La porzione di immobile ospitante il Liceo Artistico ‘F. Muzi’ dal settembre 2013 "è privo del certificato di agibilità, in quanto sono mancati l’accatastamento dello stesso e il Certificato di Prevenzione Antincendio relativo al complesso dell’edificio ospitante anche il Liceo Scientifico ‘A. Bafile’".
E’ scritto – nero su bianco – in una nota firmata dal presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis, e inviata al Prefetto dell’Aquila, al Comune e al comitato genitori che aveva sollecitato l’Ente.
I lavori di realizzazione delle aule individuate per ospitare il Liceo Artistico dopo il terremoto del 2009 – ha spiegato De Crescentiis - "sono stati regolarmente realizzati nel 2012 e consegnati alla Dirigenza scolastica dal 1° settembre 2013, senza richiedere il certificato di agibilità".
Una vicenda incredibile. Ora, l’ufficio tecnico della Provincia sta "provvedendo all’accatastamento dell’immobile – ha aggiunto il presidente – alla progettazione delle opere necessarie all’ottenimento del CPI e all’attestato di prestazione energetica".
Già a febbraio scorso, i genitori degli alunni del ‘Bafile’ si erano mobilitati firmando una diffida, indirizzata alla Provincia, al Comune, al direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, al dirigente scolastico e al Prefetto, per chiedere di effettuare nuove verifiche e studi più approfonditi che impiegassero "modelli di calcolo idonei a interpretare il comportamento strutturale dell'edificio". Quest'ultimo, si leggeva nel documento, avrebbe degli indici di sicurezza sismica delle strutture "drammaticamente bassi", in alcuni casi inferiori a quelli "deducibili dagli elaborati a disposizione [...] anche alla luce della bassa resistenza del calcestruzzo, che presenta valori financo di 113 chili per metro quadro nel corpo G, meno della metà delle resistenze utilizzare di norma nella progettazione degli edifici degli anni Ottanta".
I genitori chiedevano anche "un nuovo certificato di agibilità, non potendo farsi validamente riferimento a quello rilasciato alla data di costruzione e all'attestazione di ripristino dell'agibilità a firma del direttore dei lavori post-sisma". Oggi, scopriamo che per una porzione d'immobile, semplicemente, non c'era.
Oltre a nuove verifiche, nella diffida si chiedeva anche di dislocare l'istituto in un'altra sede provvisoria, idonea e più sicura (anche se non si specificava dove), e si invitava espressamente il dirigente scolastico ad "adottare tutti i provvedimenti di sua esclusiva competenza per tutelare il diritto allo studio di quegli studenti che hanno inteso e intederanno per il futuro salvaguardare la loro incolumità personale rifiutandosi di accedere a un edificio, sulla cui sicurezza è lecito dubitare". La diffida si chiudeva con un invito al prefetto a intervenire "a tutela dei diritti degli studenti e di chi lavora all'interno dell'istituto" e con una riserva a "informare la procura per eventuali omissioni o violazioni della normativa posta a tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro".