Cassa integrazione ordinaria a zero ore, su 13 settimane a far data dal 1° febbraio, per i 20 dipendenti assunti, fino ad ora, da Accord Phoenix: la firma sulla richiesta dell'ammortizzatore sociale è arrivata in settimana, e riguarda 7 impiegati e i primi 13 operai individuati tra coloro che erano già impiegati all'ex polo elettronico. Erano ben altre le aspettative, purtroppo; la società che dovrebbe occuparsi di riciclo dei Raee, insediata a L'Aquila con un investimento da oltre 50 milioni di euro, 11 a valere sul 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico, aveva assicurato infatti altre 58 assunzioni, in due step: il primo, nel novembre scorso e l'altro entro i primi mesi del 2017. Invece, non si è proceduto con le assunzioni promesse e i lavoratori già impiegati sono finiti in cassa integrazione.
A sottoscrivere la richiesta di cassa integrazione anche Fim e Uilm: "una scelta di responsabilità", l'hanno definita Clara Ciuca e Giampaolo Biondi; in effetti, l'iter d'approvazione degli ammortizzatori sociali sarebbe più complesso, senza la firma dei sindacati. Al contrario, la Fiom ha disertato il tavolo per "mancanza di trasparenza e fiducia, indispensabili nei corretti rapporti tra proprietà e sindacati", ha spiegato Alfredo Fegatelli. "La cassa integrazione è necessaria - ha riconosciuto - ma non apporrà alcuna firma, fino a quando, almeno, non avrò piena fiducia nell'operato dell'azienda".
D'altra parte, l'insediamento di Accord Phoenix si è complicato tremendamente.
Prima, la sospensione delle attività imposte dalla Asl a seguito di un accertamento in azienda che aveva ricostrato alcune anomalie da sanare. In particolare, sarebbe stata rilevata la mancata installazione di una balaustra intorno ad una buca del cantiere e l'assenza di percorsi segnalati per i muletti. Poi, il sequestro dell'area produttiva, coi sigilli apposti dalla Guardia di Finanza per il presunto stoccaggio di rifiuti pericolosi e non - si parla di 105mila chilogrammi di materiale elettronico - seppure non fossero state ancora istruite le dovute autorizzazioni. A dirla in breve, Accord Phoenix avrebbe inoltrato al Servizio gestione rifiuti di Regione Abruzzo una comunicazione di inizio attività parziale, per l'attività del comparto dissemblaggio monitor, che non consentiva, tuttavia, "l'avvio delle attività di gestione rifiuti poiché il direttore del lavori ha dichiarato la sola ultimazione delle opere edilizie dei locali del blocco uffici e sala monitor escludendo le aree dove di fatto sono stati rinvenuti stoccati i rifiuti". Lo stesso tecnico avrebbe dichiarato che la pavimentazione interna del capannone non è impermeabilizzata. Per questo, sono stati iscritti sul registro degli indagati il presidente del Consiglio d'amministrazione Ravi Shankar, il componente del Cda Francesco Baldarelli e il responsabile della linea produttiva Hansen Jorgen Lundo.
Infine, l'inchiesta per truffa a carico dello stesso Baldarelli, cui è stato notificato un avviso di garanzia; stando all'autorità inquirente, la società avrebbe ottenuto parte del finanziamento da 11 milioni assicurato da Invitalia sulla scorta di una "fittizia rappresentazione dei presupposti da parte dell'indagato, che avrebbe agito in concorso con altri soggetti al momento sconosciuti".
Difficile immaginare che piega potrebbe prendere questo ennesimo filone d'indagine, e quali conseguenze potrebbe avere sulla riuscita dell'insediamento industriale. La società sta tentando di arrivare almeno al dissequestro dell'area produttiva; Accord Phoenix dovrà ottenere l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, necessaria per l'esercizio di alcune tipologie di installazioni produttive che possono produrre danni ambientali significativi. Soltanto a quel punto potrà avviare la prima linea di produzione.
Al momento, però, non c'è alcuna certezza sui tempi: l'AIA, infatti, è una autorizzazione non semplice da ottenere, solitamente ci vogliono molti mesi per istruire la pratica autorizzativa, integrata perché - nelle relative valutazioni tecniche - sono considerati congiuntamente i diversi danni all'ambiente causati dall'attività da autorizzare, nonché tutte le condizioni di funzionamento dell'istallazione (non solo a regime, ma anche nei periodi transitori e in fase di dismissione).
In mattinata, comunque, i legali dell’azienda, Giulio Agnelli e Roberto Madama, presenteranno alla Procura della Repubblica un piano di bonifica del sito, che prevede, tra l'altro, l’impermealizzazione della pavimentazione; la magistratura dovrà valutarlo e, se gli esperti nominati lo riterranno idoneo, potrebbero procedere, nel giro di un mese, al dissequestro. Per l'avvio della produzione, però, servirà l'Autorizzazione integrata.