"E’ anche una battaglia di Ance L’Aquila quella ingaggiata per contrastare l’esodo dovuto al meccanismo dell’abitazione equivalente che sta portando ad un depauperamento del tessuto economico e sociale del nostro territorio comunale e di quello dell’intero cratere".
A dirlo è il presidente dei costruttori Ettore Barattelli che torna sull'argomento, rilanciato stamane sulle pagine del quotidiano 'Il Centro' e anticipato su old.news-town.it già un mese fa [leggi l'articolo]. "Riteniamo non più rimandabile la modifica della norma riguardante le abitazioni equivalenti che dal dopo sisma, secondo dati ufficiali, ha riguardato 600 casi, per un ammontare di oltre 157 milioni, il 60% dei quali spesi fuori cratere se non fuori regione. Una fuga di residenti che provoca conseguenze demografiche ed economiche nefaste per la nostra comunità e per il nostro tessuto produttivo. Per questo – ha svelato Barattelli - nell’ultimo mese abbiamo interessato i vertici delle istituzioni locali e tutti i parlamentari eletti in Abruzzo, di ogni schieramento, per sollecitarli ad intervenire in favore di una modifica della norma in sede di conversione del Decreto 189/2016 ma l’azione di pressing non ha dato, al momento, esito positivo".
La prossima occasione legislativa utile è la discussione del Decreto Mille proroghe che approderà in Parlamento nelle prossime settimane. Per questo – ha sottolineato il presidente di Ance L'Aquila - siamo tornati a sollecitare i parlamentari abruzzesi a sostenere un emendamento da noi proposto che intende circoscrivere la possibilità di acquisto dell’abitazione sostitutiva esclusivamente all’interno dello stesso comune. Questo permetterebbe di tutelare tutti i comuni, non solo quello aquilano".
Stando a Francesco Laurini, delegato di Ance L’Aquila, sul tema delle politiche immobiliari, l’esodo demografico e le conseguenze sociali ed economiche andrebbero considerate anche alla luce di alcuni numeri non ufficiali ma che si desumono da parametri basati sui consumi, i rifiuti, la popolazione scolastica, eccetera. "E’ verosimile che la cifra di chi ha abbandonato la città si attesti sulle 5000 persone", ha detto Laurini. "Il saldo, al ribasso, potrebbe apparire meno grave, attestandosi sulle 2000 persone in meno, solo grazie alla compensazione di 3000 nuovi residenti da cercarsi tra gli occupati dei settori della ricostruzione, indotto compreso. Questo in sostanza vuol dire che la popolazione si modifica nelle caratteristiche oltre che nei numeri, perdendo componenti del ceto produttivo e professionale e acquisendo lavoratori dipendenti. Questo avrà, nel lungo termine, anche una ripercussione sulla capacità di sviluppo che il territorio sarà in grado di esprimere. E’ necessario – ha concluso il delegato Ance – porre un freno a questa grave emorragia che rischia persino di intensificarsi nei prossimi anni, a causa delle conseguenze dei ritardi della ricostruzione. E’ inutile riedificare una città gioiello dal punto di vista sismico e architettonico se contemporaneamente le norme favoriscono la sua desertificazione. Fermiamo questo paradosso".