Giovedì, 13 Luglio 2017 13:56

Maltrattamenti su minori in Casa famiglia di Canistro: due arresti

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Maltrattamenti su minori extracomunitari, ospitati presso la struttura "L'Isola che non c'è" di Canistro destinata ad accogliere giovani migranti provenienti dal continente africano.

Con quest’accusa, i poliziotti della Squadra Mobile dell’Aquila e di Roma hanno arrestato due persone ai domiciliari: Carmela Natalina Venditti di 52 anni e il figlio Francesco Palma, di 27. Le misure cautelari sono state richieste dal sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano (L’Aquila), Guido Cocco, e confermate dal giudice per le indagini preliminari Maria Proia.

La struttura è gestita da Alessandra Palermini, moglie di Antonio Di Paolo, ex sindaco di Canistro, figlio dell’attuale primo cittadino Angelo.

Le indagini della questura sono partite in seguito a una denuncia raccolta nella Capitale: alcuni minori extracomunitari hanno raccontato di essere fuggiti dalla casa famiglia perché sottoposti a reiterate violenze, fisiche e morali. Le testimonianze hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di due dipendenti della struttura, madre e figlio, rispettivamente di 52 e 27 anni, che hanno trattato i minori con insulti, minacce e atti di violenza.

Moltissimi gli episodi accertati dagli uomini diretti dal responsabile, Tommaso Niglio. In un caso è stata ridotta prima a tre ore e poi un’ora sola al giorno la disponibilità di acqua calda per le docce; in un altro episodio, un ragazzo è stato costretto a uscire in giardino, a spogliarsi rimanendo in mutande e a farsi la doccia con l'acqua gelata in piena notte. Un’altra volta, un minore è stato raggiunto da un calcio allo stomaco perché si è lamentato della scarsa qualità del cibo. E ancora, i giovani sono stati obbligati a sedersi a turno dalle 22 alle 6 del mattino su di una sedia, impedendo loro di dormire. Per aver violato l’obbligo di non giocare a pallone nella struttura, un ragazzo è rimasto due giorni senza cena. Ad alcuni non è stata pagata la diaria per tre settimane, costringendoli comunque a firmare come se l’avessero presa.

Nel corso delle perquisizioni a uno dei due operatori, il figlio della donna pure sottoposta alla misura domiciliare, sono stati sequestrati coltelli, tirapugni, una balestra e tesserini di riconoscimento delle forze di polizia.

Ultima modifica il Giovedì, 13 Luglio 2017 14:37

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