Come anticipato da NewsTown nei giorni scorsi, con l'intervista all'assessore Luigi D'Eramo [leggi qui], il Consiglio comunale dell'Aquila, riunito stamane, ha recepito la discussa Legge regionale 40 del 2017, limitandone però i riflessi.
E' arrivato il via libera, infatti, alla delibera di Giunta numero 481 del 26 ottobre 2017, emendata con le proposte di modifica presentate dalla consigliera della Coalizione sociale Carla Cimoroni e dal collega di NcS Daniele Ferella.
Ma andiamo con ordine.
La legge regionale 40/2017: voto bipartisan
Alla metà di luglio, il Consiglio regionale ha approvato il progetto di legge a firma dell'assessore con delega all'Urbanistica Donato Di Matteo "sul contenimento dell'uso di suolo attraverso il recupero dei vani accessori e dei locali del patrimonio edilizio esistente"; così è stato presentato il provvedimento votato da centrosinistra e centrodestra con la sola opposizione del Movimento 5 Stelle.
"La legge darà una svolta all'urbanistica regionale - ha sottolineato Di Matteo a margine del voto in aula - permettendo il cambio d’uso abitativo ai locali oggi destinati a ripostigli, dispense o alle superfici accessorie. Una oppportunità per le famiglie d'adeguare la propria abitazione, e per le amministrazioni comunali considerato che i proventi dei recuperi abitativi verrano destinati ad opere di urbanizzazione dei comuni".
Soddisfatto anche il centrodestra: "da oggi, è possibile recuperare delle superfici accessorie come garage, ripostigli o magazzini ai fini residenziali e commerciali", le parole dei Consiglieri forzisti Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri. "È previsto un beneficio fino ad un massimo di 70 metri quadrati per le unità abitative; inoltre i proventi serviranno per finanziare le opere di urbanizzazione dei Comuni come strade, parcheggi, viabilità e verde pubblico", hanno ribadito. "Finalmente approviamo una Legge che abbiamo voluto fortemente: con questo provvedimento è possibile, tra l'altro, recuperare nei centri storici delle comunità montane spazi da adibire ad attività commerciali, salvaguardando il patrimonio esistente".
La protesta degli ambientalisti
Detta così, era sembrata una proposta di buon senso. Se non fosse che le associazioni ambientaliste, e la Stazione ornitologica abruzzese in particolare, hanno immediatamente chiarito i possibili impatti negativi della legge sulla tutela della incoluminità dei cittadini. Infatti, la norma approvata prevede che il recupero a fini abitativi o produttivi di immobili come cantine, garage ecc - persino seminterrati - non sia possibile soltanto nelle 'aree ad elevato rischio geologico o idrogeologico'. "Sulle mappe di rischio idraulico, però, il territorio si divide in base alla legge in aree a rischio: Molto elevato R4, Elevato R3, Medio R2, Moderato R1. Il dato letterale della norma, quindi, esclude gli interventi solo nelle aree R3 a rischio 'elevato' ma rende teoricamente possibile l'attività di recupero di parti di immobili nelle altre categorie di rischio, da quella a grado 'molto elevato' a quelle di rischio 'medio' e 'moderato'", l'affondo. "Ammessa e non concessa un'interpretazione estensiva del termine usato nella legge, volendo includere anche R4 'molto elevato', vogliamo comunque far andare i cittadini ad abitare, soggiornare o lavorare in locali scavati a 2-3 metri di profondità in aree a rischio 'medio' o 'moderato'?", si sono domandati gli ambientalisti
"Stiamo parlando di cantine e garage; in caso di alluvione, sono le prime parti degli edifici ad essere allagate e per questo sono notoriamente assai pericolose. Di solito i primi morti avvengono lì e per questo la Protezione Civile in caso di piogge persistenti chiede sempre di allontanarsi da questi locali". Tra l'altro, molti bacini minori della regione non hanno perimetrazione esatta per il rischio per cui l'applicazione della norma rischia di far scatenare un pericoloso far west proprio in aree estremamente vulnerabili e più densamente abitate come la fascia collinare e rivierasca.
Un ulteriore motivo d'avversione alla norma sta nell'aver ignorato totalmente "l'applicazione della Direttiva europea 42/2001/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica di Piani e Programmi in materia ambientale e di uso del suolo, sia durante la definizione della norma che nella fase applicativa, introducendo deroghe automatiche agli strumenti urbanistici vigenti".
La legge impugnata dal Governo
Ed infatti, il Governo ha deciso di impugnare 3 articoli della legge innanzi alla Corte Costituzionale; "nel disciplinare il recupero dei vani e locali accessori e seminterrati, situati in edifici esistenti o collegati direttamente ad essi, da destinare ad uso residenziale, direzionale, commerciale o artigianale", ha sottolineato l'esecutivo, presenta "profili di illegittimità con riferimento a varie disposizioni, che appaiono invadere la competenza legislativa statale in materia di tutela dell’ambiente e di governo dei territori, consentendo interventi di recupero anche in deroga ai limiti e prescrizioni edilizie degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti, ovvero in assenza dei medesimi".
Più chiaro di così.
D'altra parte il ministro Graziano Delrio, in una intervista a La Repubblica, aveva parlato di norma ispirata a "principi diversi da quelli dell'interesse nazionale".
Una vera e propria bocciatura, sebbene l'assessore Di Matteo abbia dichiarato che è fatto salvo impugnato l'impianto della legge, e che andranno semplicemente recepite le indicazioni del Governo al comma 4 dell'articolo 4 e agli articoli 5 e 7, "indicazioni che riteniamo essere solamente di precisazione - ha puntualizzato - e a conferma di leggi statali; fatto ciò, la legge avrà definitivamente applicazione".
L'adozione del Consiglio comunale
In attesa del pronunciamento della Corte Costituazionale, tuttavia, i Comuni abruzzesi avevano tempo fino al 7 novembre per individuare, con deliberazione di Consiglio comunale, "ambiti del proprio territorio, ovvero immobili nei quali, in ragione di particolari motivi di carattere ambientale, storico, artistico, urbanistico ed architettonico, limitare o escludere gli interventi di recupero previsti dalla legge". Ecco perché il Consiglio è stato riunito stamane.
Ebbene, l'assise civica - come detto - ha adottato la legge, limitandone, tuttavia, e di molto, i riflessi, approvando la delibera di Giunta presentata dall'assessore Luigi D'Eramo.
Nel deliberato, l'esecutivo comunale chiarisce come la nuova disciplina regionale non fissi un valore massimo della misura premiale e, dunque, "non consenta all'Ente di dimensionare gli effetti della norma sul territorio; circostanza particolarmente significativa per il Comune, nell'attuale fase di redazione del nuovo Piano regolatore generale". Non solo. Il necessario rispetto della normativa statale comporta una "diffusa inapplicabilità delle nuove disposizioni con particolare riferimento alle norme igienico-sanitari e al mantenimento della dotazione minima di parcheggi pertinenziali" e, comunque, "poiché è destinata a locali accessori o pertinenze con altezze superiori a 2metri e 40, anche seminterrati, prefigura interventi di scarsa qualità abitativa e tecnico-funzionale".
D'altra parte, valutando le specificità del territorio aquilano e lo stato d'attuazione del vigente Prg, si rileva un residuo di previsioni inattuate nelle zone residenziali di completamento ed espansione per circa 2.500.000 metri quadri, "localizzate in massima parte nei territori di frazione dove è necessario piuttosto attivare politiche di valorizzazione dei centri storici", sottolinea la Giunta nel deliberato; inoltre, "il sisma ha accelerato il processo d'abbattimento della domanda residenziale, già in atto in precedenza, lasciando sul territorio un consistente stock di patrimonio edilizio inoccupato".
E ancora: nelle aree esterne ai centri storici, anche a seguito della ricostruzione, "permangono aree meritevoli di recupero e riqualificazione che impongono un utilizzo degli strumenti di gestione degli incentivi volumetrici (perequazioni, compensazioni, premialità etc) non a 'pioggia', ma in grado di favorire la partecipazione del privato proprietario alla realizzazione di spazi e servizi pubblici".
Detto ciò, va considerato che nelle aree di espansione, assoggettate a piano attuativo - a destinazione residenziale, attrezzature generali, artigianale - l'applicazione della legge potrebbe comportare "aumenti considerevoli di carico urbanistico".
Per questi motivi, oltre le disposizioni comuni - il recupero dei vani e locali è consentito solo se legittimi e conformi ai titoli edilizi rilasciati ed ultimati alla data d'entrata in vigore della legge, se non vi siano procedure di accertamento per opere abusive, se siano collocati all'interno di edifici serviti da opere di urbanizzazione primaria, se siano rispettate le norme igienico sanitarie, antisismiche, di sicurezza e antincendio - il Comune dell'Aquila ha inteso porre ulteriori limiti d'applicazione e ambiti d'esclusione.
In particolare, il recupero dei vani e locali è consentito nella misura massima di 40 metri quadrati di superficie netta in edifici ricadenti nel territorio comunale; le disposizioni della legge non si applicano per locali o vani accessori collocati in edifici ricompresi in aree soggette a vincolo di inedificabilità assoluta, in aree interessate da linee di faglia attiva e capace, ai piani seminterrati o interrati in tutti gli edifici esistenti, in aree gravate da uso civico, in edifici soggetti a vincoli di tutela monumentale, in manufatti singoli a totale destinazione accessoria. Sono escluse, inoltre, le aree peep, le lottizzazioni intese come grandi comparti commerciali, direzionali e così via, le zone industriali di completamento.
Gli emendamenti approvati
Il disposto della Giunta comunale è stato ulteriormente modificato da un emendamento presentato da Daniele Ferella (Noi con Salvini), di concerto con l'assessore delegato Luigi D'Eramo, che prevede di disporre che "il Settore Edilizia e Ricostruzione provvedano a rendere progressiva comunicazione in ordine alle superfici oggetto di recupero al Servizio tributi dell'Ente per gli accertamenti di competenza nonché al Settore pianificazione per il monitoraggio degli effetti del presente atto sul territorio"; proposta di modifica approvata all'unanimità, con l'astensione del solo Francesco Colantoni (Forza Italia).
Così come accaduto con i due emendamenti presentati dalla consigliera comunale della Coalizione sociale Carla Cimoroni che, per prima, aveva sollevato le criticità relative alla eventuale adozione della Legge regionale e che aveva presentato una proposta di delibera [leggi qui] che escludeva dall'applicazione della norma l'intero territorio del Comune dell'Aquila. Cimoroni ha deciso di ritirare la proposta, in fase di dibattito consiliare, ottenendo, però, l'approvazione dei due emendamenti che limitano ulteriormente possibili distorsioni della legge.
In particolare, il primo emendamento modifica i limiti d'applicazione prevedendo che il recupero dei vani e locali sia consentito nella misura massima di 40 metri quadrati di superficie netta e "di ciascuna unità immobiliare come risultante dai dati catastali alla data del 9 agosto 2017"; il secondo emendamento, invece, prevede che non siano ammessi, oltre ai recuperi finalizzati ad incrementare o realizzare attività inerenti lavorazioni inquinanti o nocive e che possano arrecare disturbo alla quiete pubblica, interventi "in tutti gli ambiti territoriali, gli immobili e i casi non espressamente previsti dall'articolo 3 dei 'Criteri applicativi'", ad escludere eventuali fattispecie che siano potute sfuggire alla definizione della Giunta.
Coalizione sociale: "Messa in campo un'opposizione costruttiva"
"L’opposizione paga quando si mette in atto, anche quando è costruttiva come stavolta".
Si legge in una nota della Coalizione sociale. "Stamattina, in extremis, il Consiglio comunale ha approvato la delibera che limita fortemente gli effetti della sciagurata legge regionale 40, quella che avrebbe reso abitabili garage, scantinati e sottotetti, creando scarsa qualità dell’abitare, abbassando gli standard di sicurezza, in una città dove ci sono già migliaia di locali e appartamenti vuoti. La delibera, proposta dalla giunta, è passata con due emendamenti della Coalizione Sociale, approvati anche dalla maggioranza, ed è arrivata in Consiglio per effetto della nostra proposta di deliberazione presentata lo scorso settembre e già discussa in Commissione".
"Notiamo con soddisfazione come anche i consiglieri di centrodestra e centrosinistra abbiano smentito i loro colleghi di partito in Consiglio regionale, che hanno voluto e approvato bipartisan la legge", aggiunge la Coalizione che, in Consiglio, ha eletto Carla Cimoroni. "L’approvazione rappresenta un momento importante per la pianificazione urbanistica della città. La delibera approvata va contro gli interessi immobiliari di pochi, che vorrebbero continuare a speculare ai danni della comunità. Noi riteniamo invece che sia finalmente giunto il momento di dare una visione organica e d’insieme al territorio. Oggi abbiamo messo in campo un’opposizione costruttiva e nel merito di tematiche importanti che riguardano tutti. Continueremo nella nostra attività di opposizione dura, ma anche capace – come stamattina – di determinare scelte importanti per il futuro della città. Ci sarebbe piaciuto che la maggioranza avesse avuto o stesso atteggiamento maturo da parte anche sul nostro atto di indirizzo per la nomina delle società partecipate. Abbiamo chiesto più trasparenza, che purtroppo non ci sarà".
Vicini (Democratici e socialisti): "Illegittimo escludere l'intero territorio comunale. Reciproca disponibilità d'ascolto tra maggioranza e opposizione"
"Le questioni poste dalla legge regionale 40/2017 hanno richiesto ben tre sedute di commissione e una di consiglio per dipanare, almeno provvisoriamente, il bandolo della matassa. Una matassa che resta comunque sotto la scure del giudizio della Corte Costituzionale, i cui effetti sono, ad oggi, solo ipotizzabili".
A dirlo è la consigliera d'opposizione Elisabetta Vicini (Democratici e socialisti) che ricorda come, in un primo momento - cioè all'esito della prima seduta di commissione svoltasi sul tema - la maggioranza e l'opposizione sembravano esprimere un giudizio unanime destinato a voler di fatto disapplicare completamente la legge nel Comune dell'Aquila. "La sola voce fuori dal coro era stata quella della sottoscritta che, pur condividendo la necessità di limitare i possibili effetti distorsivi di una legge che potrebbe prestare il fianco ad eccessive speculazioni, aveva sollevato alcune perplessità che, successivamente, la maggioranza ha fatto proprie, come lo stesso assessore Luigi D'Eramo in sede di ultima commissione ha voluto riconoscere e di questo lo ringrazio. Sottolineo questo passaggio per evidenziare come il ruolo dell'opposizione possa rivestire un'importanza finanche decisiva nelle determinazioni dell'amministrazione, quando si creano sinergie virtuose di reciproca disponibilità all'ascolto e scambio di informazioni corretto, tempestivo e non strumentale".
Vicini aveva segnalato, sin dal primo momento, che la proposta di escludere e disapplicare dall'intero territorio comunale la legge regionale, fondando tale scelta sul dettato dell'art. 5 della stessa - era la proposta della Coalizione sociale, portata a discussione dalla consigliera Carla Cimoroni - "non fosse in alcun modo legittimabile. L'interpretazione dell'articolo 5 - che concede ai comuni la possibilità di limitare o escludere gli effetti della legge da alcuni ambiti o da alcuni immobili - non poteva spingersi al punto di attribuire la facoltà al comune escluderne interamente ed ovunque l'applicazione. Una delibera di tal genere starebbe stata oggetto di una pioggia di fondatissimi ricorsi da parte di tutti, indistintamente, i cittadini interessati all'applicazione della legge 40", le parole dela consigliera. "Con la conseguenza che, di fatto, non solo l'eventuale delibera di esclusione sarebbe stata inutile ma perfino dannosa, perché il Comune non avrebbe più avuto possibilità di intervenire per limitare gli effetti della legge 40, dal momento che la stessa lascia all'ente un termine di 90 giorni per provvedere in tal senso e che detto termine è oggi in scadenza".
Per queste ragioni - conclude Vicini - "ho approvato la proposta deliberativa presentata in Consiglio Comunale dall'amministrazione che ha il merito di aver tenuto conto di tutte le mie osservazioni, disegnando un atto pienamente legittimo e che rende applicabile la legge regionale 40/17 con limitazioni sufficienti ad escluderne gli effetti speculativi".