Oltre 2700 scuole italiane in zone ad elevato rischio sismico non sono state progettate o adeguate alle norme introdotte dal decreto ministeriale del 14 gennaio 2008 [Leggi qui], avente ad oggetto l''Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni'.
Emerge dai dati pubblicati dal MIUR [qui] e aggiornati all'anno scolastico 2015-2016; a sfogliarli, tremano i polsi: tra gli istituti più a rischio in zone sismiche, infatti, figura anche l'Omnicomprensivo di Amatrice, venuto giù a seguito del terremoto del 24 agosto scorso. E c'è anche una scuola abruzzese: l'istituto primario 'M. Della Porta' di Comino, frazione di Guardiagrele (Ch)
In generale, 9 scuole su 10 - in Italia - non garantiscono standard di sicurezza accettabili a studenti e docenti: parliamo di 44.486 scuole pubbliche su un totale di 50.804 censite. Al di là della retorica, insomma, neppure il terremoto del Molise del 2002, in cui persero la vita una maestra e 27 bambini per il crollo di una scuola elementare, pare essere stato sufficiente a rendere la sicurezza scolastica una priorità dell'agenda politica, come dovrebbe essere in un paese che si vuole civile.
L'Espresso ha pubblicato un'inchiesta rielaborando i dati diffusi dal Ministero: ebbene, in tutta la provincia di Roma - per fare un esempio - su oltre 2mila scuole censite, di progettate o adeguate in seguito alle norme antisismiche ne risultano 60. A Milano sono invece 33, a Napoli 151, e così via. In province come Cagliari, Oristano, Sassari, Gorizia e Trieste non ne compare neppure una. Al contrario, tra le zone con maggiore presenza di scuole sicure troviamo la provincia di Lucca, con il 73% del totale: subito dopo il calo è repentino: seguono Trapani (46%) e L’Aquila (43%) che, dunque, è tra le province che sarebbero più sicure d'Italia per studenti e docenti, sebbene siano soltanto 154 su 362 le scuole - d'ogni ordine e grado - che rispettano le norme introdotte col decreto del 2008.
Stando alla città capoluogo, le scuole considerate sicure sono 16 su 45, il 35.5%, ben al di sotto, dunque, della media provinciale ma meglio degli altri capoluoghi di provincia (a Pescara, sono 13 le scuole considerate sicure su 86 censite: il 15.1%; a Chieti, neanche 1 su 55 scuole censite: lo 0%; a Teramo, 10 su 64: il 15.6%).
L'Aquila 'vive' una realtà particolare, però: infatti, molte delle scuole cittadine sono al momento inagibili per i danni sofferti a seguito del terremoto del 2009, e sono ospitate nei Musp; altre, in particolare le strutture meno danneggiate, sono state immediatamente restaurate con opere di miglioramento sismico.
Qui, la contraddizione: tra le scuole a norma, vengono censiti infatti gli istituti superiori di competenza della Provincia che, tuttavia, stando alle verifiche di vulnerabilità sismica eseguite nel 2013, hanno rilevato - in alcuni casi - indici ben al di sotto dei requisiti vigenti, introdotti proprio col decreto del 2014.
Significa che il MIUR considera a norma gli edifici scolastici migliorati sismicamente a seguito del terremoto di otto anni fa, sebbene non siano stati adeguati innalzando l'indice di vulnerabilità - il rapporto tra la capacità resistente e la domanda in termini di resistenza e spostamento previsti dalla normativa tecnica - al livello maggiore o uguale a 1; per fare soltanto un esempio, il più eclatante tra gli altri, il Liceo Cotugno - al centro delle polemiche dei mesi scorsi - è considerato dal Ministero a norma sebbene abbia un indice pari a 0.26 su alcuni corpi (C, D, E).
Al di là della polemica sulla modalità d'esecuzione delle verifiche e sulla mancanza di un protocollo uniforme, i dati sulla vulnerabilità raccontano che il Cotugno non soddisfa le norme introdotte nel 2008: eppure, dai dati del Miur si evince che l'istituto è antisismico.
Considerati i dati a livello nazionale - 6318 scuole a norma su 95290 (il 6.6%) - viene da chiedersi, dunque, quale sia l'indice di vulnerabilità degli edifici censiti come a rischio, in particolare nelle zone sismiche del paese.
Qui, puoi leggere l'inchiesta de L'Espresso