Domenica prossima 9 luglio, ad Assergi alle ore 16, si terrà una manifestazione per la difesa dell'acqua del Gran Sasso organizzata dal Coordinamento Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso.
Delegazioni di attivisti e cittadini di comitati e movimenti delle quattro province si raduneranno davanti alla sede del Parco per sfilare davanti all'autostrada e poi giungere nei pressi dei Laboratori di Fisica Nucleare - sede esterna. Lì è prevista una consegna collettiva e simbolica delle acque delle sorgenti del Vera, del Ruzzo e del Tirino a significare la necessità di riportare le ricerche in corso alla sostenibilità garantendo il diritto all'accesso all'acqua pulita e pura delle comunità abruzzesi.
Il massiccio del Gran Sasso disseta 700.000 persone: tutto il teramano e l'Aquila attraverso captazioni dirette e tutto il pescarese e Chieti con pozzi che prelevano acqua dalla falde alimentate dalla montagna. "Per la sicurezza dell'approvvigionamento è assolutamente necessario escludere dagli esperimenti quelle sostanze pericolose che oggi sono stoccate nella montagna", sottolineano gli attivisti; "ben 2.300 tonnellate tra acqua ragia e 1,2,4 trimetilbenzene che fanno classificare ufficialmente i laboratori quale 'impianto a rischio di incidente rilevante' in base alla Direttiva Seveso".
"Questa regione non si può permettere il rischio di un incidente grave che andrebbe a contaminare l'intero acquifero con danni per decenni".
Poi, aggiungono gli ambientalisti, "serve la messa in sicurezza delle captazioni sia nei laboratori che nelle gallerie autostradali, con interventi che non devono rivelarsi invasivi e distruttivi. Infine, trasparenza e partecipazione nelle decisioni. Su quest'ultimo aspetto gli enti continuano a non dare risposte adeguate, visto che la stragrande parte della documentazione non è disponibile online come prevederebbe il D.lgs.195/2005 e non si consente neanche la partecipazione come uditori alle riunioni del tavolo tecnico. Sono fatti che giudichiamo inconcepibili e gravi".
La manifestazione di Assergi è solo una delle prime tappe di un lungo percorso che durerà anni e che "dovrà portare alla risoluzione di tutte le problematiche di contaminazione dell'acqua che sono state rilevate finora".