Martedì, 29 Agosto 2017 12:43

Incendi ed interessi privati, Pettinari: "Mezzi e uomini devono tornare ad essere pubblici". Chiodi: "Regione in ritardo"

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"In questi giorni, ho visto la mia terra bruciare. L'ho vista bruciare tra l'inettitudine e l'indifferenza. Tra il qualunquismo e la propaganda. L'ho vista spegnersi nelle fiamme che la stanno distruggendo. Molti cittadini mi hanno fermato per strada chiedendomi notizie e, guardandomi con sguardi preoccupati, mi hanno chiesto cosa accadrà domani. Domani sarà peggio di oggi, se non affronteremo con coraggio un sistema che ci ha condotto giù fin qui. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare strada e di guardare avanti".

A dirlo è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Domenico Pettinari, che aggiunge: "Fino a quando ci sarà anche un solo privato (società, ditta, cooperativa, ecc.) che dagli incendi guadagnerà, il problema non si risolverà. E' impensabile dare l'opportunità di arricchirsi sugli incendi: strutture, mezzi e uomini per gli interventi di soccorso e spegnimento devono essere pubblici".

E' questa la legge che un Paese serio "dovrebbe varare immediatamente", ribadisce il consigliere regionale. "Se in uno Stato, con più di tre quarti della superficie territoriale occupata da montagne (35,2%) e da colline (41,6%), il Corpo forestale viene soppresso e dislocato in vari corpi, sminuendo ed eliminando la prima forza statale per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi, qualcosa non torna. E a chi pensa che parlare di politica sugli incendi è sbagliato, voglio ricordare che la soppressione del Corpo forestale è stata una scelta politica! Acquistare F35 piuttosto che Canadair è una scelta politica! Perché è nelle stanze dei palazzi che si continua a decidere del nostro futuro".

L'Abruzzo è tenuto in ostaggio, l'affondo; "imbrigliato da catene di inefficienza che non vogliono lasciar volare una regione straordinaria che da sola basterebbe al suo fabbisogno. Se, passata l'emergenza, torneremo a disinteressarci del nostro territorio, se tanto le nostre scelte saranno sempre dettate dalla tutela del orticello e non dal bene comune, allora vuol dire che ci va bene tutto questo. Ci va bene essere sommersi ed uccisi dalla neve in inverno ed essere bruciati dalle fiamme in estate. Oggi più che mai abbiamo bisogno di capire che l'unica parola da ripetersi è basta. Basta! Il Presidente parla sulla stampa come se fosse in un qualunque bar del centro. Parla di Canadair dalla Francia, e nel farlo ringrazia il Governo, lo stesso Governo che ha scelto di acquistare F35 invece di Canadair. Inoltre nella sua analisi, D'Alfonso, dimentica di sottolineare che la Regione Abruzzo è in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (L. 353/2000) di tutte le sue aree protette".

In effetti, ad oggi, solo il Piano AIB 2017 redatto dal Parco Nazionale d'Abruzzo risulta uno strumento credibile e approfondito. Al contrario, quello del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga denuncia nero su bianco la totale mancanza di fondi per la prevenzione e la lotta attiva contro gli incendi, con i capitoli letteralmente lasciati a zero euro, e l'AIB del Parco della Majella e di altre aree abruzzesi, teoricamente "protette", non risultano ancora pubblicati. "In questi giorni abbiamo dovuto invece apprendere dallo stesso Sottosegretario con delega alla Protezione Civile Mazzocca che la Regione Abruzzo, agli inizi di questo agosto, ha già dovuto stanziare per l'emergenza circa 700 mila euro, impegnandosi a trovarne altri 370 mila, quando si è ormai consumato il disastro di oltre 1000 ettari di terreno andati in fumo, senza conteggiare gli ulteriori devastanti fronti di incendio scoppiati dopo il 7 agosto e che hanno colpito il Gran Sasso, la Majella e il Morrone. Il Presidente faccia un ultimo atto prima di dimettersi ed andare a casa, chieda che per l'Abruzzo il Governo vari lo stato di emergenza, perché stiamo bruciando la nostra storia e la nostra terra".

Nel corso di quest'estate i ritardi delle Regioni e degli Enti Locali sono stati più volte denunciati anche dal rapporto di Legambiente che, al 10 agosto, registrava già 101.000 ettari bruciati dell'intero patrimonio boschivo italiano, vedendo più che raddoppiato quanto andato in fumo in tutto il 2016. "Ecco perché, pur tenendo conto dell'eccezionale ondata di caldo, davanti alla quasi totale disattenzione e alla cronica mancanza di fondi per la prevenzione da parte della Regione e al fiume di denaro che si spende poi, purtroppo spesso inutilmente, per l'emergenza, nasce il sospetto che anche in Abruzzo siano cominciati a nascere episodi fino ad ora registrati in altre Regioni, dove il sostanziale disinteresse degli enti locali nella prevenzione fa da spola ai troppi interessi privati collegati alla gestione delle emergenze".

Chiodi: "Regione in ritardo, serve prevenzione"

"Gli incendi che stanno interessando la nostra Regione da ormai quindici giorni sono un fatto che non ha precedenti. E' vero, anche in passato, specie nel mese di agosto, l'Abruzzo è stato interessato da roghi di natura dolosa, ma quanto sta accadendo ad esempio sul Morrone ed a Sulmona, desta enorme preoccupazione per l'intensità e la capacità distruttiva degli incendi che minacciano concretamente da giorni anche nuclei abitati".

L'intervento è dell'ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Fi).

"Voglio condannare senza indugio la natura dolosa di questi fenomeni, che nulla hanno di naturale, ma al tempo stesso dobbiamo interrogarci sul perché si ripetano con tale frequenza e perché la risposta della Regione Abruzzo sia stata tardiva - afferma Chiodi -. Certamente la riforma Madia, riforma già bocciata dal Tar Abruzzo che la ritiene incostituzionale, ha provocato ritardi ed inefficienze nella catena di comando. Ma anche la nostra Regione è sembrata timida, impreparata di fronte ad un problema che per le caratteristiche boschive dell'Abruzzo e le alte temperature doveva al contrario meritare attenzione e preparazione. Invece la nostra Regione si ritrova con pochi mezzi, con convenzioni con i vigili del fuoco arrivate all'ultimo secondo e con una gestione del patrimonio boschivo inesistente".

Secondo Chiodi "quello che emerge è che il governo regionale abbia sottovalutato il problema: soltanto oggi il Presidente D'Alfonso chiede a gran voce a Gentiloni più mezzi e uomini.

Serviva al contrario prevenzione, come una più stretta collaborazione con i Vigili del Fuoco, ed andava sviluppato in tempo un protocollo d'intesa con l'Arma dei Carabinieri dove è transitato in parte il nucleo Forestale e la Protezione Civile.

Da questa intesa si poteva ripartire per un controllo capillare del territorio, monitorando e mappando le aree maggiormente a rischio sul territorio regionale ed elevando il sistema di controlli anti-piromani. Invece non si è fatto nulla di tutto questo e dobbiamo assistere inermi all'immagine di una regione che brucia. E con essa brucia la nostra immagine turistica, il nostro essere Regione verde d'Europa e brucia l'economia delle aree interne, dove vivono comunità sempre più sole e abbandonate. Auspico che questi tragici eventi trovino una immediata conclusione senza il coinvolgimento di vite umane, ma subito dopo la politica regionale metta in campo una strategia con tutto il sistema di Protezione Civile a cui va il mio sincero ringraziamento per quanto sta facendo da giorni per salvare la parte migliore delle nostre montagne dal fuoco".

Melilla (MdP) scrive a Gentiloni

Il deputato abruzzese di MdP Gianni Melilla ha scritto una lettera al premier Paolo Gentiloni.

"Egregio on Presidente" si legge nel testo "da troppi giorni il Morrone, la montagna di Celestino V, nel cuore del Parco Nazionale della Majella, sta bruciando. Oltre 1500 ettari di bosco sono andati in fumo. Migliaia di animali sono arsi vivi. L'economia zootecnica è in ginocchio.
Un immenso patrimonio naturale é stato distrutto. Le popolazioni della Valle Peligna stanno sopportando un disagio enorme con situazioni di pericolo per le aree abitate più vicine ai vari incendi appiccati da mani criminali".

"La Regione Abruzzo ha chiesto da subito più mezzi e uomini essendo impari la lotta col fuoco con i pochi vigili del fuoco e mezzi della protezione civile. Ma lo Stato ha perso colpevolmente giorni preziosi e le fiamme si sono estese in modo drammatico. I gruppi parlamentari di MDP di Camera e Senato hanno chiesto alcuni giorni fa la dichiarazione dello stato di calamità nazionale  per fronteggiare con ogni mezzo il disastro ambientale del Morrone. Sono a chiederLe di assumere ogni decisione straordinaria e immediata per far fronte alla emergenza degli incendi sul Morrone. potenziando in modo massiccio gli uomini e i mezzi da impegnare ulteriormente e in modo aggiuntivo a quelli che con coraggio e abnegazione da giorni lavorano in condizioni di pericolo costante".

"È evidente il fallimento nazionale delle strategie statali di contrasto al fenomeno, purtroppo in netta crescita, degli incendi estivi. Occorre riflettere sulla scelta improvvisata e negativa  di far confluire il Corpo Forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri  così come sull'assetto complessivo del sistema della Protezione Civile troppo indebolito dalle controriforme degli anni passati. Ma di questo avremo modo d discutere un Parlamento: ora è il tempo dell'emergenza e il Governo deve fare sino in fondo la sua parte per aiutare subito la Valle Peligna e l'Abruzzo a spegnere gli incendi sul Morrone".

Ultima modifica il Martedì, 29 Agosto 2017 17:16

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