E’ fissato al 13 marzo 2018 l’appello in Cassazione del processo sulla mega discarica di Bussi; "siamo quindi vicini - un mese circa prima della prescrizione - all’ultimo atto", sottolineano le associazioni 'Ecoistituto Abruzzo', 'Italia nostra', 'Marevivo', 'Mila' e 'Donnambiente' riunite nel comitato 'Bussiciriguarda'. "Vi arriviamo con alcuni protagonisti di questa vicenda scomparsi: il Comandante della Forestale, poi generale dei Carabinieri Guido Conti e il Commissario Adriano Goio, che non poco hanno contato, rispettivamente, nella fase di indagine, condizionante le carte del processo, e nei ritardi di un decennio di commissariamento".
Al processo, però, si arriva anche con Edison che ha, finalmente, "deciso di assumersi il compito di caratterizzare e di bonificare le aree di propria pertinenza".
La denuncia degli ambientalisti è chiara: se il Ministero dell'ambiente corre - le riunioni tecniche indette coordinate dall’ing. Laura D’Aprile sul progetto di bonifica sono state programmate con tempi cadenzati e la prossima è fissata per il 18 dicembre - con l’iter autorizzativo che potrebbe chiudersi entro l'anno, la Regione continua a rimanere colpevolmente ferma. Infatti, "se da un lato ha avviato la procedura per l’estensione della perimetrazione del SIN includendo alcune aree da risanare a Piano d’Orta, dall’altro sconta un fortissimo e inammissibile ritardo nell’intrapresa dei lavori di caratterizzazione delle aree pubbliche"; un atto tecnico fondamentale, propedeutico alle future attività di bonifica delle aree pubbliche.
Il Piano riguarda le aree pubbliche presenti nella zona di fondovalle adiacente le sponde del fiume Pescara, dalla confluenza con il Tirino fino poco oltre il Campo pozzi 'Colle S. Angelo'; include, altresì, le aste fluviali ricomprese nel SIN (fiumi Tirino, Pescara e Orta) e aree di sedimentazione degli sbarramenti idroelettrici presenti sul fiume Pescara (prese e rilasci). "Complessivamente - sottolineano gli ambientalisti - si tratta di effettuare il controllo del suolo e sottosuolo, eseguendo l’analisi di oltre 8500 parametri, e il controllo su almeno 21 piezometri, attraverso la determinazione di oltre 5600 tra contaminanti e parametri significativi". Pare che i ritardi siano dovuti al mancato trasferimento all’ARTA, che deve eseguire i lavori, dei fondi che lo Stato ha assegnato alla Regione.
Insomma, "dopo anni dalla cosiddetta 'scoperta della Tremonti', la comunità sta finalmente mettendo il naso all’interno della discarica - sottolineano gli ambientalisti - per conoscere la composizione chimica delle sostanze inquinanti. E finalmente, non c’è più nessuno che neghi che la discarica Tremonti non è messa in sicurezza". L'appello a Regione Abruzzo è che avvii immediatamente il Piano di Caratterizzazione delle aree pubbliche, con l'invito ai sindaci di fare propria la richiesta.