Il Consiglio dei Ministri, riunito in serata, ha ratificato l'uscita dal commissariamento di Regione Abruzzo, la prima tra le regioni 'canaglia' a riprendersi la gestione della sanità, dopo 9 anni.
A Palazzo Chigi, si è 'celebrato' l'ultimo dei passaggi formali di una 'lunga' giornata: prima, il via libera della Conferenza delle Regioni, dunque il passaggio in Conferenza Stato-Regioni, convocata per il pomeriggio alle 15 con, all'ordine del giorno, "il parere sulla deliberazione della Giunta regionale d'Abruzzo di presa d'atto e approvazione del 'Piano di riqualificazione della del sistema sanitario abruzzese 2016-2018'".
Parere che è stato favorevole.
A quel punto, il Consiglio dei Ministri ha potuto approvare la delibera di cessazione del commissariamento, alla presenza di Luciano D'Alfonso, rappresentante legale dell'Ente, e di Silvio Paolucci, assessore regionale alla sanità, con la ratifica del piano di riqualificazione e il conseguente, sospirato, passaggio dei poteri che sono tornati, così, all'esecutivo regionale. "L'Abruzzo è la prima regione che esce dal commissariamento, c'é stato un grande lavoro da parte della Regione e della Conferenza che lo ha supportato", ha sottolineato Giovanni Toti, vicepresidente della Conferenza delle Regioni al termine della riunione. "Un buon risultato, segno che le regioni possono essere efficienti ed efficaci", ha aggiunto.
"Ci riprendiamo il nostro destino - il commento a caldo di D'Alfonso - siamo la prima Regione uscita da un commissariamento durato 9 anni. Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi sia di riordino dei conti che di performance per qualità e quantità di servizi alla salute. La fine del commissariamento non significa arbitrio - ha aggiunto il governatore - ma cultura della programmazione, valorizzazione del significato dei dati: faremo sì che si inauguri una nuova stagione di investimenti, innovazioni, formazione del capitale umano e diritti della salute sostenibili".
"E' un risultato che ci riempie d'orgoglio - ha sottolineato l'assessore Paolucci - frutto di un lungo lavoro, che negli ultimi due anni, ha visto questa amministrazione regionale lavorare senza sosta per restituire agli abruzzesi la gestione della sanità. E un ringraziamento va al presidente Luciano D'Alfonso e alla struttura commissariale per la fiducia che hanno riposto in me. Oltre, naturalmente, al prezioso lavoro di accompagnamento, indirizzo e monitoraggio reso dai ministri dell'economia, delle finanze e della salute, e delle strutture tecniche competenti. Ci sono stati momenti difficili, ma tutte le scelte che sono state prese, avevano l'unico obiettivo di migliorare la qualità dell'offerta sanitaria ai nostri utenti".
Il piano di riqualificazione, giusto ricordarlo, era stato sostanzialmente bocciato dal Consiglio regionale, riunito il 21 luglio scorso, con l'approvazione - 14 voti favorevoli e 13 contrari - di una mozione presentata dai consiglieri di centrodestra che impegnava la stessa assise, e il presidente della Giunta, a ritirare il piano. "Il Decreto commissariale n.55 con cui il Governatore D'Alfonso ha ghigliottinato la rete ospedaliera abruzzese - sottolineò quel giorno, in aula, il capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri - "smantellando interi nosocomi, va ritirato, ve lo dovete rimangiare. Il presidente, abbandonato anche da una parte della sua maggioranza, deve riscrivere il piano, aprendo il confronto con i Comuni, e lo deve riportare in aula per renderlo noto ai consiglieri regionali eletti dai cittadini abruzzesi. Inoltre deve venire a chiarire qual è il modello di collaborazione pubblico-privato previsto nel piano, definendo il contributo in termini di costi, volumi e tipologia di prestazioni".
Non è accaduto nulla di tutto ciò. Anzi, D'Alfonso - tradito in Consiglio dai dissidenti Mario Olivieri e Maurizio Di Nicola oltre che dall'assessore di lotta e di governo Andrea Gerosolimo - qualche giorno dopo li convinse ad apporre la firma su un documento che, sostanzialmente, condivideva il 'Piano di riqualificazione' auspicando, tra l'altro, il rapido completamento delle procedure di uscita dal Commissariamento.
E così è andata.
Ora, il Governo ha scritto la parola fine sulla vicenda: una decisione politica sia chiaro, quella di Palazzo Chigi, che supera, d'un fiato, le criticità - irrisolte - che pure erano state sollevate ed evidenziate dai tecnici del Ministero dell'Economia e della Sanità, riuniti nel Tavolo di monitoraggio nel luglio scorso.