Lunedì, 23 Ottobre 2017 11:00

Gran Sasso: sabato 11 novembre a Teramo la 'Manifestazione per l'Acqua trasparente'

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È partita l'organizzazione per la Manifestazione per l'Acqua Trasparente che si terrà a Teramo il prossimo sabato 11 novembre con ritrovo alle ore 15 in piazza Madonna delle Grazie. Un corteo attraverserà il centro cittadino e si chiuderà con un momento di confronto in piazza. Il percorso definitivo si sta valutando con Questura e Comune e sarà comunicato al più presto.

L'Osservatorio, costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, in questi giorni sta chiamando alla partecipazione i cittadini, le associazioni e le organizzazioni di tutto l'Abruzzo. Un invito particolare è rivolto ai Sindaci, in particolare dei comuni della provincia di Teramo, affinché partecipino con i gonfaloni delle loro città. "È il momento di far sentire la nostra voce in un'iniziativa aperta a tutti, pacifica e partecipata - si legge in una nota - una Manifestazione per l'Acqua Trasparente: trasparente come deve essere l'acqua che arriva nelle nostre case e come deve essere l'agire di chi è chiamato a gestire, a nome della collettività, un bene comune così prezioso".

Di seguito si riporta l'appello per la Manifestazione. 

Manifestiamo perché ...

L'acqua è il bene più prezioso per la nostra vita: dalla sua disponibilità e qualità dipendono l'ambiente e la natura in cui viviamo, ma anche l'economia del nostro territorio.

Dal massiccio del Gran Sasso ricevono acqua di alta qualità le popolazioni di tre province abruzzesi (Teramo, L'Aquila e Pescara). Questa montagna, oggi Parco nazionale, ospita al suo interno i Laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e le gallerie dell'autostrada A24 Teramo-Roma. La realizzazione di queste opere ha comportato, oltre alla morte di 11 operai durante i lavori, l'abbassamento della falda di circa 600 metri con gravi conseguenze su tutto il sistema idrogeologico abruzzese. La convivenza di queste infrastrutture con le prese di captazione per l'approvvigionamento idrico destinato al consumo umano è costellato di piccoli e grandi incidenti, l'ultimo dei quali, a maggio 2017, ha comportato l'interruzione della distribuzione di acqua in buona parte della provincia di Teramo. Grazie alle battaglie delle associazioni ambientaliste e delle comunità locali contro il terzo traforo e l'ampliamento dei Laboratori del Gran Sasso, si è potuto conoscere una preoccupante verità: l'approvvigionamento idrico di 700.000 abruzzesi dipende da un acquifero a contatto del quale sono state costruite due fonti potenzialmente inquinanti come i Laboratori dell'INFN e le gallerie autostradali. Siamo consapevoli dell'importanza dei collegamenti autostradali e della ricerca scientifica, ma la tutela dell'acqua, la salute delle popolazioni e la salvaguardia dell'ambiente vengono prima di tutto. Non è l'acqua ad essere "ospite sgradito" della montagna e non possono essere i cittadini e l'ambiente a pagare un conto salatissimo in termini socio-sanitari e ambientali!

Cosa vogliamo ...

Trasparenza e partecipazione.

La mancanza di informazioni e di strumenti di reale partecipazione in tutta questa vicenda è mortificante per i cittadini, ma anche per gli stessi Enti che si sono rifiutati, a partire dalla Regione, di aprire il tavolo tecnico sulla sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso alla partecipazione di associazioni riconosciute dalla legge italiana come portatrici di interessi collettivi e diffusi garantiti dalla Costituzione. Informare preventivamente i cittadini e non costringerli a rincorrere le notizie è un atto dovuto, non è una concessione!

La messa in sicurezza dell'acqua.

Sono trascorsi più di 15 anni da quando le associazioni ambientaliste portarono a conoscenza degli abruzzesi una verità da sempre tenuta nascosta: l'interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori. In questi anni si sono spesi tanti soldi (più di 80 milioni di euro), ma il problema non è stato risolto. Ad oggi, pur in presenza di qualche passo in avanti nelle dichiarazioni di principio per la prevenzione di incidenti, non è stata avviata un'azione reale per la sicurezza. È il momento di mettere in campo le energie migliori e i fondi necessari per definire cosa deve essere fatto per garantire l'acqua del Gran Sasso a questa e alle future generazioni.

L'azzeramento del rischio.

Nella consapevolezza che la soluzione definitiva alla messa in sicurezza dell'acquifero non potrà essere immediata e richiederà forti investimenti, è necessario che si azzeri il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, in presenza di una pericolosa interferenza, come finalmente ammettono le stesse Istituzioni, è impensabile continuare a mantenere e aumentare il carico di materiale pericoloso, men che meno radioattivo, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso: sono gli altri usi della montagna che devono adeguarsi alle esigenze dell'acquifero e non viceversa! 

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