Sabato, 05 Ottobre 2013 12:30

“Lampedusa. Oggi piangete, ieri dove eravate?”. Italiani brava gente

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“Nel Mediterraneo non si muore per caso né per fatalità. Si muore per l’assenza di una politica di accoglienza vera per chi fugge da persecuzioni, conflitti, torture e altre violazioni dei diritti umani. Si muore perché in questi anni governi italiani di qualsiasi colore politico hanno fatto accordi con la Libia sulla pelle di migranti e rifugiati, promettendo al contempo di ‘fermare gli sbarchi dei clandestini’ al loro elettorato”.

Lo scrive Amnesty International che ha organizzato, ieri pomeriggio alle 18, la manifestazione davanti a Montecitorio “Lampedusa. Oggi piangete, ieri dove eravate?”, per ricordare all’Italia e al mondo intero che quello che è successo non è una semplice ‘disgrazia’, non una semplice ‘vergogna’ e neppure un semplice ‘lutto’. Queste sono, infatti, le parole che escono oramai in maniera bipartisan da ogni bocca. Tutti d’accordo sull’orrore che ha risvegliato le menti di tanti italiani, e forse anche i loro cuori. Ma cosa si nasconde dietro il grande circo mediatico della pietà collettiva? Perché oggi tutti piangono e fino a ieri nessuno ha alzato un dito contro quello che già era successo e succedeva nelle acque del più grande cimitero del mondo?

Domande a cui nessuno sembra riuscire a rispondere, neppure dopo la morte di 111 persone, senza contare i dispersi e i feriti.

Iniziamo ricordando quali sono le politiche che attualmente regolano l’ingresso dei migranti in Italia e in Europa. Le prime, quelle italiane, regolate dalla Bossi- Fini, oggi vengono evocate da una parte politica, quella che da sempre almeno a parole, le ha criticate, la sinistra; le seconde quelle europee sono invece sulla bocca di tutta la destra e, a partire dal vice Premier e Ministro dell’Interno Angelino Alfano nel discorso di ieri in Parlamento, vengono considerate la radice di una sbagliata gestione dell’immigrazione.
Nel suo intervento alla Camera per riferire su quello che è accaduto a Lampedusa, il Ministro dell’Interno ha detto: “Uno Stato che non protegge i propri confini, non può definirsi tale. Il punto è se l’Europa intende difendere i suoi confini disegnati dal trattato di Schengen. L’Europa deve scegliere se proteggere le proprie frontiere, quindi i propri cittadini, ma anche chi arriva a quelle frontiere nelle mani dei mercanti della morte”.
L’altro fronte della “colpa è degli altri” si colloca a sinistra. Da parte di Pd e Sel molte sono state le dichiarazioni che chiedono l’abolizione della Bossi- Fini, ma come al solito si “pontifica” oggi per non aver fatto niente ieri. L’esponente radicale Rita Bernardini in un’intervista al Tempo di ieri mattina ha dichiarato: “il Pd sa solo pontificare: dice bisogna cambiare la Bossi-Fini, poi però non fa nulla. Non sa legiferare e ostacola o non si impegna a sostegno delle iniziative di chi prova a porre rimedio a tele inadeguatezza”.

Il riferimento è alla raccolta di firme per i 12 referendum radicali tra cui il quesito “per abrogare il reato di clandestinità, un reato aberrante che punisce una condizione anziché una condotta; e per eliminare quelle norme che incidono sulla clandestinizzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti”. Uno dei quesiti che ha non ha raggiunto il quorum delle 500 mila firme per poter diventare domanda referendaria, e quindi oggetto di un voto popolare. La sinistra italiana, seppure a parole oggi è contraria, ieri non ha fatto il minimo che poteva fare: firmare il quesito. Non l’ha firmato neppure la Ministra per l’Integrazione, Cecile Kyenge. 

Ci si risveglia di colpo dal torpore solo dopo le catastrofi, come se prima non si sapesse o non si potesse fare nulla. Anche se dal 1988 circa 19mila persone hanno perso la vita nel Mare Nostrum, questi morti non avevano mai 'conquistato' le prime pagine dei giornali, riempito di pietas i network televisivi, bloccato i lavori parlamentari e indetto un lutto nazionale. Forse erano morti di serie B? No, semplicemente la nostra nazione per svegliarsi, aveva bisogno, come sempre, del Grande Evento. 

Un terremoto di vaste proporzioni, come quello dell’Aquila, risvegliò giornali, politici e opinion leader che almeno per un po’ parlarono di prevenzione antisismica. Allo stesso modo, oggi, un disastro del mare di proporzioni più imponenti rispetto alle ‘poche morti quotidiane’ a cui eravamo abituati, ha ridestato gli animi degli “italiani brava gente”. ‘Persone splendide’, ‘meravigliose’, ‘veri eroi’: sono questi gli attributi conferiti come medaglie a chi si è comportato come dovrebbe qualsiasi essere umano degno di questo nome. Ma in Italia la normalità, come soccorrere una persona in difficoltà, diventa l’eccezione, e l’anormalità come non soccorrerli, cosa che hanno fatto le tre imbarcazioni che non si sono fermate di fronte alle richieste di aiuto, diventa la regola.

Lo sa bene chi è abituato a confrontarsi tutti i giorni con questi drammi. La sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini ha ricordato che i tre pescherecci si sarebbero allontanati e non avrebbero soccorso i migranti in mare, “perché il nostro paese ha processato i pescatori che hanno salvato vite umane per favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. Infatti, le imbarcazioni che avvistano migranti non devono, per la legge italiana, soccorrerli. Il Testo Unico sull’immigrazione, la legge Bossi- Fini, prevede anche il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque porti in Italia dei migranti senza un visto d’ingresso. E’ chiaro, allora, che in queste condizioni, persone che soccorrono i migranti diventano certamente eccezioni, ma non si capisce perché il Governo stesso ieri, quando i soccorritori non erano sotto i riflettori dei media nazionali, li puniva con un processo, mentre oggi invece non li condanna . Anzi li chiama ‘eroi’.

Una contraddizione messa nero su bianco due anni fa dal film “Terraferma” di Emanuele Crialese, vincitore del Premio speciale della giuria al Festival di Venezia nel 2011 e dell’Oscar come “Miglior film straniero” nel 2012.

                                             

Un film in cui emerge in tutta la sua drammaticità il dissidio tra soccorrere ed essere fuori legge e non soccorrere ed essere nel rispetto della legge.

Questi sono giorni da ricordare. Non solo per una tragedia che nessuno può piangere davvero, se non i tanti familiari e amici che questi ‘poveri cristi’ hanno lasciato nella loro terra d’origine con la speranza del ritorno e di un futuro migliore. Ma sono anche momenti da registrare nei nastri della nostra coscienza collettiva.

Ieri queste persone erano “clandestini”, oggi di fronte ad una morte così vergognosa tutti, dai leghisti agli autori e sostenitori della Bossi- Fini, si trattengono dal pronunciare questo termine tanto usato e abusato. Per un giorno, i ‘clandestini’ possono usufruire di un ‘permesso’ perché sono morti. Oggi possono essere chiamati ‘rifugiati’, ‘poveri cristi’, ‘migranti’. 

Non è vero, dunque, che l’Italia è solo una nazione disumana che ha prodotto leggi che costringono i migranti alla morte e alla detenzione nei CIE, ma è anche magnanima. Grazie all’Italia, che è tanto buona da farli risorgere con preghiere, parole, opere e omissioni. Almeno per un giorno.

Ultima modifica il Sabato, 05 Ottobre 2013 18:25

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