate dal procuratore Michele Renzo, sono state condotte dai carabinieri del Ros di Ancona in collaborazione con la polizia slovena e con quella di Londra.

L’ascolano era stato già sfiorato in passato da due inchieste su un traffico di armi verso la ex Jugoslavia. Nel 2002, Giorgi, per qualche tempo residente a Tirana, venne arrestato nella sua villa di Ascoli su ordine del gip di Torre Annunziata. Era sospettato di aver partecipato ad un traffico di armi e munizionamento da guerra, fatti per i quali era già stato indagato anche nel ’98 (ma poi scagionato) nell’inchiesta Cheque to cheque. Rimase detenuto per pochi giorni: il tribunale del Riesame di Napoli lo rimise in libertà e le accuse vennero archiviate. Fu anche ascoltato dalla Commissione parlamentare di indagine che si occupò del caso Ilaria Alpi.

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