Mercoledì, 15 Novembre 2017 16:38

Atessa, Honeywell chiude: 420 lavoratori a casa. Calenda: "Decisione grave"

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Lo stabilimento Honeywell di Atessa chiuderà.

La notizia è stata comunicata mercoledì ai sindacati e al ministero dai vertici della multinazionale che produce turbocompressori per motori diesel. La fabbrica dà lavoro a 420 dipendenti in Val di Sangro, persone che ora rischiano di rimanere a casa. Di tutto l’impianto infatti sopravviverà solo un piccolo segmento della produzione abruzzese. L’azienda ha annunciato che il percorso di mobilità verrà attivato a partire dal 2 aprile 2018, quando scadrà la procedura di solidarietà in corso.

La notizia era già nell’aria e a nulla sono valse le proteste dei dipendenti che ormai da due mesi sono in sciopero e hanno attuato un presidio permanente dello stabilimento; i sindacati hanno immediatamente convocato un'assemblea per le 18 di stasera, nella sala polifunzionale di Atessa.

Con una interrogazione al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, primo firmatario Pierluigi Bersani (Articolo 1), è stato chiesto l'intervento del Governo affinché spinga la multinazionale a sedere ad un tavolo negoziale. "La conclusione drammatica della vertenza - si legge nel documento firmato da altri 28 parlamentari - rappresenta un duro colpo non solo per i 420 lavoratori e le loro famiglie, ma per l'economia della provincia di Chieti e della Regione Abruzzo con una caduta brusca dell'occupazione, del reddito e dei consumi. Occorre operare un intervento del Governo e della Regione Abruzzo per portare la Honeywell ad una valutazione più responsabile della scelta annunciata e lavorare insieme ad una soluzione diversa che salvaguardi la presenza produttiva ed occupazionale di questa multinazionale in Abruzzo".

Il Ministro ha confermato di aver "rinnovato la disponibilità del governo a sostenere programmi di investimento in innovazione e ricerca per mantenere l’attività produttiva" ad Atessa; "i vertici della multinazionale, però, hanno ritenuto di non accogliere la proposta avanzata e hanno comunicato la decisione di cessare l’attività", ha spiega Calenda annunciando la convocazione di un tavolo. Per il titolare del Mise, "si tratta di una decisione estremamente grave".

Un'intera area dell'Abruzzo, la Val di Sangro, subirà i contraccolpi generali di questa caduta di reddito e consumi e tutta l'economia abruzzese subirà un colpo duro, ribadisce in una nota Gianni Melilla, deputato abruzzese del movimento dei democratici e progressisti. "Quello che mi preme evidenziare - ha aggiunto - è il dramma umano che vivono adesso gli operai della fabbrica, già duramente provati da due mesi ininterrotti di sciopero. I sindacati, la Regione Abruzzo e il Governo Italiano devono concordare una strategia per contrastare la scelta della Honeywell di delocalizzare dopo aver ricevuto, negli anni passati, incentivi e aiuti. Non si può non restare indignati da questa testimonianza di egoismo e ingratitudine imprenditoriale. Oggi tornerò a parlare di questa vertenza alla Camera dei Deputati".

Anche il segretario generale Fim-Cisl, Marco Bentivogli, ha chiesto "un immediato intervento del Governo e l'apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico: l'irresponsabilità e il mancato rispetto del sindacato e delle istituzioni italiane non può passare senza una forte reazione delle istituzioni italiane".

Un epilogo inaccettabile, in un quadro in cui peraltro lo stabilimento aveva sempre raggiunto elevati standard di produttività e le istituzioni italiane avevano dimostrato disponibilità a sostenere con investimenti il rilancio produttivo del sito. "Ora non si lascino da soli i lavoratori della Honeywell", l'appello del segretario regionale dell'Udc e sindaco di Fossacesia (Chieti), Enrico Di Giuseppantonio. "La chiusura della Honeywell è una notizia di una gravità assoluta. Oggi è una giornata triste per l'Abruzzo intero. Il mio primo pensiero va ai lavoratori e alle loro famiglie. Lavoratori che, negli anni, hanno fatto grande questa azienda e che ora si sono visti chiudere la porta in faccia".

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