"Purtroppo, scontiamo il fatto che per 5 mesi non si è fatto quasi nulla; stiamo cercando di mettere una pezza, approntando le verifiche sull'edificio ex Optimes: ci vorranno tempo e soldi. Nel frattempo, sarà necessario trovare soluzioni alternative che andranno, necessariamente, a scontentare le famiglie: verosimilmente, i doppi turni".
Parole del sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi che, ai nostri microfoni, commenta la sentenza del Tar che, con un colpo di spugna, ha cancellato il provvedimento della Provincia sulla riapertura, seppur parziale, del Liceo Cotugno intimandone il riesame "previa effettuazione delle verifiche necessarie a valutare l’effettivo grado di conformità o non conformità dell’edifico alle norme tecniche di cui al DM 14.1.2008".
"Sto attendendo che la Provincia mi comunichi le sue decisioni, essendo titolare dell'edificio", sottolinea Biondi: "dato per scontato che il prossimo presidente sarà Angelo Caruso, gli ho già chiesto di venire a Palazzo Fibbioni il 1° agosto, il giorno dopo l'insediamento, per parlare di questa come di altre vicende". Intanto, si stanno eseguendo le verifiche sulle scuole primarie e dell'infanzia di competenza del Comune, "e avremo i risultati alla fine di agosto: parliamo di numeri più ridotti, però, e ci sarebbero alternative possibili, alle quali stiamo lavorando, dovessero emergere problemi di sicurezza".
La preoccupazione, piuttosto, attiene al pronunciamento del Tar, e all'effetto domino che potrebbe innescare, a L'Aquila come altrove, col rischio che genitori preoccupati possano opporsi al rientro a scuola dei loro figli se le condizioni di sicurezza degli edifici non fossero certificate. "E' un'ipotesi che va tenuta in considerazione", riconosce il sindaco dell'Aquila; "certo, diventerebbe difficile gestire una situazione di così ampie dimensioni: credo che il problema non sia soltanto di carattere locale, perché qualsiasi comitato o singolo cittadino che volesse intraprendere un'azione giudiziaria amministrativa avverso una qualsiasi provincia d'Italia probabilmente si troverebbe nelle stesse condizioni dei genitori del Cotugno. E' nei fatti che edifici costruiti venti o trent'anni fa, con le norme d'allora, non siano adeguati ai dettami del decreto ministeriale del 14 gennaio 2008".
Sono lontani i tempi della campagna elettorale, con Biondi che aveva messo il tema della sicurezza degli edifici scolastici al centro dell'agenda. "Servirebbe un poco di razionalità nell'affrontare il problema", sostiene oggi, ad un mese dall'insediamento; "parlando con più di un ingegnere, mi è stato ribadito che le scuole dell'Aquila sono più sicure della maggior parte degli edifici scolastici del Paese. Il fatto è che la sicurezza non si certifica con i 'sentito dire', o con le certezze di qualche ingegnere che, tuttavia, non metterebbe mai le sue convinzioni nero su bianco. Bisogna fare i conti con le norme e con la sentenza del Tar".
Va risolto innanzitutto il problema del Cotugno, dunque: "le alternative paventate in questi mesi sono assolutamente impraticabili; i Musp sono insufficienti e, anche volendo realizzarne di nuovi, i tempi per istruire una gara di tale entità sarebbero lunghissimi. Volumi a disposizione ce ne sarebbero anche, non è un problema di metri quadri disponibili: tuttavia, un fabbricato che ha ospitato uffici fino a ieri, non avrebbe la ripartizione degli spazi adatti ad una scuola superiore. E poi, mi dicono che l'ex facoltà di Lettere a Bazzano è impraticabile, e la struttura dov'era allocato il Tribunale troppo piccola per le esigenze di studenti e corpo docente. Per questo, la ex Optimes resta la soluzione più praticabile", sebbene ci vorrebbero almeno 3 o 4 mesi a realizzare i lavori d'adeguamento necessari, coi ragazzi costretti ai doppi turni fino a gennaio.
Sempre che la struttura presenti un indice di vulnerabilità rassicurante. "Ho chiesto ad Arap di istruire uno studio più approfondito", svela a NewsTown il vicepresidente di Regione Abruzzo, Giovanni Lolli; infatti, "la verifica di massima che approntammo sulla ex Optimes tempo fa aveva restituito un indice inferiore ad 1. Ora, abbiamo incaricato uno strutturalista: in qualche giorno, ci farà sapere esattamente in che condizioni è lo stabile, di che opere ha bisogno e quanto tempo ci vorrà. A quel punto, si porrà il problema delle risorse ma possiamo lavorarci", assicura.
Ci sono le altre scuole, poi. "Abbiamo ottenuto, già da tempo, la possibilità d'intervenire anche sugli edifici agibili, come le cinque scuole superiori della città; le risorse sono inserite nel piano pluriennale. Tuttavia, manca ancora - drammaticamente - una norma che estenda al vecchio cratere ciò che è previsto per il nuovo, e cioé che per gli edifici scolastici possa applicarsi la normativa semplificata: oggi come oggi, per ricostruire una scuola ci vorrebbero quattro o cinque anni. Tempi che non corrispondono alle esigenze dei cittadini, la cosa cui teniamo di più, ma neanche all'esecuzione delle sentenze".
E torniamo così al pronunciamento del Tar che preoccupa Lolli così come Biondi [Leggi l'approfondimento]. "Ovviamente, le sentenze vanno rispettate: l'effetto a catena potrebbe prodursi non solo a L'Aquila ma ovunque, in Italia. Si stabilisce infatti, sia pure in modo ambiguo, che le scuole non adeguate alle norme del 2008 debbano essere evacuate. Ebbene, qualunque edificio costruito prima del 2009 è sotto l'indice di vulnerabilità normato: insomma, le conseguenze della vicenda saranno rilevanti".
Il vicepresidente della Giunta regionale parla di ambiguità; in effetti, è difficile interpretare il disposto del Tribubale amministrativo: c'è chi intende il passaggio sulla confomità al DM 14.1.2008, appunto, come l'obbligo che gli edifici scolastici abbiano un indice di vulnerabilità maggiore o uguale a 1 per restare aperti. Con la Circolare 617 esplicativa delle Norme tecniche di Costruzione è stato chiarito, però, che sebbene non si possa pensare di imporre l'obbligatorietà dell'intervento o del cambiamento di destinazione d'uso o, addirittura, la messa fuori servizio dell'edificio nel momento in cui si manifesti l'inadeguatezza rispetto alle azioni ambientali, i provvedimenti sono invece improcrastinabili nel caso in cui non siano soddisfatte le verifiche relative alle azioni controllate dall'uomo, ossia prevalentemente ai carichi permanenti e alle altre azioni di servizio. E nel caso del Cotugno, le verifiche di vulnerabilità sismica effettuate dalla Provincia nel 2013 hanno fatto emergere che la struttura non soddisfa i requisiti minimi di legge di resistenza ai carichi gravitazionali (o verticali). Di qui, il provvedimento cautelare del Tar.
Insomma, ad una lettura stringente si potrebbe intendere che ogni scuola con indice di vulnerabilità inferiore ad 1 dovrebbe essere evacuata; ad un'interpretazione più ampia, invece, il provvedimento potrebbe riguardare soltanto gli edifici che presentano anche problemi relativi alle azioni controllate dall'uomo. In entrambi i casi, il rischio di altri ricorsi dei genitori - considerato pure che il Tar ha imposto di effettuare di nuovo la verifica di vulnerabilità sul Cotugno, mettendone in dubbio gli esiti - è qualcosa più d'una remota possibilità.
"Come spesso avviene in Italia, si è legiferato sul tema in maniera saltuaria e sempre per rispondere ad un'emergenza; per dire, l'ordinanza di Guido Bertolaso è stata istruita qualche tempo dopo la famosa vicenda di San Giuliano di Puglia. Un capolavoro di ipocrisia: imponeva la verifica di vulnerabilità ma non garantiva strumenti e normative per intervenire. Manca una normativa chiara", ribadisce Lolli.
Dunque, l'appello: "Non credo sia materia su cui fare battaglie politiche: chiunque si trovi a gestirla, ha innanzi a sé un problema irrisolvibile al momento. L'unica cosa seria che possiamo fare - personalmente mi sto muovendo in questo senso, e debbo riconoscere che lo sta facendo anche il sindaco dell'Aquila - è provare a collaborare, spiegando alla gente che nessuno ha una bacchetta magica capace di risolvere i problemi da un momento all'altro".