Carceri abruzzesi sotto stress tra sovraffollamento, eventi critici, aumento dei detenuti psicotici e gestione delle detenute nelle carceri femminili, con la spinosa questione ancora irrisolta della nomina del Garante dei detenuti per l’Abruzzo. A denunciare la difficile situazione è il vice segretario regionale della Uil Polizia penitenziaria Mauro Nardella che ha sottolineato come lo stesso Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, in una relazione in Parlamento, abbia confermato nei giorni scorsi la preoccupazione per lo stato delle carceri della Regione.
"In Abruzzo si paga dazio perchè manca una sentinella del diritto dei detenuti - ha sottolineato Nardella - Il garante regionale dei detenuti con il suo apporto, infatti, non solo riuscirebbe a destare le attenzioni che son dovute sulle condizioni di vita dei detenuti da parte dei preposti a farlo ma, con l’eventuale soluzione dei loro problemi comportante inevitabile riduzione dello stress, causerebbe un miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di tutti gli operatori penitenziari".
La vicenda abruzzese della nomina del garante che dovrebbe tutelare i diritti e vigilare sulle condizioni di vita delle persone rinchiuse negli otto istituti penitenziari abruzzesi, ma anche negli istituti penali per minori, negli ospedali psichiatrici giudiziari, nei centri di accoglienza per migranti, nelle strutture sanitarie sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio, è in vergognoso stallo oramai da anni. Ce ne siamo occupati spesso, nei mesi scorsi: non si è trovata ancora la convergenza sul nome di Rita Bernardini, candidata dei Radicali Italiani, la cui nomina viene inserita all'ordine del giorno di ogni Consiglio regionale e puntualmente rimandata mancando i voti necessari all’elezione, 21, con la maggioranza di centrosinistra che ne esprime soltanto 18.
Con ripercussioni molto serie: in Abruzzo, il numero di detenuti supera, in alcuni casi, la capienza massima consentita dalle carceri: "vestire la maglia nera anche da questo punto di vista sarà solo questione di tempo se non si ricorrerà a normative preventive o a costruzioni di nuovi padiglioni", ha spiegato Nardella. A tal proposito - ha aggiunto - "non si capisce perché, come nel caso del carcere Sulmona, i lavori procedano a passo di bradipo: si sarebbero dovuti completare entro il 2016 garantendo l'ospitalità di 200 detenuti in spazi più ampi e umanamente accettabili ma, ad oggi, sono state completate soltanto le sole aree cortili, passeggio e le sale colloqui; significherà, dovessero avviarsi oggi i lavori per l’implementazione del nuovo corpo detentivo, vedere il termine dei lavori non prima della fine del 2019”.
Tornando alla gestione delle detenute nelle carceri femminili di Teramo e Chieti, "potrebbero ad esempio essere meglio gestite se il personale di polizia penitenziaria femminile venisse utilizzato in queste sedi nel numero prefissato e non come sta accadendo da qualche tempo in istituti non proprio femminili. In luogo di un numero di donne notevolmente superiore in istituti dove non avrebbero motivo di stare, infatti, ce ne sono pochissime nelle due realtà che in Abruzzo gestiscono questo tipo di circuito". Intanto, le quote rosa detenute aumentano in numero e con una continuità che comincia a preoccupare. In due anni si è passati a Chieti dalle 23 del 2014 alle attuali 30 mentre Teramo delle 33 del 2014 ne conta oggi ben 41.
Come non bastasse, il garante nazionale dei detenuti ha raccolto la denuncia della Uil Pa circa la gestione dei detenuti psicotici da parte di personale non medico, col paradosso del carcere di Pescara dove "si offrono meno garanzie trattamentali e riabilitative rispetto ai tanto contestati ospedali psichiatrici giudiziari".
Una 'mancata gestione' che significa anche l'aumento di eventi critici, tra aggressioni, ferimenti e tentati suicidi; se ne sono contati 320, nel 2016: 112 le risse (2 ad Avezzano, 2 a Chieti, 18 a Lanciano, 11 a L’Aquila, 3 a Pescara, 19 a Sulmona, 41 a Teramo, 16 a Vasto), 19 i ferimenti (17 a Teramo e 2 a Lanciano), 172 gli atti di autolesionismo (dei quali ben 87 a Teramo e 50 a Vasto), 10 i tentati suicidi (1 a Lanciano, 1 a L’Aquila, 1 a Pescara, 5 a Teramo, 2 a Sulmona), 1 decesso a L’Aquila. E poi ancora 213 scioperi della fame, 1.524 manifestazioni collettive di rifiuto del vitto, 70 episodi di danneggiamento di beni per un totale di 36 rapporti alla magistratura di sorveglianza.
Litigi, episodi di violenza ma anche proteste ed evasioni (una, a Pescara, di un detenuto in permesso) raccontano di come le problematiche legate alla vita nelle galere rappresenti un vero pericolo, sia per i detenuti che per i poliziotti in servizio. "Si tratta di dati significativi che, oltre a mettere in evidenza come la disparità numerica tra l'alto numero di detenuti ed un organico fermo da troppo tempo si ripercuota sulla qualità del lavoro di chi rappresenta lo Stato all’interno del carcere, devono far pensare al ruolo stesso delle strutture penitenziarie", ha inteso ribadire Angelo Urso, segretario generale della Uil Polizia Penitenziaria. "Se il carcere deve rieducare e tra le sue mura si registrano situazioni di violazione delle regole di civile convivenza, c’è bisogno di mettere mano alla loro gestione-organizzazione. Se le persone non rispettano le regole all’interno del carcere come si può pensare che lo facciano una volta scontata la pena? Prima del reinserimento sociale bisogna pensare a progetti di educazione intramurale".