"Non metterei in una nostra pubblicità una famiglia gay perché noi siamo per la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri". Pensieri e parole di Guido Barilla che ieri, in una intervista alla trasmissione radifonica 'La Zanzara', ha voluto lanciare una inaccettabile provocazione. Anche perché nessuno ha mai chiesto alla Barilla di girare spot pubblicitari con le famiglie gay.
Contro l'azienda, che da sempre - e in particolare per il brand della Mulino Bianco (il gruppo detiene anche la Voiello e la Pavesi) - si pubblicizza puntando sull'immagine di famiglia perfetta, è scoppiata una campagna di boicottaggio sui social network, in particolare su Twitter.
“Raccogliendo l’invito del proprietario della Barilla a non mangiare la sua pasta, rilanciamo con una campagna di boicottaggio di tutti i suoi prodotti. Per intanto è già partito su Twitter l’hastag #boicottabarilla”, ha spiegato in una nota Aurelio Mancuso, presidente dell’associazione omosessuale Equality Italia.
Cosa ha detto Barilla? L'intervista di Giuseppe Cruciani inizia con una domanda sulle dichiarazioni della presidente della Camera Laura Boldrini in merito al ruolo della donna nella pubblicità italiana. Non solo per quanto riguarda la strumentalizzazione del corpo, ma anche per lo stereotipo tradizionale di "madre che serve a tavola".
"La pubblicità è una cosa molto seria - la risposta dell'imprenditore - e va discussa in genere da persone che ne capiscono di pubblicità. Laura Boldrini non capisce bene che ruolo svolge la donna nella pubblicità. E' madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo. E' una fondamentale persona per la pubblicità, non solo italiana. In tutti i Paesi del mondo la donna è estremamente usata. Ho pensato che il Presidente della Camera che si abbassa a parlare di pubblicità quando peraltro non ha le competenze è abbastanza patetico. La comunicazione è una leva fondamentale per il commercio e ognuno la fa come meglio crede, nel rispetto delle regole. Ci sono i giurì che controllano la qualità dei comunicati, se qualcuno fa male viene ripreso e ampiamente multato".
Quando il giornalista chiede se la Barilla potrebbe girare uno spot con una famiglia gay, Barilla replica: "Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell'azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che facciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un'altra. Ma uno non può piacere sempre a tutti per non dispiacere a nessuno. Non farei uno spot con una famiglia omosessuale, ma non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Tra l'atro la donna, per tornare all'argomento di prima, è fondamentale".
L'intervistatore "punzecchia" Guido Barilla sull'affermazione "senza disturbare gli altri", chiedendogli di spiegarsi meglio: "Io rispetto tutti - continua l'imprenditore - che facciano quello che vogliono senza infastidire gli altri. Ognuno ha diritto a casa sua di fare quello che vuole senza disturbare quelli che stanno attorno rivendicando più o meno diritti che sono più o meno leciti. Io rispetto il matrimonio omosessuale perché riguarda persone che vogliono contrarre il matrimonio, ma non rispetto assolutamente l'adozione nelle famiglie gay, perché questo riguarda una persona che non sono le persone che decidono".
"L'omofobia - spiega Daniela Tomasino, presidente di Arcigay Palermo - è ben radicata nel nostro Paese, a tutti i livelli. La Barilla negli ultimi decenni, con pubblicità e prodotti ha contribuito a condizionare il modello di famiglia nell'immaginario di milioni di Italiani. Ora sappiamo che si trattava di un modello ideologico, influenzato da odio e pregiudizi. Non posso non pensare che queste frasi siano emblematiche, in un Paese in cui l'impresa non assume su di sé nessuna responsabilità etica. Barilla sa che può diffondere il suo irresponsabile messaggio d'odio senza alcun freno: la legge glielo consente, e in Parlamento decine di 'onorevoli' ne condividono le parole. Ne prendo atto, ma non mi rassegno. Io sicuramente da oggi sceglierò con più attenzione solo marchi locali, con principi etici più solidi: non voglio che i miei soldi arrivino a questa gente".
E come Tomasino, sono migliaia i consumatori italiani che su Twitter stanno annunciando il proposito di rinunciare ai prodotti Barilla: "Oggi - scrive Lucia Della Casa (@luci69dc) - i biscotti del MulinoBianco non li ho mangiati. Perché io credo nella famiglia. Punto". "Nel Mulino che vorrei - aggiunge Elia (@elijah85) - ci stanno tutti, pure i gay". "Barilla: 'Niente gay nei nostri spot, solo la famiglia tradizionale'. Peccato, avevo già pronto il sugo", scrive Radio_zek (@radio_zek). E giù così per tweet e tweet. Una "battaglia" che certamente qualche strascico, pubblicitario e commerciale, per la Barilla l'avrà. Nonostante Guido Barilla pensi che i consumatori, nella scelta della spesa, "sia molto lontana da quanto viene detto sui media".