E' stata eseguita stamane una vasta operazione antimafia diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L'Aquila e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo Provinciale di Chieti.
Sono state eseguite 28 ordinanze applicative di misure cautelari di cui 10 in carcere, 9 agli arresti domiciliari e 9 non detentive e interdittive, nei confronti di soggetti calabresi e abruzzesi indagati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, usura ed altro.
L'operazione - che ha disarticolato un sodalizio riconducibile al clan di 'ndragheta Piromalli - ha visto impegnati oltre 100 militari dell'Arma, supportati da unità cinofile ed elicotteri. Sequestrati beni per svariati milioni di euro.
Le risultanze delle indagini della Dda avrebbero svelato il ruolo apicale svolto ancora dal boss Giuseppe Piromalli detto 'Facciazza', 72 anni, uomo di vertice dell'omonimo clan di Gioia Tauro (Reggio Calabria), che continuava ad impartire ordini dal carcere dell'Aquila, dov'era detenuto, e del fratello Antonio, 78 anni, detto 'u Catanisi'; i due erano in grado di orientare gli equilibri criminali dell'intero mandamento tirrenico e di condizionare il locale tessuto economico-imprenditoriale, con particolare riferimento ai settori agro-alimentare e turistico-ricettivo, grazie alla complicità di imprenditori contigui alla cosca.
Giuseppe Piromalli, in particolare, benché da anni ristretto in regime detentivo speciale, attraverso i periodici colloqui con i familiari, e facendo leva su un'efficiente rete comunicativa, era in grado di impartire ordini e inviare messaggi funzionali alla direzione degli affari del clan, controllati attraverso il figlio Antonio, fermato il 26 gennaio scorso. Un ruolo carismatico in seno alla cosca era svolto anche dall'ultrasettantenne Antonio Piromalli, defilato sotto il profilo strettamente operativo, ma ancora molto influente nella pianificazione delle strategie criminali dell'organizzazione, soprattutto nel dirimere le controversie sorte tra gli affiliati, anche rispetto a problematiche non prettamente criminali. Proprio all'anziano Antonio Piromalli era demandato il compito di rinsaldare i rapporti con la cosca Molè, un tempo alleata, attraverso la figura di Michele Molè, 51 anni, coinvolto nella ripartizione dei proventi derivanti dagli affari criminali legati alla gestione del porto di Gioia Tauro.
I profitti delle attività illecite venivano reimpiegati in attività imprenditoriali in Calabria, nel commercio di autoveicoli e nella realizzazione di villaggi turistici di grandi dimensioni.
Nel corso dell'operazione sono state sequestrate 4 società fra le province di Chieti, Pescara e in Calabria, che gestivano commercio di auto online e raccolte di scommesse ma anche bar e pizzerie, 8 autoveicoli e 10 chilogrammi di marijuana. Inoltre sono stati sequestrati per equivalente 6 milioni di euro quali quote di una società proprietaria di un villaggio turistico in Calabria.