Uno studio dell’Istat sul fenomeno della corruzione nel nostro Paese stima che il 7.9% delle famiglie sia stato coinvolto “in eventi corruttivi quali richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di servizi o agevolazioni (2.7% negli ultimi 3 anni, 1.2% negli ultimi 12 mesi)”.
Sempre secondo il report, il 3.7% dei residenti fra 18 e 80 anni ha ricevuto offerte di denaro, favori o regali in cambio del voto alle elezioni amministrative, politiche o europee. Tra i fenomeni particolari indicati dall’Istat, ma non formalmente classificabili come corruzione, c’è anche un 9,7% di famiglie a cui è stato chiesto di effettuare una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al Servizio sanitario Nazionale.
Non ci sono buone notizie per l'Abruzzo. La regione con più tentativi di corruzione è il Lazio (con il 17,9% di famiglie coinvolte) ma la situazione sul territorio è molto diversificata a seconda degli ambiti della corruzione. L’indicatore complessivo di corruzione ha valori particolarmente elevati nella nostra Regione e in Puglia, rispettivamente 11.5% e 11%; la Basilicata e il Molise, invece, si collocano insieme ad alcune regioni del Nord meno colpite, come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche.
In particolare, la corruzione in sanità è più frequente in Abruzzo (4.7%) e in Campania (4.1%); a tale proposito, la richiesta di effettuare una visita privata prima del trattamento nella struttura pubblica è elevata in Puglia (20,7%), Basilicata (18,5%), Sicilia (16,1%) e Lazio (14.4%). La richiesta di tangenti o favori in cambio di benefici assistenziali è invece sensibilmente superiore al dato medio nazionale (2.7%) in Molise (11.8%), Puglia (9.3%), Campania (8.8%) e, ancora, in Abruzzo (7.5%).
Sul lavoro, i casi di corruzione sono più segnalati nel Lazio (7.4%) e in Puglia (6.3%), seguono Liguria (4.2%), Sardegna (4.2%) e Basilicata (4.1%). Nel Lazio (5.7%) e in Puglia (4.8%) è presente la percentuale più alta di famiglie che hanno avuto richieste di denaro quando si sono rivolte a uffici pubblici (Comune, Provincia, Regione, aziende sanitarie locali, vigili del fuoco, ecc.).
Le famiglie che vivono nei centri dell’area metropolitana hanno ricevuto una richiesta di denaro o favori in cambio di servizi in proporzione quasi doppia rispetto a chi vive nei comuni più piccoli fino a 10 mila abitanti (rispettivamente 11.3% e 6%). Le percentuali sono elevate anche nei comuni delle periferie delle aree metropolitane (9.4%). “Rispetto al quadro generale – spiega l’Istat - il panorama degli ultimi 3 anni è leggermente diverso. Il Sud detiene il primato di casi di corruzione, seguono il Centro e le Isole; tra le regioni emergono Abruzzo, Lazio e Puglia. Negli ultimi 3 anni le famiglie che hanno avuto richieste di denaro o regali/favori in cambio di servizi è maggiore nei comuni delle periferie delle aree metropolitane con un sorpasso netto dei comuni centro delle aree stesse (4.1% le prime, 3.6% le secondo contro la media del 2.7%)”.
La contropartita più frequente è il denaro (60.3%), seguono il commercio di favori, nomine, trattamenti privilegiati (16.1%), i regali (9.2%) e, in misura minore, altri favori (7.6%) o una prestazione sessuale (4.6%). La corruzione “corrompe” la stessa visione civile della società, anche attraverso un’ottica utilitarista e viene quindi giustificata: “tra le famiglie che hanno acconsentito a pagare, l’85.2% ritiene che sia stato utile per ottenere quanto desiderato”.