Il Consiglio comunale dell'Aquila ha deliberato sul dimezzamento dele tariffe relative ai pagamenti sulla controversa questione delle case costruite in aree peep. La vicenda, preda di una burocrazia intricata e di errori amministrativi, va avanti ormai da decenni.
Le aree comprese nei piani di edilizia economica e popolare (peep) sono zone in cui il Comune ha permesso a diverse cooperative edilizie nei decenni addietro di costruire alloggi e venderli a prezzi popolari ai soci delle coop stesse. Questo era possibile perché non si acquistava il diritto di proprietà, ma solo quello di superficie.
Nel 1998 una legge stabilì che i Comuni avrebbero dovuto dare ai cittadini che ne avessero fatto richiesta, stante la presenza di determinati requisiti, la possibilità di trasformare il diritto di superficie in diritto di proprietà. In altre parole, pagare al Comune il dovuto per diventare proprietari a tutti gli effetti. Ovviamente questo meccanismo non è mai stato né sarà obbligatorio, ma nel caso di mancato riscatto l'alloggio diventerà di proprietà del Comune 99 anni dopo la stipula delle convenzioni.
La questione non è di poco conto e riguarda 2.487 alloggi nel territorio comunale, costruiti nei popolosi quartieri di Pettino, Cansatessa, Santa Barbara e Coppito. Le aree dell'espansione urbanistica negli anni '60 e '70 in città. E non è neanche trascurabile il fatto che, complici anche gli omissis più o meno consapevoli delle cooperative, molti aquilani hanno comprato casa pensando di acquisire un diritto di proprietà, ma godendo inconsapevolmente solo del diritto di superficie.
Dopo l'ok nel Consiglio comunale di ieri e il superamento di numerose difficoltà burocratiche degli ultimi anni, il cittadino che vorrà riscattare la proprietà della casa dove abita potrà fare domanda negli uffici comunali di via XV Aprile, pagando diritti di domanda per 250 euro. Le domande possono tuttavia essere anche aggregate tra condomini, in modo da abbassare la quota pro-famiglia. Per poter procedere alla trasformazione in proprietà delle aree già concesse in diritto di superficie, bisogna inoltre aver assolto agli obblighi convenzionali e acquisito il certificato di collaudo delle opere di urbanizzazione.
Il Consiglio ha insomma deciso per la decurtazione del 50% rispetto agli indici pieni, i quali vanno da 75 a 83 euro per metro quadro, a seconda dell'area. La "vendita" del diritto di proprietà potrebbe portare il Comune a incassare potenzialmente fino a 10 milioni di euro, che potrebbero essere reinvestiti in opere di urbanizzazione secondaria all'interno delle stesse zone peep.
Problemi risolti? Non sembra. C'è ad esempio la questione relativa al cosiddetto "acquisto equivalente" post-sisma 2009. Negli alloggi delle "cooperative 201" (foto a sinistra), a Pettino - l'appalto più grande della ricostruzione privata - sono stati in molti ad utilizzare questo contestato strumento. Diversi proprietari hanno deciso di ricevere un contributo, autorizzato dal Comune stesso, per comprare casa altrove, senza però essere effettivamente proprietari dell'alloggio per il quale è stato chiesto e ottenuto il contributo. In altri casi, la maggioranza in realtà, si è invece proceduti all'acquisto equivalente dopo l'acquisto dell'area di superficie.
In una conferenza stampa di ieri, però, l'assessore comunale al Bilancio Giovanni Cocciante (Idv) ha fatto timidamente intendere che l'ente proverà a recuperare la differenza tra il contributo concesso e quello che il cittadino avrebbe dovuto versare al Comune per diventare proprietario effettivo dell'appartamento.
Un'impresa tutt'altro che facile perché, proprio nel caso delle "201", il Tar ha tempo fa già dato ragione ad un cittadino proprietario, innescando un meccanismo con il quale il Comune otterrebbe dalle aree peep molti meno soldi rispetto a quanto auspicato.