Domenica, 03 Dicembre 2017 21:02

Regione Abruzzo affida incarico per Carta delle valanghe, ci vorranno 3 anni. Intanto, individuate aree a rischio: tra le altre, Fonte Cerreto e Fossa di Paganica

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Dopo Rigopiano, la tragedia del gennaio scorso che ha lasciato ferite che non si rimargineranno mai, Regione Abruzzo ha deciso di dotarsi della Carta per la localizzazione del pericolo valanghe: deliberato nel 2014 dalla Giunta guidata da Gianni Chiodi, il provvedimento è rimasto chiuso in un cassetto per 4 anni, fino al 18 gennaio scorso. Così ha dichiarato in Procura, a Pescara, un funzionario dell'Ente, sentito nell’ambito dell'inchiesta sulle responsabilità colpose e le omissioni che avrebbero causato la morte dei 29 ospiti del resort a Farindola. In estate, però, il Soggetto Aggregatore di Regione Abruzzo ha finalmente bandito una gara d'appalto al massimo ribasso per l'affidamento dell'incarico di redazione: base d'asta 1 milione e 35 mila euro. Ad aggiundicarsela Roberto Nevini, geologo dell'Università di Siena, riferimento dell'Aineva, l'associazione interregionale neve e valanghe.

La Carta sarà pronta tra 3 anni.

Intanto, a fine febbraio la Giunta regionale ha approvato il testo del provvedimento recante "Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanga", adottando la relativa "Carta di Localizzazione dei pericoli da Valanga - Massiccio del Gran Sasso d'Italia settore occidentale". Come ha spiegato il governatore Luciano D'Alfonso, l'iniziativa ha preso forza dalla Legge Regionale n. 47 del 18 giugno 1992 che, tra l'altro, disciplina modalità e procedure per la formazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga, prevedendo l'adozione delle relative misure di salvaguardia.

La carta individua sul territorio regionale cartografato di 8.400 ettari le aree potenzialmente a rischio per il pericolo caduta valanghe; costituisce un primo reale esame delle aree in cui per conformazione morfologica ed altimetrica è probabile che si verifichi la caduta di valanghe spontanee. Nel provvedimento approvato è stato specificato che, in attesa di definire la "Carta dei rischi locali di valanga", è sospesa - a titolo cautelativo - la edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che comporti rischio per la pubblica e privata incolumità.

Sostanzialmente, il documento - prodromico alla definizione della localizzazione puntuale del pericolo, che dovrà pure dettagliare gli interventi da approntare - indica i luoghi d'arresto di possibili eventi valanghivi e delinea, tutt'attorno, aree di suscettibile danno sottoposte a norme di salvaguardia.

A quanto abbiamo potuto apprendere, il documento suddetto - nelle settimane scorse - è stato inviato al Comune dell'Aquila; ebbene, i membri della commissione comunale valanghe sarebbero saltati sulla sedia. Infatti, tra i punti d'arresto indicati ci sono la Fossa di Paganica e Fonte Cerreto.

Iniziamo dalla Fossa di Paganica; stando al Piano d'Area approvato più di dieci anni fa, e che per molti è la chiave per il rilancio turistico della montagna, in quell'area dovrebbero realizzarsi i collegamenti Fossa di Paganica - Monte Scindarella (per 9.4 milioni) e Fossa di Paganica - Montecristo (7.8 milioni). Chiaro che trattandosi d'area di suscettibile danno, servirebbero ulteriori opere di messa in sicurezza. Altre progettazioni insomma, altre autorizzazioni e, ne siamo sicuri, altre polemiche coi tempi che potrebbero allungarsi ancor di più. Infatti, per realizzare i collegamenti in area a rischio si potrebbe far ricorso a palizzate, a trincee da scavare oppure al sistema gasex: si tratta d'interventi che avrebbero un costo ambientale ed economico altissimo, rendendo diseconomico realizzare i collegamenti previsti, considerato che sarebbe difficilissimo rientrare dell'investimento.

Un bel guaio.

Ancor più preoccupante l'indicazione di Fonte Cerreto dove, stando alla carta inviata in Comune, sarebbero tre le aree ad altissimo rischio laddove insistono manufatti e attività. Che fare? In teoria, non potrebbero stare lì.

La commissione valanghe del Comune, al momento, si sarebbe limitata a rispondere a Regione Abruzzo sottolineando come la carta sia, semplicemente, fatta male. Una lettera che ha fatto arrabbiare Palazzo Silone, considerato che i tecnici si sarebbero limitati a questo, senza spiegare i motivi che la renderebbero inapplicabile. Tra l'altro, non è piaciuto che a rispondere, tra gli altri, fosse Marco Cordeschi che riveste il triplice ruolo di membro della commissione valaghe del Comune, direttore degli impianti di Campo Imperatore e pure di progettista, si pensi alla sostituzione delle Fontari che si sta realizzando in questi mesi.

Oltre le beghe tra uffici, tuttavia, resta la sensazione di un preoccupante scarica barile: Regione Abruzzo - che ha deciso soltanto qualche settimana fa di dotarsi di una carta per la localizzazione del pericolo valanghe - si limita, nell'attesa, ad indicare i luoghi d'arresto di possibili eventi avversi, disegnando aree di rischio su una mappa; così, dovesse accadere che una valanga travolga un manufatto, l'Ente non avrebbe alcuna responsabilità. D'altra parte, la commissione valanghe del Comune non ha fatto altro che sottolineare le presunte 'mancanze' del documento ricevuto, senza entrare nel merito. Dunque, al momento la patata bollente è stata lasciata nella mani del sindaco Pierluigi Biondi e dell'assessore all'ambiente con delega alla Protezione civile Emanuele Imprudente che dovrebbero chiudere le attività a Fonte Cerreto, o delocalizzarle.

Una vera e propria sciagura per il Gran Sasso.

E' chiaro che la sedicente Regione verde d'Europa, per lo più in territorio montano, non può certamente continuare a gestire così i rischi connessi agli eventi valanghivi.

 

Associazione Difesa del Suolo: "Dopo Rigopiano? Non è stato fatto nulla"

In questo senso, nei giorni scorsi l'Associazione nazionale Difesa del suolo ha lanciato l'ennesimo grido d'allarme. "Il rischio valanghe è immanente con la stagione invernale: dopo Rigopiano, cosa è stato fatto?", si è domandato, retoricamente, il presidente Carlo Frutti. Da oltre 15 anni "chiediamo interventi, ma sembra che in una regione montuosa come l’Abruzzo il fenomeno sia tenuto in conto solo per gli aspetti legati alla pratica dello sci", l'affondo; in effetti, se le piste principali degli impianti sciistici regionali sono sostanzialmente monitorate e sufficientemente protette dal pericolo valanghe, "altrettanto non può dirsi per larga parte del territorio, in specie per i versanti più acclivi al di sopra dei 1000-1200 mslm e soprattutto per le strade provinciali e regionali".

L’Associazione - che annovera tra i propri soci tecnici qualificati ed esperti di settore - ha più volte evidenziato, inascoltata, l’esigenza di una Carta Regionale del Rischio Valanghe e del Catasto delle Valanghe, strumenti indispensabili in area montana per la pianificazione territoriale degli insediamenti antropici, di strutture ricettive, infrastrutture e, così, per la migliore gestione delle aree protette e turistiche, per la pratica sportiva e per l’escursionismo. "Non si può consentire un insediamento urbano, tracciare una strada, edificare un albergo, svolgere un’attività turistica sotto un versante a rischio valanga; e sono molti i siti in Abruzzo nei quali insediamenti e strutture viarie sono stati realizzati nel tempo senza tenere conto del pericolo ogni inverno immanente e della memoria 'storica' delle valanghe degli ultimi due secoli", ha inteso sottolineare Frutti.

Il più efficace, sicuro e duraturo sistema di protezione "è costituito da un accurato studio dei siti valanghivi, abbinato a simulazioni con specifici software ed alla posa di reti fermaneve in acciaio". Ed in attesa dei cospicui fondi necessari per la messa in sicurezza, se mai verranno stanziati, "si possono installare sistemi di monitoraggio ed allarme, utili anche per la fase di studio cartografico, la previsione e la prevenzione".

Dunque, l'associazione ha indicato le aree a rischio 'storico' e, tra le altre, c'è proprio "l'area di Fonte Cerreto e la zona dove insistono i Laboratori esterni dell'Infn", oltre alla strada del Vasto, "dall’uscita autostradale di Assergi al Passo delle Capannelle, a Campo Felice, dove abbiamo più volte segnalato come la strada che collega l’uscita autostradale di Tornimparte alla Piana ed agli impianti di sci sia ad alto rischio valanghe e che le strutture (paravalanghe) di prevenzione presenti sono anacronistiche, la provinciale che da Gioia apre la porta del Parco Nazionale d’Abruzzo e la SP 479 per Scanno".

Ultima modifica il Domenica, 03 Dicembre 2017 21:47

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