Operazione dei Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Caserta che, nelle province di Caserta, Como, Sassari e L'Aquila, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli, su richiesta della Dda partenopea, nei confronti di 4 indagati ritenuti responsabili di concorso in omicidio e detenzione e porto illegale di armi, con l'aggravante del metodo mafioso.
L'indagine ha consentito, tra l'altro, di individuare nei destinatari del provvedimento, tutti ritenuti affiliati al clan dei Casalesi, gli autori dell'omicidio di un imprenditore edile, commesso il 21 ottobre 1992 a Caserta; si tratta di Vincenzo Feola, all'epoca 58enne, freddato con 15 colpi di pistola all'alba, nel suo stabilimento di calcestruzzi alle porte della città. Era un imprenditore molto noto in Campania ed aveva ricoperto anche l’incarico di assessore comunale a San Nicola la Strada, paese in cui era nato e risiedeva. A scoprire il corpo senza vita dell’uomo, adagiato sul volante, fu un guardiano notturno, richiamato dagli spari. Fin da subito gli inquirenti parlarono di "una chiara esecuzione camorristica". Feola, titolare della Appia Calcestruzzi, stando a quanto emerso dalle indagini avrebbe fatto concorrenza ad altre società, alcune delle quali controllate da "colletti bianchi" della camorra.
La sua uccisione sembrava dovesse rimanere uno dei tanti casi irrisolti; invece, 15 anni dopo, quattro persone sono state raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli. Anzitutto i boss, detenuti da anni, Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto e Mezzanotte’, già detenuto nel carcere di L'Aquila, e Francesco Schiavone noto come "Cicciariello", cugino del capoclan Francesco "Sandokan" Schiavone: i due esponenti apicali del clan sono ritenuti i mandanti del delitto. In carcere sono poi finiti anche gli "specchiettisti", coloro che aiutarono i killer ad entrare in azione, ovvero Andrea Cusano di 60 anni, catturato a Cantù (Como), e Ettore De Angelis di 53 anni, arrestato a Santa Maria a Vico.
La Dda di Napoli (pm Annamaria Lucchetta) e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno ricostruito l'identità dei sicari grazie alle dichiarazioni di uno dei due killer, Nicola Panaro, oggi collaboratore di giustizia; questi ha indicato come altro esecutore materiale Michele Iovine, ucciso nel 2008 a Casagiove nel periodo in cui era il referente dei Casalesi nella città di Caserta. Due anni fa Panaro, poco dopo essersi pentito, ha iniziato a raccontare del delitto, seguito poi da altri due ex esponenti di rilievo del clan capeggiato da Francesco Sandokan Schiavone, ovvero Cipriano D'Alessandro e Giuseppe Misso.
L'omicidio - è emerso - fu ordinato perché Feola aveva deciso di uscire dal Cedic, il Consorzio formato dalle aziende di calcestruzzo e costituito da Antonio Bardellino e Carmine Schiavone, quest'ultimo cugino di Sandokan e primo pentito dei Casalesi (morto qualche anno fa), che in provincia di Caserta aveva il monopolio della fornitura del materiale per l'edilizia e gestiva tutti gli appalti edili.