Sabato, 25 Novembre 2017 23:42

Cagnano Amiterno chiede chiarezza su "cementificio-inceneritore", assente l'amministrazione. Anastasio: "Vorremmo conoscere piano industriale Italcementi"

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In piazza ieri pomeriggio, a Cagnano Amiterno, sono scesi rappresentanti istituzionali dei Comuni dell'Aquila, di Scoppito, Pizzoli, Montereale e Barete; in mezzo a decine di semplici cittadini, si è notata l'assenza di esponenti di Regione Abruzzo. A far davvero rumore, tuttavia, è stata la decisione dell'amministrazione comunale di non presenziare alla manifestazione. 

Eppure, il comitato Aternoaria aveva convocato l'assemblea pubblica per chiedere chiarezza sul "cementificio-inceneritore", per ottenere risposte esaustive sulla combustione del CSS (combustibile solido secondario) derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi: "Chiediamo la massima partecipazione di tutta la popolazione dei comuni limitrofi - l'appello che era stato lanciato dal comitato - con particolare riferimento anche ai cittadini aquilani, perché la ricaduta degli inquinanti e dei metalli pesanti derivati dalla combustione non rispetta i confini territoriali e interessa un'area molto vasta". 

La cittadinanza cagnanese - e non solo - lamenta il fatto che all'interno del cementificio si starebbe già bruciando il combustibile, ma la popolazione non sarebbe stata informata a sufficienza dalle istituzioni: "Noi non ci sentiamo tutelati. Non bruciamo il nostro futuro: la tutela del nostro territorio e delle future generazioni dipende dal nostro impegno come cittadini attivi". I lavoratori dello stabilimento hanno infatti segnalato, nel corso di un recente incontro con il vice presidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli e con il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, che i monitoraggi sull'inceneritore, in corso dal 23 ottobre, "avviato a completa insaputa dei cittadini", hanno prodotto "fumi maleodoranti di natura non confermata percepibili anche nei comuni limitrofi a Cagnano, e un ambiente di lavoro umido e malsano".

Il sindaco di Cagnano Amiterno, Iside Di Martino, ha giustificato l'assenza dell'amministrazione facendo cenno proprio all'incontro in Regione che - ha spiegato - ha tracciato una strada, con la redazione di un protocollo di sicurezza aggiuntivo, oltre quelli disposti dalla legge. Un protocollo che non basta, evidentemente, a cittadini e amministratori dei comuni limitrofi, tra cui L'Aquila appunto, rappresentata dal vice sindaco Guido Quintino Liris e dall'assessore all'ambiente Emanuele Imprudente

L'ex cementificio Sacci, oggi Cementir Caltagirone, è in procinto di passare a Italcementi. Il timore è che diventi a breve a tutti gli effetti un inceneritore di rifiuti. AternoAria lamenta inoltre l'inadeguatezza dell'insediamento di un inceneritore a ridosso del parco nazionale del Gran Sasso e in un territorio ad alto rischio sismico - la zona è molto vicina agli epicentri dei terremoti degli ultimi anni - analogamente a quanto da tempo viene fatto notare per il possibile attraversamento appenninico del gasdotto Snam.

"Chiediamo che le carte vengano esibite in un incontro ufficiale, alla presenza della società interessata", ha spiegato Liris ad Abruzzoweb. "Chiediamo, inoltre, la verifica di tutti i sistemi di vigilanza e monitoraggio della produzione. In mancanza di certezze sull'incolumità fisica dei cittadini dell'alta valle dell'Aterno, non escludiamo delle azioni di forza più eclatanti, come per esempio la revoca dell'autorizzazione stessa. L'articolo 32 della nostra Costituzione garantisce la sicurezza del cittadino, per noi si tratta di una pietra miliare dalla quale partire per prendere ogni decisione amministrativa". 

Duro anche il sindaco di Pizzoli, Gianni Anastasio. "Il problema non riguarda soltanto Cagnano ma attiene ad un territorio più ampio; stiamo parlando di fumi e polveri, per cui è ovvio che limitare il discorso soltanto all'area del cementificio sarebbe piuttosto riduttivo. A lasciare perplessi è la mancanza di chiarezza", ha aggiunto; "sostanzialmente, vorremmo conoscere il piano industriale di Italcementi per i prossimi anni, considerato che abbiamo assistito a passaggi di proprietà da centinaia di milioni di euro e, dunque, ci sono interessi importanti sull'impianto. Vorremmo renderci conto se, effettivamente, l'azienda intenda continuare a produrre cemento o ha intenzione di fare altro. Così fosse, troverebbero l'opposizione ferma del territorio".

Non è la prima volta che nel cementificio si provano ad usare combustibili: già 'Sacci' tentò col CDR (combustibile derivato dai rifiuti); tentativo fallito per l’opposizione della popolazione e dell'amministrazione d'allora, guidata da Pietro Di Stefano. Oggi non si tratta del CDR ma del CSS, "una delle tante mirabolanti evoluzioni delle leggi italiane giacché la preoccupazione maggiore è come aggirare l’effetto Nimby facendo scomparire la parola 'rifiuti' da nome e dall’acronimo che ne deriva", l'affondo dell'ex assessore alla ricostruzione del Comune dell'Aquila che, qualche giorno fa, era intervenuto sulla vicenda. "Ci ha pensato il decreto Clini che considera il CSS un prodotto e non un rifiuto ma da lì viene perché il CSS è ottenuto dalla componente secca dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi (plastica, carta, fibre tessili ecc.)".

D'altra parte, c’è un abisso di consenso e di agibilità politica tra l’idea di avere vicino alla propria casa un termovalorizzatore (dove si bruciano i rifiuti) e quella di un impianto storico come un cementificio o una centrale termoelettrica che oggi potrebbero accogliere il CSS. "Al tempo del CDR - ricorda Di Stefano - ebbi un fronte contro che tentava di rassicurarmi sulla sua assoluta non pericolosità; oggi gli esperti dicono che il CSS è sicuro e migliore rispetto al CDR: ne deduco che allora avevo ragione da vendere a non fidarmi. E non mi fido neppure oggi perché, da quello che si legge, a parte le rituali rassicurazioni da parte degli stessi attori del 2013 più altri naturalmente cambiati, nulla di nuovo emerge. Il CSS è migliore del carbon coke, questo significa che a Cagnano non sarà più utilizzato il carbone? Ci sarà un sistema di monitoraggio costante della qualità dell’aria con i dati che vengono certificati dall’ARTA? Ci sarà un investimento in loco da parte della proprietà che rafforzi il lavoro diretto e indotto?".

L’assessore Mazzocca nei primi tempi del suo insediamento aveva dato rassicurazioni che avrebbe revocato la delibera della Regione che dava il via all’incenerimento del CSS a Cagnano. "Quella revoca non è mai arrivata, un motivo in più per non fidarsi affatto. 'Scendo a petto nudo a dire quello che pensa il territorio. Diciamo no alla riattivazione industriale del cementificio. Diciamo no anche ai morsi urbanistici per quanto riguarda quell'area perché Pescara ha già dato' sono le parole del Presidente della Regione Luciano D’Alfonso pronunciate il 6 ottobre scorso a proposito del Cementificio di Pescara. Anche Cagnano ha già dato - la stilettata di Di Stefano - e non si provi a barattare la salute con i posti di lavoro perché torneremo alle barricate di sessantottina memoria. Siamo aperti alla discussione e le persone si rassicurano con strumenti seri, non si ricattano e neppure ci si approfitta delle strutturali debolezze inferte dal tempo".

Ultima modifica il Domenica, 26 Novembre 2017 01:10

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