Disservizi sulla qualità della fornitura, mancata prenotazione dei pasti e mancata consegna al letto del paziente in alcuni reparti, sostituzione arbitraria di pietanze, senza che si tengano in debito conto, tra l’altro, le diete che i malati dovrebbero seguire. Monta la protesta all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila per il servizio mensa, sebbene passi, al momento, per denunce anonime.
Ci eravamo lungamente occupati della procedura di gara che, dopo innumerevoli proroghe “per urgenza e necessità”, aveva affidato l’appalto del servizio di ristorazione per i tre ambiti territoriali di competenza della Asl1, in via definitiva, il 27 febbraio 2015 [Leggi l’inchiesta di NewsTown]. Ebbene, per l’aquilano il bando è stato aggiudicato – per cinque anni – all’associazione temporanea di imprese costituita da Innova Spa e Agri Srl di Pomezia (Roma); una decisione che aveva fatto discutere, se è vero che all’ati era stata revocata la gestione della mensa del San Salvatore nel 2011, “per evidenti disservizi”.
Sta di fatto che Innova Spa e Agri Srl si sono aggiudicati l’appalto da 2.4milioni l’anno; le vecchie difficoltà, però, si stanno ripresentando ed oggi, 6 anni dopo, si parla, di nuovo, di disservizi.
Il 9 novembre scorso, con i lavoratori in stato d’agitazione, si è tenuta una riunione in Prefettura per esperire un tentativo di conciliazione. Stante le rimostranze dell’azienda sanitaria locale che ha messo nero su bianco le lamentele sul servizio offerto, anche le organizzazioni sindacali hanno manifestato il loro malcontento per gli esuberi dichiarati dall’ati aggiudicatario del bando che, di sua volontà, aveva deciso di rinunciare al servizio così detto ‘Domus’, di somministrazione, cioè, dei pasti ai dipendenti Asl. I sindacati hanno rappresentato che “la dichiarazione era priva di fondamento, considerato che i lavoratori in esubero erano già presenti al momento dell’aggiudicazione dell’appalto e, pertanto, non erano strettamente ricollegabili al servizio”. Non solo; dall’inizio del servizio – hanno chiarito i sindacati – un dipendente era già stato licenziato, un altro era stato trasferito ed un altro ancora si era dimesso, addirittura due erano in congedo straordinario ex Legge 104 ed una dipendente con gravi problemi di salute non stava assicurando la presenza al lavoro. In questo quadro, “nessuno è stato sostituito – la denuncia – determinando la redistribuzione del carico di lavoro sul personale rimanete costretto ad un elevato monte ore di straordinario”.
Insomma, ai disservizi rappresentati dalla Asl si sono aggiunte, anche, le rimostranze dei sindacati per la gestione del personale.
In Prefettura, Innova e Agri si sono 'giustificati' parlando di una perdita secca l’anno per l'impresa di 250mila euro: “il numero dei pasti forniti è inferiore alle attese – hanno spiegato – e l’erogazione del servizio ‘Domus’, affidato in estensione del contratto, non risulta remunerativo neanche dei soli costi di gestione”. Eppure, l’azienda sanitaria ha ribadito che “il numero dei pasti erogati ai degenti e a mensa era quello conosciuto ed accettato dalla società in fase di sottoscrizione del contratto, che comprendeva – tra l’altro – anche il pasto ‘Domus’”.
Ovviamente, lo stato d’agitazione non venne revocato. Anzi, qualche giorno il manager Rinaldo Tordera assicurò, in una intervista, che avrebbe convocato l’azienda “per un confronto serrato e puntale che serva ad individuare le criticità, già più volte segnalate” sottolineò; “siamo più volte intervenuti per segnalare che il servizio non veniva svolto secondo gli standard di prestazione concordati e per sollecitarne il miglioramento”, aggiunse Tordera. “Non essendoci stati riscontri, convocheremo l’azienda perché occorre trovare una soluzione in tempi brevi”. D’altra parte, Innova ed Agri – in una nota – chiesero la convocazione di un tavolo di concertazione tra ditta, committenza e sindacati così da verificare “soluzioni collegiali” che potessero” contribuire alla “risoluzione definitiva dei problemi”.
Sono passati 7 mesi, e i problemi non sono stati affatto risolti, stando, almeno, alle proteste che stanno montando tra i reparti del San Salvatore.
Dunque, vale la pena di tornare al contestato bando d’affidamento che, in effetti, potrebbe spiegare le criticità evidenziate dalla Asl e dai sindacati.
Partiamo dal personale: a quanto risulta, ad oggi sarebbero occupati 33 lavoratori al servizio di ristorazione, per un monte orario giorno di 173.33, che significa 1040 ore settimanali; l’offerta tecnica di Innova ed Agri, però, prevedeva l’impiego di 51 dipendenti, per 186.83 ore giorno, 1121 settimanali. Insomma, stando ai dati in nostro possesso – e siamo pronti a dare voce all’azienda, se la situazione, nel frattempo, fosse migliorata – ci sarebbero 18 unità di personale in meno, con i dipendenti costretti – dunque – ad un monte orario notevole se è vero che, in effetti, l’Ati assicura (solo) 81 ore settimanali di lavoro in meno rispetto all’offerta tecnica con cui si è aggiudicata il servizio.
Sta di fatto che – a leggere il capitolato amministrativo – “l’impiego di personale insufficiente o inadeguato a garantire il livello di efficacia ed efficienza del servizio” sarebbe motivo di risoluzione del contratto.
Non solo. Rispetto al numero di pasti forniti che – stando all’ati – sarebbe inferiore alle attese, va sottolineato che il rup del procedimento di gara nell’aprile 2012, con nota protocollo 0035404/12, aveva chiarito alle imprese interessate a partecipare che “il numero complessivo dei posti letto da cui ricavare, pur con la dovuta approssimazione, alcuni elementi rilevanti” era di 500 circa, tra il San Salvatore e la Rsa di Montereale; “i dati sono del tutto presuntivi – era scritto nel chiarimento – e l’impresa aggiudicataria non potrà avere nulla a che pretendere per le eventuali variazioni rispetti ai pasti previsti giornalmente”.
Tra l’altro, la Asl forniva pure “il riepilogo pasti del mese di febbraio 2012” che “direttamente potrà costituire fonte di calcolo ai fini della predisposizione dell’offerta”; ebbene, i pasti forniti erano – in totale – 379 a colazione, 375 a pranzo e 370 a cena. Per questo, le altre imprese che hanno risposto al bando d’assegnazione hanno calibrato l’offerta sulle 370-380 giornate alimentari erogate (colazione, pranzo, merenda, cena) mentre Innova e Agri si sono attestate a 500, sebbene anche i dati del 2015 confermassero che le giornate alimentari da erogare non fossero più di 400.
E’ evidente che calibrandosi sulle 500 giornate alimentari erogate, l’ati che si è aggiudicato il bando di gara ha potuto abbassare i costi del servizio offerto, attestandosi a 17 euro e 70 centesimi; 2 euro per la colazione, 2 euro e 40 centesimi per il pranzo, 9 euro e 40 per la cena, 1.50 per la merenda cui si aggiungono 1 euro e 34 centesimi per il panino (dialisi e Ct) e 2 euro e 40 per il servizio Domus che è un prezzo, in effetti, insostenibile, come riconosciuto pure dall’azienda che ha deciso di recedere dall’incarico. Le altre imprese che hanno partecipato alla gara, invece, avevano presentato offerte ben più alte: 23.50 euro Serenissima, 19.85 euro Sirio, 23.15 euro l’uscente Vivenda).
Tra l’altro, rispetto al passato il bando prevedeva ulteriori prestazioni come la prenotazione e distribuzione al letto dei degenti e il ritiro di eventuali residui; e va aggiunto, altresì, che per il riallineamento delle offerte come previsto dal decreto sulla spending review, il prezzo dell’offerta è stato portato a 14 euro e 75 centesimi (sui 15 euro e trenta, escluso servizio Domus e panino). Insomma, ci si chiede se sia possibile fornire un servizio all’altezza delle aspettative e delle legittime necessità dei degenti a questi prezzi. E con meno personale di quello previsto.
In ultimo, va sottolineato che Innova e Agri, ancora in Ati, hanno ottenuto l’aggiudicazione del servizio mensa dell’Esercito sul territorio aquilano; così, la produzione del Centro cottura dell’azienda, in località Pizzoli, è cresciuto enormemente passando da 400 pasti giornalieri circa (per il servizio alla Asl) a 1200. A dire che ogni giorno, da un unico centro di cottura, devono uscire 1200 giornate alimentari erogate.
Anche di questo si è parlato alcuni giorni fa a Pescara, nel corso di un incontro tra l’azienda e i sindacati che, “pur consapevoli che Innova ha assorbito tutto il personale avente diritto in sede di cambio d’appalto per l’Esercito”, hanno chiesto un'ennesima “verifica degli organici e dei carichi di lavoro” che, per la loro valutazione, è assolutamente insufficiente. A tal proposito, le organizzazioni sindacali hanno chiesto all'impresa di voler considerare l’aumento dell’organico del centro cottura con almeno 3 addetti; è stato assicurato che saranno attivati contratti a termine. I sindacati hanno chiesto anche una “verifica delle attrezzature impiegate”, ritenendo che anch’esse siano “insufficienti”.
Staremo a vedere. La speranza è che i problemi possano davvero risolversi velocemente, considerata la centralità del servizio che Innova e Agri forniscono alla Asl aquilana.