Lo scontro tra amministrazione comunale e cooperativa Verdeaqua sul complesso sportivo di Santa Barbara assume sempre di più sfumature politiche.
Qualche giorno fa, l’assessore comunale allo Sport, Alessandro Piccinini, aveva ribadito l’intenzione della giunta di indire un nuovo bando per l’affidamento della gestione dell’impianto, a causa della morosità dell’attuale gestore, la cooperativa sociale Verdeaqua appunto.
Quest’ultima, in una conferenza stampa tenuta dalla presidente Alessandra Giordani e dal vice presidente Antonello Passacantando, ha annunciato di volersi difendere attraverso nuove azioni legali, oltre a quelle già intraprese, ma ha anche rincarato la dose parlando di una “campagna denigratoria” studiata a tavolino e messa in atto nei propri confronti non solo dalle società sportive che usufruiscono dell’impianto - società con le quali si è aperto da tempo un aspro contenzioso - ma anche da pezzi di politica cittadina.
E’ stato soprattutto il vice presidente Passacantando, ex consigliere comunale e attuale presidente nazionale dell’associazione che coordina i professori di educazione fisica, a lasciar intendere che, dietro la volontà del comune di procedere a un nuovo affidamento, ci sarebbero non solo motivazioni tecnico-giuridiche ma anche questioni politiche.
Per l’assessore allo Sport Piccinini, invece, la faccenda è solo amministrativa: il comune dell’Aquila, che ha firmato la fideiussione del mutuo da 2 milioni di euro contratto da Verdeaqua con l’Istituto di credito sportivo, è stato messo in mora da quest’ultimo a causa del mancato pagamento, da parte della cooperativa, di alcune rate. Un'inottemperanza che, secondo l’assessore, legittimerebbe l’amministrazione a revocare la gestione e a indire un nuovo bando (la pubblicazione è attesa a breve).
La necessità di procedere a un nuovo affidamento è stata ribadita, insiste Piccinini, anche dalle due sentenze con cui Tar e Consiglio di Stato hanno accolto il ricorso presentato contro Verdeaqua da alcune società che fanno attività sportiva nel complesso di S. Barbara.
Pur trattandosi, afferma Piccinini, di due sospensive, atti generalmente abbastanza lapidari, le sentenze, pur non essendo pronunciamenti di merito (quello del Tar è atteso per gennaio 2018), hanno stabilito alcuni punti di principio, come ad esempio il fatto che non possono esserci proroghe di una gestione pubblica se non per un tempo limitato e dunque rimarcando la non prorogabilità ulteriore della gestione attuale, che va avanti da oltre 20 anni e che teoricamente dovrebbe scadere nel 2037.
Verdeaqua si è difesa dicendo di aver saltato solo una rata del mutuo e di non aver potuto pagare l’ultima a causa del sopraggiungere di alcune cause di forza maggiore - come il terremoto dello scorso gennaio, che avrebbe scoraggiato molte persone dall’iscriversi o dal prorogare i propri abbonamenti - e dal fatto che alcune società che usufruiscono degli impianti sono morose e devono alla cooperativa decine di migliaia di euro di arretrati.
Ma il vero colpo di grazia, hanno osservato Giordani e Passacantando, è venuto dalla “campagna denigratoria” condotta contro la cooperativa da un gruppo di società sportive di cui sopra. Queste ultime avrebbero, a detta di Passacantando, trovato anche una sponda politica in alcuni esponenti dell’attuale maggioranza.
Verdeaqua - che ha già presentato un ricorso alla presidenza della Repubblica contro la delibera di giunta del 9 maggio 2017 con cui il comune, in seguito alle sentenze di Tar e Consiglio di Stato, le aveva assegnato l’affidamento provvisorio in attesa del nuovo bando - ha annunciato che ricorrerà a sua volta al tribunale amministrativo per impugnare le delibere 411 e 412 del 15 settembre con le quali, tra le altre cose, la giunta aveva dato ordine alla dirigente di ritirare in autotutela le delibere con cui era stata prorogata senza gara la gestione.
Attualmente Verdeaqua, che è attiva anche in progetti per favorire l’inclusione lavorativa e l’attività motoria di persone diversamente abili e collabora con vari enti per il recupero e il reinserimento sociale di soggetti a rischio, dà lavoro, tra dipendenti fissi e “indotto”, a circa 70 persone, tutte a vario titolo coinvolte nella gestione dell’impianto. La cooperativa chiede al comune di tenere in debito conto anche questi aspetti occupazionali.