Su impulso del vicepresidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, si è riunita venerdì a Palazzo Silone la Commissione tecnica per la messa in sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso, alla presenza di tutti gli Enti e le Istituzioni interessate.
Gli episodi degli ultimi giorni, che hanno coinvolto i Comuni del teramano [Leggi l'approfondimento], "sebbene abbiano dimostrato la capacità dell’attuale sistema dei controlli di monitorare ed intervenire tempestivamente in caso di anomalie", hanno reso evidente che l'intero sistema, per il modo in cui è stato concepito sin dall'inizio, "è oggettivamente esposto a rischi di interferenza e richiede interventi contingenti e infrastrutturali in grado di affrontare, mitigare e risolvere definitivamente ogni problema".
Lolli l'ha detto chiaramente: "C'è un problema serio; siamo di fronte ad un sistema costituito da autostrada, Laboratori del Gran Sasso e acquifero mal concepito dall'inizio, nel senso che quando si è costruita l'autostrada, alcuni decenni fa, gli operai si trovarono dinanzi ad una colonna d'acqua imponente, alta 6-700 metri che sono stati costretti a rimuovere, altrimenti avrebbe impedito il proseguimento dei lavori", ha spiegato in una intervista rilasciata al quotidiano 'Il Centro'. "Così, la convogliarono sotto l'autostrada con un tubo. Successivamente, venne realizzata l'autostrada e fu costruito il Laboratorio di fisica nucleare; a quel punto, quest'acqua del tubo è stata captata prima da Ruzzo a Teramo e poi all'Aquila. Insomma, l'acqua si trova sotto l'autostrada e sotto il laboratorio e, dunque, questo è un sistema che inevitabilmente può essere sottoposto a contaminazioni e interferenze. Tenete presente che i tubi dentro cui scorre l'acqua non sono concepiti per captare acqua, perché sono di cemento. Non hanno la necessaria impermeabilizzazione".
A dirla con parole semplici: il problema non è rappresentato dall'acqua che viene fuori dal laboratorio, dotato di un suo sistema di smaltimento e depurazione assoluto; piuttosto, "le pareti del laboratorio sono umide, l'acqua filtra, la captazione sta sotto il pavimento e una parte di questo filtraggio inevitabilmente finisce nella captazione. Il pavimento è stato schermato, ma fin quando c'è un tubo che passa sotto e, soprattutto, è fatto di cemento e con una certa porosità, il problema non lo risolverai mai. E' l'evaporazione che poi decade, filtri o non filtri".
Considerate le criticità, la Commissione tecnica riunita in Regione ha deciso di muoversi su tre direttrici; la prima: le due strutture regionali competenti in materia - il Dipartimento Opere Pubbliche della Regione diretto dall’ing. Primavera e l'Arta diretta dall’arch. Chiavaroli - "sono state incaricate di redigere un Protocollo a normare le attività del Laboratorio del Gran Sasso-INFN e della società Strada dei Parchi che possono avere potenziale impatto sul sistema dell’acquifero, vincolandole ad una preventiva valutazione e autorizzazione dei diversi soggetti coinvolti nei controlli e nell’erogazione dell’acqua (le due Asl di Teramo e L’Aquila, i due gestori del servizio idrico la Ruzzo Reti e la Gran Sasso Acqua e la stessa Arta) fissando modalità e tempi certi nell’espressione dei pareri da parte di questi Enti".
Non solo. "I due Enti gestori del servizio idrico nei prossimi giorni indicheranno – oltre la dotazione esistente e già operativa nei controlli – l’acquisto di una doppia nuova strumentazione che risponda a tecnologie ancora più moderne e sofisticate in grado di individuare in tempo reale con maggiore dettaglio, velocità e puntualità ogni possibile presenza di contaminanti". La scelta di questi strumenti sarà sottoposta ad una preventiva certificazione da parte delle ASL, dell’Arta e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Infine, "per la messa in sicurezza definitiva e per la realizzazione delle opere strutturali connesse, il Laboratorio del Gran Sasso fornirà uno studio per la parte che lo coinvolge ed analoga richiesta è stata rivolta alla Strada dei Parchi. Sulla base di questi studi - la cui verifica verrà affidata ad una Autorità terza - la Commissione indicherà un programma di interventi strutturali sull’intero sistema (l’autostrada, il Laboratorio e il bacino idrico) individuando le risorse necessarie e, visto il rilievo delle opere, coinvolgendo tutte gli Enti, le Istituzioni ed il Governo".
Si è riunito anche l'Osservatorio indipendente sull'acqua del Gran Sasso
Intanto, venerdì sera si è svolta una prima riunione dell’Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso, nato su iniziativa di alcune associazioni e che vede la partecipazione di WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura Laga, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia e FIAB. L’adesione è aperta a tutte le associazioni interessate e a tutti i cittadini che vogliano impegnarsi su questa problematica. E sono già tanti i singoli cittadini che hanno segnalato la loro disponibilità anche come professionisti (avvocati, medici, biologi, ecc.). D'altra parte, c’è molta preoccupazione, ma anche una grandissima volontà di partecipazione alla quale tutti sono chiamati a dare una risposta.
L’Osservatorio si muoverà su tre obiettivi principali. Innanzitutto, verificare cosa è successo tra l’8 e il 9 maggio (e nei giorni immediatamente precedenti); "non è scopo dell’Osservatorio fare indagini, perché per quello c’è già l’inchiesta della magistratura che verificherà eventuali responsabilità, né interessa partecipare alla ricerca dell’ultima analisi mancante", hanno spiegato le associazioni. "Il compito dell’Osservatorio, piuttosto, sarà quello di pretendere dagli Enti competenti di fare quello che impone la legge e che imporrebbe il loro stesso mandato di gestori di un bene primario come l’acqua: essere trasparenti".
Poi, avviare un confronto con gli Enti competenti per comprendere cosa non funziona nel sistema di approvvigionamento idrico dal Gran Sasso. "Come sappiamo, l’acqua del Gran Sasso è prelevata nelle immediate vicinanze di due realtà potenzialmente inquinanti: i Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e i trafori autostradali A24. Su questo sistema sono stati spesi milioni di euro, più di 80 solo attraverso la struttura commissariale. Cosa si voleva fare? Cosa è stato fatto? Cosa non è stato fatto? Anche su questo gli Enti competenti hanno l’obbligo di informare i cittadini".
Infine, comprendere quali sono gli attuali programmi per la messa in sicurezza definitiva delle acque del Gran Sasso. "Sappiamo che sono in corso da mesi delle riunioni a livello regionale che stanno ipotizzando nuovi interventi; anche per questo aspetto, è indispensabile che le istituzioni informino i cittadini e si aprano al confronto".
Per perseguire questi obiettivi, l’Osservatorio - oltre ad aver avviato l’accesso agli atti per raccogliere informazioni - intende organizzare innanzitutto una serie di incontri pubblici aperti a tutti per confrontarsi con le istituzioni che stanno gestendo queste problematiche. "Inviteremo ARTA, ASL e Ruzzo Reti SpA ad un confronto pubblico già nella prossima settimana, e porremmo loro una semplice domanda: 'Cosa è successo?'. È doveroso, infatti, che i tre soggetti che hanno gestito l’emergenza raccontino nel dettaglio cosa si è verificato e come funziona il sistema di allerta in caso di situazioni problematiche. Come Osservatorio siamo fiduciosi che questi organi vorranno approfittare di questa occasione per informare la cittadinanza".
La prossima riunione è fissata per martedì 16 maggio alle ore 18 presso la sede del WWF in via De Vincentiis n. 1 (Edificio Croce Rossa) a Teramo.