"A 7 anni e 7 mesi dal terremoto del 6 aprile 2009, nessuna tra le 5 Ater della Regione Abruzzo, nemmeno quella della Provincia dell'Aquila, ha provveduto a mettere in sicurezza gli alloggi di Edilizia Popolare realizzati in zone e Comuni ad alto rischio sismico ed idrogeologico".
La denuncia è di Pio Rapagnà coordinatore regionale di Mia Casa Abruzzo.
"Bisognerebbe dare un vero e proprio “scossone” rispetto all'elaborazione e approvazione di un intervento “serio e strategico” di messa in sicurezza antisismica degli alloggi pubblici costruiti in zone di acclarato alto e altissimo rischio sismico" scrive Rapagnà in una nota "e lanciare una efficace e concreta “Campagna Casa sicura” su tutto il territorio regionale, rispetto ai rischi sismici incombenti e in atto, onde prevenire ulteriori tragedie".
"Che fine hanno fatto" prosegue la nota "e come sono state utilizzate le “risultanze, le conclusioni e le proposte” dello studio e del lavoro della Società “in housing” Abruzzo Engineering? Perché non è stato fatto nulla in Abruzzo in merito alla “messa in sicurezza sismica” delle abitazioni pubbliche delle ATER e dei Comuni realizzate in zone sismiche?".
"Gli alloggi sui quali “intervenire”, nei principali Comuni della Regione Abruzzo" afferma Rapagnà "sono per numero e località così distribuiti: 2.945 a L'Aquila; 1.619 ad Avezzano; 1.294 a Sulmona; 715 in Provincia di Teramo; 875 in Provincia di Chieti; 358 in Provincia di Pescara, sui quali nessun “serio” intervento di messa in sicurezza sismica è stato ancora effettuato e neanche programmato".
"Il ripetersi attuale di scosse importanti in aree dentro e fuori il cratere sismico del 6 aprile 2009" continua la nota "ripropone drammaticamente all'attenzione di tutti il problema della “estrema vulnerabilità” del nostro patrimonio abitativo pubblico, mentre le Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 2003 e n. 3467 del 2005 per le costruzioni in zone sismiche di nuova classificazione, imponevano scadenze ed impegni gravosi per l'adeguamento del patrimonio, da un lato, e l'aggiornamento a nuovi metodi di calcolo delle strutture antisismiche, dall'altro, tenendo conto dell'entità dei “nuovi” rischi, anche in considerazione delle condizioni dei fabbricati derivanti sia dalla vetustà e sia dagli eventuali interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazioni cui possono essere stati assoggettati e delle misure di “adeguamento antisismico” di fatto non ancora applicate".
"Il 60% degli edifici e delle abitazioni di Edilizia Residenziale Pubblica, di proprietà delle 5 Ater di L'Aquila – Chieti – Pescara – Teramo e Lanciano e dei Comuni ad alto rischio" dichiara ancora Rapagnà "deve essere messo in sicurezza, prima che, come per L'Aquila, sia troppo tardi. Dal 1999 al 2009 la Regione, le 5 Ater ed i Comuni abruzzesi classificati ad alto rischio sismico hanno avuto a disposizione più di 250 milioni di euro, ma non li hanno utilizzati per la mancanza di “programmi, piani e progetti” esecutivi. Purtroppo, sul piano della messa in sicurezza antisismica, come se non bastasse quanto è già successo, tutto sembra restare immobile “anche” di fronte a quanto di più drammatico è accaduto e potrebbe ancora accadere!".
"La rinnovata preoccupazione del Mia Casa" attacca Rapagnà "non è infondata, anzi è rafforzata anche dal fatto che lo stesso Documento di programmazione economico-finanziario Regionale 2010-2012 recitava “testualmente” ben 6 anni fa che “Nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, la necessità di intervenire sul patrimonio edilizio danneggiato e su quello esistente per la messa in sicurezza si incrocia con il processo di riforma del settore e di riordino delle Aziende operanti nel settore (Aret e Ater), attualmente commissariate per compiere ordinaria amministrazione.
Ma, è sotto gli occhi di tutti, che nessuna “importante novità” in merito è intervenuta con i successivi Documenti di programmazione economico-finanziario regionale, mentre, sino ad oggi, nessun “processo di riforma” e di riordino funzionale delle 5 Ater ha portato al superamento della “ordinaria amministrazione” neanche di fronte all'aggravarsi della emergenza abitativa e della sicurezza".