Sabato, 07 Gennaio 2017 01:51

Gran Sasso, polemica su Zps. Liris: "Pietra tombale su sviluppo". Di Matteo e Pepe: "Sanato un ritardo di anni"

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Bufera sul Gran Sasso, e non parliamo dell'ondata di gelo polare che sta attanagliando il territorio piuttosto della contestatissima delibera di Giunta regionale n.877, datata 27 dicembre 2016, che converte i Siti di Interesse Comunitario e le Zone a Protezione Speciale in Zone a Conservazione Speciale.

Come noto, l'associazione 'Progetto Montagna' sta raccogliendo da mesi le firme su due petizioni, indette ai sensi dello Statuto del Comune dell'Aquila, che sostituiscono, almeno momentamente, l'azione referendaria del 'Comitato promotore il Referendum Consultivo Gran Sasso', di cui NewsTown ha scritto ampiamente [leggi qui]; ed in effetti, il contenuto delle petizioni ricalca i temi portanti dei quesiti referendari, a chiedere - sostanzialmente - la rimodulazione e la rivisitazione dei confini del Parco e di alcuni zone del Sito di Interesse Comunitario. Al contrario, Regione Abruzzo si è mossa in direzione opposta, convertendo Sic e Zps in Zone a Conservazione Speciale.

Una decisione che ha scatenato violente polemiche. "Caro D’Alfonso, con i nuovi vincoli hai ucciso L’Aquila, e tutte le possibilità di turismo su cui erano riposte le speranze di giovani, imprese, attività commerciali", l'affondo del capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Guido Quintino Liris. "Con questo provvedimento - ha spiegato - si rende di fatto impossibile il percorso di revisione dei vincoli che ad oggi impediscono lo sviluppo del Gran Sasso. A dispetto delle migliaia di firme raccolte dal Comitato SaveGransasso, a dispetto degli annunci roboanti e privi di fondamento del sindaco Cialente, a dispetto delle rassicurazioni di tutti gli esponenti del Partito Democratico seduti in Comune e in Regione, con la delibera n. 877 del 2016 viene posta la parola fine allo sviluppo del comprensorio sciistico di Campo Imperatore, ai sogni del Piano d'area, ai nuovi impianti di risalita, alla possibilità di innevare in maniera artificiale le piste della stazione sciistica di Campo Imperatore".

Ma c’è di più. "I disagi non riguarderanno solo il turismo invernale, ma anche quello estivo o comunque non legato allo sci, dai divieti relativi al parapendio fino a quelli relativi alla rampicata, dai divieti relativi all’uso di droni fino a quelli relativi alla pesca e al pascolo. Si sprofonda nel tragicomico".

Tra le misure previste, Liris ne cita alcune "tra le più ridicole: va regolamentato il transito del pubblico (non tutti possono andare a piedi in montagna), non si possono ripulire i fontanili senza autorizzazione, va ridotta l’illuminazione artificiale, non vanno realizzati manufatti ex novo al fine di evitare anche minimi consumi di suolo. In compenso, udite udite, viene incentivato l’uso delle bestie da soma quali il mulo. Se non fosse tanto grave la situazione ci sarebbe tanto da ridere. La delibera di giunta n. 877 del 27 dicembre 2016 è la pietra tombale sullo sviluppo della nostra montagna, del turismo e delle attività commerciali ad esso connesse. Il Partito Democratico si è reso colpevole di una scelta politica e amministrativa omicida della realtà aquilana".

A Liris, hanno risposto gli assessori regionali Donato Di Matteo e Dino Pepe: "Sappiamo che il futuro del Gran Sasso - tra tutela ambientale e sviluppo turistico sostenibile - è un tema strategico e delicato. E la Regione su questo tema è intervenuta ponendo fine ad una grave inadempienza consumata negli anni passati", hanno spiegato. "Il colpevole ritardo accumulato dalle precedenti amministrazioni regionali ha esposto la Regione Abruzzo ad una procedura di Infrazione comunitaria che si trascina da 9 anni e che ci costerà molto salata", hanno sottolineato Pepe e Di Matteo. A dire che la contestata delibera di Giunta altro non sarebbe se non un obbligo a cui l'Ente era tenuto da quasi un decennio "perché il Decreto Legislativo 152/2006 imponeva a tutte le regioni di convertire i Siti di Interesse Comunitario (SIC) in Zone Speciali di Conservazione (ZSC) per una omologazione a livello europeo. Proprio questo dato testimonia che di fatto SIC e ZSC sono la stessa cosa: sono aree con l'identica perimetrazione e sottoposte alle stesse norme. Nulla cambia nella sostanza e non c'è dunque alcuna catastrofe che incombe. Al contrario l'unico modo per porre fine alle Norme di Salvaguardia finora vigenti che in maniera indiscriminata hanno applicato ovunque nel Parco i vincoli più estremi, è quello che la Regione ha finalmente avviato: approvare il Piano del Parco che riconosce i Progetti Speciali Territoriali e consentire di diversificare i vincoli promuovendo uno sviluppo sostenibile".

In questo senso, la Regione - promessa degli assessori, almeno - attiverà tavoli concertativi con le forze rappresentative dei territori interessati per condividere un percorso comune che porti ad una legge regionale che preveda modifiche nell'ambito dei vincoli europei. "Infine, la Regione affiderà al Parco – che ha già attivato una collaborazione con l’Università dell'Aquila – un'azione nell’ambito del PAF, Priority Action Framework, per realizzare uno studio di verifica e revisione dei SIC/ZSC in quanto areali pregiati per le specie endemiche di cui tutelare l’habitat. Potremmo forse scoprire - hanno concluso Pepe e Di Matteo - che alcuni SIZ/ZSC precedentemente individuati vanno rivisti, mentre altre zone selvagge, integre e di ben maggiore pregio ambientale finora trascurate hanno bisogno di esserne classificate".

Ma il capogruppo di Forza Italia non ci sta, e replica, ancora, agli assessori regionali chiedendo che la delibera venga ritirata, subito, in autotutela. "Mi spiace dover sottolineare che o voi ignorate gli argomenti che trattate, o siete in malafede", la risposta a Pepe e Di Matteo. "Innanzitutto, in Abruzzo non c'è alcuna Zona Speciale di Conservazione  (Zsc), e a poco serve il passaggio in Giunta della Delibera n. 877: l'atto di trasformazione dei Siti di Interesse Comunitario in Zone Speciali di Conservazione (atto che rende impossibile la revisione o la rimozione dei vincoli ambientali che impediscono lo sviluppo) è compito, anzi prerogativa del Ministero dell'Ambiente, non della Regione", spiega Liris; e "dato che il Ministero non ha emanato finora alcun decreto sull'istituzione delle ZSC se ne deduce facilmente che in Abruzzo non c'è alcuna ZSC. Le 'misure generali di conservazione' (previste dalla Delibera 877 del 27 dicembre 2016) ed eventuali 'piani di gestione' sono applicabili solo alle ZSC; pertanto nessun provvedimento restrittivo riportato nella delibera è valido o esecutivo. Quando Pepe e Di Matteo sostengono che i Sic e le Zsc sono la stessa cosa dimostrano una grave ignoranza amministrativa: la designazione dei primi è competenza europea su proposta regionale (attraverso lo stato membro), quella delle ZSC è ministeriale".

Dunque, quanto prodotto dalla Regione sarebbe molto più che una forzatura amministrativa, e un ricorso al Tar renderebbe immediatamente nulla la Delibera", aggiunge il capogruppo dei forzisti in Consiglio comunale che chiede poi al compagno di partito Mauro Febbo, Presidente della Commissione Vigilanza e Garanzia della Regione, di convocare al più presto una commissione ad hoc, e pretendere il ritiro immediato in autotutela della delibera. Che poi, "la Delibera in oggetto prevede la trasformazione di tutti i Sic in Zsc. In Abruzzo ci sono 54 Sic; la Regione propone di trasformare tutti i 54 Sic in Zsc? Ma siamo tutti matti? In nessuna Regione d'Italia tutti i Sic sono stati trasformati in ZSC, ma sempre e soltanto una parte di essi".

Liris ha quinti posto alcune domande a tutti gli interessati. Eccole:

  • "Dovremmo sperare che l'accaduto sia frutto dell'ignoranza dell'Ente Regione o malignare sull'operato, e cioè pensare che la Delibera sia stata uno strumento maldestro per sanare alcuni atti compiuti in precedenza, magari in maniera impropria o illegittima? (Ad esempio i famosi "piani di gestione" redatti in assenza di un decreto ministeriale di istituzione di Zsc);
  • Il confezionamento di questo provvedimento è lo strumento con il quale la Regione vuole tenere sotto "ricatto" politico e amministrativo i tanti Sindaci che vogliono uscire dal Parco proprio per la impossibilità di tollerare i vincoli? (Infatti anche deliberando l'uscita dal parco, i Comuni sarebbero sottoposti a vincoli stringenti);
  • I vincoli stabiliti nella delibera possono vedere completamente esautorato il ruolo di Commissioni e Consiglio? Non dovrebbero far parte di una legge o anche di un regolamento condiviso con gli stakeholders del territorio?;
  • Gli assessori Pepe e Di Matteo non si accorgono di essere vittime di un atteggiamento di integralismo ecologista e animalista che sta allontanando sempre più la Regione dal territorio e dalle sue esigenze e criticità?".

"Per il momento non voglio scendere in ulteriori particolari, su questo immagino lavorerà la Commissione Vigilanza della Regione", ha concluso. "Invito, intanto, i componenti della Giunta Regionale a non essere frettolosi e imprudenti nel rispondere ad argomenti molto tecnici, che richiedono uno studio dettagliato, fatto di passione e dedizione".

Ultima modifica il Domenica, 08 Gennaio 2017 00:50

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