Venerdì, 05 Maggio 2017 12:04

Accord Phoenix: Tribunale autorizza l'avvio del piano di risanamento

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Uno squarcio di luce, in fondo al tunnel; il Tribunale dell'Aquila ha autorizzato la società Accord Phoenix ad avviare il piano di risanamento presentato alle autorità inquirenti per il dissequestro del sito produttivo.

Come noto, a novembre le attività in azienda erano state sospese a seguito di un accertamento della Asl che aveva ricostrato alcune anomalie da sanare. In particolare, sarebbe stata rilevata la mancata installazione di una balaustra intorno ad una buca del cantiere e l'assenza di percorsi segnalati per i muletti. Questioni operative, insomma. Poi, a dicembre, il blitz della Guardia di Finanza che aveva posto i sigilli all'area produttiva; nello stabilimento, sarebbero stati stoccati rifiuti pericolosi e non - per complessivi 105mila chilogrammi di scarti di materiale elettronico, monitor in particolare - seppure non fossero state istruite le dovute autorizzazioni. Accord Phoenix avrebbe sì inoltrato al Servizio gestione rifiuti di Regione Abruzzo una comunicazione d'inizio attività parziale per il comparto dissemblaggio monitor, che non consentiva, però, "l'avvio delle attività di gestione rifiuti" poiché il direttore del lavori aveva dichiarato "la sola ultimazione delle opere edilizie dei locali del blocco uffici e sala monitor, escludendo le aree dove di fatto sono stati rinvenuti stoccati i rifiuti". Lo stesso tecnico avrebbe dichiarato che la pavimentazione interna del capannone non è impermeabilizzata; inoltre, le Fiamme Gialle avevano contestato anche le localizzazioni degli impianti che sono stati acquistati per l'avviamento della prima linea di produzione.

Per questo, sono finiti sul registro degli indagati il presidente del Consiglio d'amministrazione Ravi Shankar, il componente del Cda Francesco Baldarelli e il responsabile della linea produttiva Hansen Jorgen Lundo.

Ora, 5 mesi dopo - e coi 20 dipendenti assunti fino ad ora in cassa integrazione a zero ore dal 1 febbraio - il Tribunale ha concesso alla società di avviare i lavori di bonifica e di adeguamento del sito.

Dunque, lunedì rientreranno in fabbrica i primi 5 operai che dovranno eseguire gli interventi previsti; soltanto a quel punto - per arrivare al dissequestro completo e avviare, finalmente, la produzione - Accord Phoenix potrà ottenere l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, necessaria per l'esercizio di alcune tipologie di installazioni produttive che possono produrre danni ambientali significativi.

A regime, l'azienda dovrebbe lavorare i Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche; si è insediata all'ex polo elettronico con un investimento che sfiora i 50 milioni di euro, 11 da fondi pubblici a valere sul 4% delle risorse per la ricostruzione destinate allo sviluppo economico, e dovrebbe occupare 80 dipendenti per la prima linea di produzione (60 riassorbiti per il 50% da Finmek e per il 50% da Fida, Intercompel e P&A Service), in attesa di capire se, in futuro, si riuscirà a far partire anche la seconda.

Restano oscuri, invece, i contorni dell'inchiesta a carico di Francesco Baldarelli, cui è stato notificato - in gennaio - un avviso di garanzia con l'ipotesi di reato di truffa; accusa che sta in un altro capitolo di questa intricata vicenda. Stando all'autorità inquirente, infatti, la società avrebbe ottenuto parte del finanziamento pubblico sulla scorta di una "fittizia rappresentazione dei presupposti da parte dell'indagato, che avrebbe agito in concorso con altri soggetti al momento sconosciuti".

Ultima modifica il Sabato, 06 Maggio 2017 00:40

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