Venerdì, 13 Ottobre 2017 15:42

Lavoro, Cgil L'Aquila: "Sfruttamento e illegalità nel settore logistica"

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"Sempre più frequentemente il sindacato registra episodi censurabili e preoccupanti nel settore della logistica, dove si segnala un aumento dello sfruttamento dei lavoratori e vicende che sfociano spesso nella illegalità".

Nei prossimi giorni, la Cgil della Provincia dell'Aquila presenterà un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare ciò che di marcio sta emergendo a livello locale nel settore della logistica che, a livello nazionale, è oggetto di una vertenza aperta dalle categorie dei trasporti; qualche settimana fa, il sindacato ha chiesto - sul punto - un incontro al Ministero dell'Interno, al dicastero del Lavoro e dello Sviluppo economico. "In queste settimane, abbiamo fatto un po' di verifiche e approfondimenti nel nostro territorio e ne abbiamo scoperte di tutti i colori", ha svelato il segretario provinciale Umberto Trasatti. Come altrove, anche nell'aquilano "l'affidamento dei servizi avviene a condizioni contrattuali che sono vergognose e che, come sempre, hanno una ricaduta drammatica sui lavoratori".

Come funziona il settore della logistica? Sostanzialmente, i grandi 'loghi' nazionali (Sda, Bartolini e così via) si 'appoggiano' a filiali locali, soggetti territoriali, affidando i servizi in subappalto a cooperative 'spurie' oppure a società a responsabilità limitata - che nascono e muoiono in poco tempo - a condizioni contrattuali insostenibili. Non è un caso che Sda - società controllata da Poste Italiane, tra l'altro - conti 1500 dipendenti a livello nazionale, sebbene la 'filiera' interessi circa 9mila lavoratori. "Stante le condizioni di appalto e subappalto, ci ritroviamo con aziende che non applicano il contratto di lavoro previsto, bensì altri tipi d'accordi, con differenze in termini di corresponsione economica tra ore di lavoro dichiarate ed effettivamente svolte che vanno da qualche migliaia a decine di migliaia di euro; soldi che, per i lavoratori, sono difficilissimi da recuperare, semplicemente perché le aziende che prendono il subappalto lo fanno a cifre ridicole".

Le vertenze sono quotidiane, ha chiarito Domenico Fontana, segretario provinciale della Filt Cgil. "Quando i contratti sono sottoscritti, nascondono spesso false retribuzioni, cifre mai percepite dai lavoratori che, d'altra parte, sono soggetti ad orari estenuanti. Per non parlare degli accordi sottoscritti con inquadramento anche due livelli sotto il previsto. E poi, sono costretti ad un numero di consegne impossibile da sostenere: ad ogni consegna mancata, scattano delle penali. Persino eventuali danni ai mezzi che utilizzano sono a carico dei dipendenti".

Anche in provincia dell'Aquila, "emergono casi di buste paga da 250, 300 euro al mese, con pochissime ore di lavoro denunciate che, in realtà, i dipendenti hanno svolto in un paio di giorni"; il resto del lavoro mensile, semplicemente, non viene pagato. Ovviamente, nel settore c'è un turn-over della forza lavoro spaventoso: "si prenda ad esempio una società che opera in Provincia dell'Aquila: ebbene, ci risulta che nel 2015 abbia proceduto con 53 assunzioni, 23 cessazioni di contratto e 4 proroghe; l'anno dopo, le assunzioni sono state 32, le cessazioni 36 e addirittura 47 le proroghe. Significa che sono stati sottoscritti contratti di due mesi, rinnovati di volta in volta", ha spiegato Trasatti. "Nel 2017, la stessa società ha stipulato 33 accordi d'assunzione, 22 cessazioni e 33 proroghe".

E' chiaro che siamo dinanzi ad una illegalità diffusa che, come sempre, ha ripercussioni drammatiche sulle persone che lavorano, l'anello debole della catena. Col sospetto, fondato, che in maglie così larghe possa infilarsi la criminalità organizzata, e non è un caso che molte imprese che operano in appalti e subappalti siano campane. "La situazione è d'assoluta emergenza" ha aggiunto il segretario provinciale Cgil, a livello nazionale e locale; "per questo, presenteremo l'esposto in Procura, affinché il settore venga attenzionato: vi impera, infatti, lo sfruttamento dei lavoratori".

Parliamo delle fasce più deboli della società, di ragazzi e ragazze - italiani e stranieri - che hanno un disperato bisogno di lavoro: "per molti di loro, i 300-400 euro mensili sono una questione di sopravvivenza", ha ribadito Franca Gentile, la responsabile ufficio vertenze della Cgil provinciale. "Sono le persone anche culturalmente più svantaggiate: molti di loro stringono una sorta di patto scellerato con le cooperative: lavorano con contratti atipici, ben oltre le ore previste, per 30 euro al giorno. L'importante è lavorare". Come detto molti dei dipendenti sono migranti, "facilmente ricattabili anche per la necessità di ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno", ha proseguito Domenico Fontana. "Molti dei lavoratori vengono da noi per provare a risolvere i problemi, come se avessimo la bacchetta magica" ha sospirato Gentile; "con l'apertura della vertenza, proviamo a contattare il datore di lavoro ma non lo troviamo mai: le raccomandate, le notifiche tornano indietro. Allora, proviamo a contattare il committente che, però, non risponde. Per questo, ci troviamo costretti a fare denunce all'Ispettorato del Lavoro e, a quanto sappiamo, in provincia dell'Aquila sono tante le istanze che hanno trovato risposta. Ma per i lavoratori recuperare le somme che gli spettano è davvero difficilissimo". In realtà, un appiglio ci sarebbe: "Grazie alla Cgil, che ha raccolto milioni di firme, 17mila in Provincia dell'Aquila - ha rivendicato Trasatti - è stato reintrodotto il principio della responsabilità solidale del committente nel sistema degli appalti. Se non è possibile recuperare le somme dovute ai lavoratori dalle imprese in subappalto, si può procedere con i committenti l'affidamento".

Dunque, il segretario provinciale ha allargato lo sguardo alla situazione - più generale - della Provincia, in particolare del cratere: "Ricorderete la società che, alcuni mesi fa, annunciò in pompa magna che avrebbe assunto 300 persone, la Europa Factor che si occupa di recupero crediti; ebbene, pensavamo si trattasse di un call center. Invece, alle persone che stanno frequentando i corsi per l'avvio dell'attività è stato proposto un lavoro da casa, con contratto fino alla fine di novembre per una retribuzione di 200 euro fissi al mese che, in realtà, non sono neanche fissi, ma garantiti soltanto a fronte di 500 movimentazioni effettuate, interventi di recupero del credito. Se non si raggiunge la soglia fissata, i lavoratori non percepiscono neppure il minimo previsto, bensì 50 centesimi a movimentazione. Per il resto, vengono pagati a percentuale delle somme recuperate. Il nostro territorio vive una peculiare crisi del lavoro, ma non possiamo accettare situazioni del genere", l'affondo di Trasatti; "va aperta una discussione con le Istituzioni e con le organizzazioni imprenditoriali, così da sedersi intorno al tavolo con chi intenda insediarsi sul territorio, chiedendo quante persone verranno assunte, con quale forma contrattuale. Diamoci delle regole di comportamento, altrimenti danneggiamo i lavoratori e anche le imprese serie, che operano sul mercato rispettando le regole", l'appello.

Ultima modifica il Venerdì, 13 Ottobre 2017 16:28

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