Saranno tanti gli abruzzesi che sabato 2 dicembre andranno a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil sul tema delle pensioni, per un piano di investimenti capace di creare lavoro in particolare per i giovani, per un sistema di servizi pubblici di qualità.
Lavoratori, giovani e pensionati per una manifestazione nazionale (oltre Roma ci saranno cortei a Torino, Bari, Palermo e Cagliari) che rappresenterà soltanto l’inizio di una mobilitazione destinata a continuare perché le risposte del governo sul tema delle pensioni e sulla legge di Bilancio in discussione alla Camera sono largamente insufficienti. D’altra parte il governo si era impegnato, su proposta del sindacato, ad approvare uno strumento (la pensione contributiva di garanzia) capace di assicurare una pensione dignitosa a chi incappa in lavori discontinui e precari. Uno strumento rivolto in particolare a dare una prospettiva pensionistica ai giovani ma del quale non è rimasta traccia.
Un altro impegno disatteso è il riconoscimento del lavoro di cura per poter maturare i requisiti pensionistici, un tema che anche in Abruzzo interessa tantissime persone, soprattutto donne. "Abbiamo chiesto inoltre di bloccare l’ulteriore aggiunta di 5 mesi all’età di pensionamento a partire dal 2019 (si andrà in pensione a 67 anni 5 mesi), anche perché se l’età della pensione dipende soltanto dall’aspettativa di vita gli effetti saranno deleteri", sottolinea Sandro Del Fattore, segretario generale Cgil Abruzzo; "da una parte, ci sarà una ricorsa infinita verso un’età sempre più avanzata, dall’altra ci sarà una progressiva diminuzione delle pensioni, dal momento che, ad ogni aumento dell’attesa di vita media, verranno ridotti i coefficienti di trasformazione dei contributi versati durante la carriera lavorativa in rendita pensionistica".
Ciò colpirà anzitutto le categorie più deboli, a cominciare dai giovani e le donne.
"Fatto è che in Abruzzo, già oggi - aggiunge Del Fattore - l’importo medio degli assegni pensionistici è piuttosto modesto, al punto che le pensioni medie degli uomini toccano appena i 609 euro mensili, mentre per le donne non arrivano a 600 euro. Anche sul tema delle rivalutazioni il governo non ha dato nessuna risposta. Per concludere la legge di Bilancio. In questo caso il governo procede per bonus ma non c’è nessun serio piano di investimenti, con il risultato che non si produce lavoro buono e di qualità e che si abbassa il rapporto debito/Pil ingessando la ripresa dell’economia".