Domenica, 04 Dicembre 2016 00:06

Referendum Costituzionale, stravince il No che sfiora il 60%. Tutti i risultati in Abruzzo

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Le dimissioni di Matteo Renzi

"Domani pomeriggio [oggi per chi legge, ndr], consegnerò le mie dimissioni al Presidente della Repubblica".

Lo ha annunciato Matteo Renzi, ad un'ora e mezza dalla chiusura delle urne per il referendum costituzionale. "Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta", ha aggiunto. "Volevo ridurre il numero delle poltrone: ora, la poltrona che salta è la mia". Visibilmente emozionato - in particolare, ringraziando la moglie Agnese - Renzi ha riconosciuto la schiacciante vittoria del 'No': "In Italia, non perde mai nessuno: io non sono così. Ho perso, non sono riuscito a portarvi alla vittoria - ha detto rivolgendosi a chi lo ha accompagnato nella battaglia referendaria - e, dunque, l'esperienza del mio Governo finisce qui".

D'altra parte, la vittoria del 'No' è senz'appello: il 59,1% dei votanti (quasi 19 milioni e mezzo di italiani) hanno bocciato la riforma proposta dal governo, contro il 40,9% dei Sì (quasi 13 milioni e mezzo di elettori).

A destare scalpore è l'altissima affluenza, con percentuali più da elezioni amministrative che da referendum: hanno votato il 68.48% degli aventi diritto. Si è votato molto più a nord che a sud: percentuali altissime in Lombardia (74.22%), Veneto (76.66%), Emilia Romagna (75.93%) e Toscana (74.45%); affluenza più bassa in Calabria (54.43%), Sicilia (56.65%), Puglia (61.71%) e Campania (58.88%).

Sono arrivati anche i dati definitivi sul numero di votanti all'estero: si sono recati alle urne 1 milione e 251mila elettori su 3 milioni e 995mila; a 348 sezioni scrutinate su 1618, il 'Si' è al 64.68% (139.993 voti) col 'No' fermo al 35.32% (76.432).

In Abruzzo, l'affluenza si è attestata al 68.74%.
 

Il voto in Abruzzo: 'No' oltre il 60% in tutte le province

In Abruzzo il 'No' è al 64.4%, con 461.167 cittadini che hanno bocciato la riforma e 255.022 a favore della proposta di modifica costituzionale.

E in particolare:

  • Provincia dell'Aquila: 'No' al 64.95% (104.981 voti), 'Si' al 35.05% (56.650);
  • Provincia di Pescara: 'No' al 64.80% (113.344), 'Si' al 35.20% (61.575);
  • Provincia di Teramo: 'No' al 63.42% (105.245), 'Si' al 36.58% (60.714);
  • Provincia di Chieti: 'No' al 64.40% (137.607), 'Si' al 35.60% (76.063).

L'affluenza in Abruzzo

L'affluenza in provincia dell'Aquila si è attestata al 68.30%; a L'Aquila città, si è superato il 70%: i cittadini al voto sono stati il 70.17% sugli aventi diritto.

In provincia, record di votanti a Villa Sant'Angelo (78.06%), Sant'Eusanio Forconese (76.80%) e Poggio Picenze (75.70%); male Campotosto (51.45%), Castellafiume (56.45%) e Cappadocia (51.45%).

In provincia di Chieti, i votanti sono stati il 68.81% degli aventi diritto; nel pescarese, l'affluenza si è attestata al 69.04%, poco più su che in provincia di Teramo (68.77%). Stando alle città capoluogo: a Chieti ha votato il 70.23% degli aventi diritto, a Pescara il 69.31%, a Teramo il 70.15%.

Le reazioni

"Evviva! Ha vinto la democrazia", scrive sul suo blog, Beppe Grillo, in un post a sua firma. E aggiunge: "Questo voto ha due conseguenze: Addio Renzi, e gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto". Luigi di Maio, secondo il quale "oggi ha perso l'arroganza al potere", annuncia che "da domani siamo al lavoro per creare il programma del futuro governo del M5s", per creare "la squadra del futuro governo 5 stelle".

"Bisogna andare a elezioni subito, nessuno pensi di bivaccare ancora in Parlamento" l'affondo di Alessandro Di Battista.

"Renzi per una volta ha mantenuto la parola, aveva detto che si sarebbe dimesso e lo ha fatto". Così Silvio Berlusconi, riferiscono fonti parlamentari azzurre, ha accolto la decisione del premier di fare un passo indietro dopo la vittoria del No al referendum. "Renzi game over: questa è una grande vittoria della democrazia", ha aggiunto Renato Brunetta (Forza Italia) in conferenza stampa a Montecitorio. "Il Pd ha la maggioranza e ha il dovere di fare un altro governo visto che in Parlamento ha la maggioranza ma senza Renzi".

"Benissimo le dichiarazioni di Renzi sulle sue dimissioni nelle prossime ore, ma la mia esperienza mi insegna che quando un democristiano presenta le dimissioni è per farsele respingere", afferma in una nota Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord. "Ovviamente, confido che questo luogo comune venga sfatato e che le dimissioni vengano accettate, ma insieme a Renzi le dimissioni dovranno presentarle anche tutti i suoi ministri, a partire dal ministro Boschi".

"Oggi si è scritta una bellissima pagina di partecipazione democratica", ha sottolineato Roberto Speranza che guida l'area di minoranza dem. "L'Italia ha dimostrato ancora una volta di essere un grande Paese. Nel campo del No c'è stato un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Noi lo abbiamo rappresentato dentro il Pd: il risultato dimostra che eravamo nel giusto a difendere le convinzioni nostre e di molti militanti e cittadini del centrosinistra". E quindi: "Prendiamo atto della scelta di Renzi, massima fiducia nel lavoro che il presidente della Repubbluca costruirà nella prossime ore. Il Pd ha 400 parlamentari e non può che essere il perno per garantire la governabilità. Il Pd dovrà sostenere questo sforzo. C'è bisogno di dare una nuova legge elettorale al paese".

"Aspettiamo i dati definitivi ma il trend è significativo", ha sottolineato Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. "Gli italiani hanno voluto dire la loro sul governo e non solo sulle riforme. Il messaggio è anche per Mattarella: gli italiani non vogliono un governicchio si vogliono scegliere il governo".


Il dopo Renzi

E' ancora presto per capire cosa succederà e chi succederà a Renzi dopo il voto di ieri, ma qualche nome inizia a circolare sulle maggiori testate nazionali. Oggi il Premier salirà al Colle per presentare le dimissioni al Capo dello Stato Sergio Mattarella. E' doveroso ricordare che comunque è sempre il Presidente del Consiglio a dover scegliere se continuare o meno, ma le parole di Renzi un'ora dopo la chiusura dei seggi sono inequivocabili. E' altamente improbabile che venga costituito un governo che possa durare fino alla fine della legislatura (2018).

E' più plausibile, invece, che si individuino una o più figure traghettatrici verso elezioni anticipate. In tal senso, circolano insistenti i nomi dei due ministri dell'Economia e delle Infrastrutture Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio, oltre che del Presidente del Senato Pietro Grasso. Meno quotati, ma comunque considerati, i ministri Paolo Gentiloni e Dario Franceschini, oltre all'ex premier Romano Prodi.

Ad ogni modo, tutto sarà più chiaro dopo le consultazioni al Quirinale.

Ultima modifica il Lunedì, 05 Dicembre 2016 09:26

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